A NAPOLI CON DE LUCA LA SCENEGGIATA TRIONFA - ALLA PROCLAMAZIONE DA GOVERNATORE, NON SI FA VEDERE E ORA IN CAMPANIA C’È UN VUOTO DI POTERE - LE OPPOSIZIONI INCALZANO RENZI CHIEDENDO LA SOSPENSIONE DELLO “SCERIFFO”
1 - DE LUCA PROCLAMATO MA LUI NON SI VEDE
Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”
Da ieri alle 15 circa, Vincenzo De Luca è a tutti gli effetti il governatore della Campania. Di fatto lo era già dal giorno dopo il voto, ma serviva l’ufficialità. Che è arrivata con la proclamazione da parte del presidente della Corte d’appello di Napoli. Un passaggio tecnico-formale che però stavolta assume importanza politica. Finché era semplicemente il vincitore delle elezioni, De Luca non poteva essere sospeso, come inevitabilmente gli accadrà, in base alla legge Severino, per aver subito una condanna per abuso di ufficio.
Da ieri, teoricamente, invece la situazione cambia. Ci sono passaggi obbligati: la trasmissione degli atti relativi alla condanna dal Tribunale di Salerno al prefetto di Napoli e da quest’ultimo alla presidenza del Consiglio. Quindi il parere del ministro dell’Interno e di quello degli Affari regionali (dicastero retto ad interim dallo stesso presidente del Consiglio), e poi la firma del decreto di sospensione.
Ma questa apparente linearità va in frantumi di fronte alle strategie che a Salerno — ma anche a Roma — si stanno mettendo a punto per fare in modo che la sospensione arrivi quando De Luca avrà già composto la giunta e scelto il vice che lo sostituirà fino a quando non potrà sedersi sulla poltrona di presidente.
VINCENZO DE LUCA - MADDALENA CANTISANI
Renzi ha sempre detto che la Severino non verrà cambiata per De Luca e nessun segnale lascia sospettare che stia cambiando idea. Ma se la procedura di trasmissione atti, pareri e tutto il resto dovesse andare a rilento, sarebbe sufficiente per arrivare alla nomina del vice che scongiurerebbe la catastrofica ipotesi di lasciare la Campania senza governo e dover magari tornare al voto.
Certo, le opposizioni sono già scatenate. Ieri un attimo dopo la proclamazione di De Luca, i rappresentanti di Movimento Cinque Stelle e Sinistra al lavoro hanno presentato una «annotazione» in cui si chiede l’automatica sospensione di De Luca. Per Forza Italia, invece, parla il capogruppo alla Camera Renato Brunetta: «Se Renzi dovesse ritardare la sospensione commetterebbe un abuso d’ufficio».
VINCENZO DE LUCA - MATTEO RENZI
E De Luca? Chi si aspettava di vederlo nel salone dell’Arengario del tribunale di Napoli, dove è avvenuta la proclamazione, è rimasto deluso. I suoi predecessori ci sono andati, lui no. Lui è rimasto a Salerno. Un po’ per lavorare con i suoi avvocati alle strategie legali contro la Severino, e un po’ perché in questo momento non ha alcuna fretta di vestire i panni istituzionali del presidente. Nemmeno l’atto cortese dello scambio di consegne con il presidente uscente Stefano Caldoro è avvenuto.
VINCENZO DE LUCA A SECONDIGLIANO
Tradizione vuole che vecchio e nuovo governatore si incontrino e si stringano la mano davanti a fotografi e telecamere. Caldoro ha fatto i passi che gli competevano: ha incaricato l’ufficio del cerimoniale di prendere contatti con l’entourage di De Luca, ha aspettato. Non ha avuto risposte e alla fine ha lasciato palazzo Santa Lucia. Dove in questo momento non c’è nessuno che governi.
De Luca aspetterà ancora prima di entrarci, del resto manca ancora la proclamazione dei consiglieri e se ne parlerà la prossima settimana. Oggi quello che gli preme di più è capire che cosa accadrà a Napoli, in quel Tribunale che ieri ha snobbato, all’udienza sul ricorso presentato dal sindaco de Magistris contro la sua sospensione.
MATTEO RENZI E VINCENZO DE LUCA
Sarà una specie di banco di prova per capire se e cosa è cambiato dopo il passaggio, stabilito dalla Cassazione, delle competenze sull’applicazione della Severino, dal Tar (sempre molto solerte ad accogliere i ricorsi) al giudice ordinario. Un aspetto che potrebbe interessare anche Renzi: capire come si regola il Tribunale può aiutare a scegliere i tempi del decreto di sospensione.
2 - IL FUGGITIVO E LA CAMPANIA NEL VUOTO (DI POTERE)
Marco Demarco per il “Corriere della Sera”
Caldoro esce dal Palazzo perché ha perso le elezioni, De Luca si guarda bene dall’entrarvi per evitare la sospensione dalla carica. Il risultato è un clamoroso vuoto di potere. Vuoto reale, non metaforico. Il che vuol dire che se ci fosse un provvedimento urgente da firmare o un’emergenza da fronteggiare, l’usciere di turno presso la Regione Campania non saprebbe a quale porta bussare. Di metaforico c’è però tutto il resto, perché se questo è l’inizio, figuriamoci il seguito.
Gli esperti dicono che nell’Italia delle istituzioni democratiche non si ha memoria di un garbuglio simile. Ma prima non c’erano De Luca, la legge Severino, Renzi 1 segretario del Pd e Renzi 2 presidente del Consiglio. Come finirà l’affare De Luca? Ah, saperlo! Nel frattempo si va avanti a forza di «fughe», ricorsi, rinvii, diffide, appelli e colpi di scena. Che Caldoro dovesse togliere il disturbo era scontato.
Quello che nessuno aveva previsto è stato l’improvviso dileguarsi del vincitore, sfuggito addirittura alla proclamazione della propria vittoria: come un multato inconciliante davanti alla notifica dell’atto. E quel vuoto da colmare? Pazienza. «Tutto il mio regno per un cavillo» ha twittato più sconsolato che divertito un dirigente campano del Pd. Appunto.