NON SIAMO ANGIOLI - NELL'INCHIESTA SU MAFIA CAPITALE SPICCA IL RUOLO DELLA DINASTIA ROSSA DI UMBERTO (DEPUTATO PD) E ANGIOLO MARRONI (EX CONSIGLIERE REGIONALE) - NON SONO INDAGATI, MA CON BUZZI MUOVEVANO LE PEDINE DEI CENTRI IMMIGRATI
Lirio Abbate per "l'Espresso" in edicola domani
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Negli atti dell'inchiesta su Mafia Capitale spicca il ruolo di una dinastia rossa, che sembra essere determinante negli affari del clan Buzzi-Carminati. Si tratta del deputato Pd Umberto Marroni e di suo padre Angiolo, ex consigliere regionale. Entrambi non sono stati raggiunti da provvedimenti giudiziari, ma secondo quanto ricostruisce “l'Espresso” nel numero in edicola domani, l'onorevole Marroni è considerato un elemento fondamentale dal duo criminale, che chiede più volte il suo intervento.
In particolare, è un sms del deputato a bloccare la richiesta rivolta a Buzzi da un ex dirigente Dem di Roma, Andrea Carlini, definito nelle intercettazioni «uomo di Marroni». Si trattava dell'acquisto di due case, presentato come condizione per ottenere appalti pubblici. Buzzi si lamenta con Carminati della richiesta e gli spiega di essere in attesa di «disposizioni da parte di Umberto Marroni»: «Mo’ aspetto Umberto. Se Umberto me dice de comprà, la compro».
E rivela a Carminati che Carlini assieme al consigliere comunale Pedetti, arrestato nelle scorse settimane, «raccoglievano i soldi per Marroni per la campagna elettorale», ricordandogli che avevano preteso «l’uno per cento» quando la cooperativa si era aggiudicata un appalto all’Atac.
cena di finanziamento del pd a roma umberto marroni
Le intercettazioni rivelano che a febbraio dello scorso anno Umberto Marroni risponde a Buzzi con un sms: «Aspetta per vicenda Carlini e Pedetti». E Buzzi replica: «Ok fammi sapere tu». A questo punto Carlini e Pedetti si agitano, creano confusione. Ma il patron delle coop chiede e ottiene ancora una volta l’intervento di Marroni per calmare tutto.
umberto marroni lorenzo guerini
Invece il padre Angiolo Marroni, oggi garante dei detenuti del Lazio e storicamente promotore delle attività della coop creata da Buzzi, viene indicato dai magistrati come mediatore degli accordi per la costruzione di un centro per migranti, eliminando i concorrenti, e quindi concordando «un patto di non belligeranza» e «di piena condivisione degli interessi economici in gioco con Auxilium (la cooperativa lucana dei fratelli Pietro e Angelo Chiorazzo)».
Angiolo Marroni è il primo a cui telefona Buzzi dopo avere vinto la commessa, esultando: «Dodici milioni di euro ci siamo portati via... Ne abbiamo regalati a Chiorazzo sei, ricordalo… abbiamo vinto la gara co’ un prezzo buono, insomma proprio bella è andata, benissimo…».
Angiolo Marroni si congratula «non tanto per la vittoria, quanto per l’accordo che hai fatto». Buzzi trasmette il suo entusiasmo pure a Mirko Coratti, allora presidente Pd del consiglio comunale e poi arrestato. Gli scrive un sms: «Ho fatto contento te e Marroni per Chiorazzo. Sempre in squadra». Si tratta dell’assistenza a 1200 migranti, per ciascuno dei quali sono riusciti ad aumentare il pagamento da 30 a 33 euro al giorno: centomila euro in più al mese.