Malik, fratellastro del presidente Usa
Francesco Semprini per La Stampa
Come se non bastasse, a complicare la già precaria posizione dell'amministrazione americana sulla crisi egiziana, è arrivato niente meno che il fratello del presidente degli Stati Uniti. Malik Obama, figlio di altro letto del padre di Barack, sembra infatti essere legato a doppio filo alla Fratellanza musulmana, l'organizzazione del deposto presidente Morsi, e sostenuta dallo stesso inquilino della Casa Bianca nell'ambito di una storica svolta politica sul nodo mediorientale che gli sta creando non pochi molti grattacapi.
Malik sarebbe infatti il supervisore di una importante quota di investimenti finanziari internazionali che fanno capo ai «Muslim Brootherhood», secondo quanto rivelato da Tehani al-Gebali, vicepresidente della Corte Costituzionale suprema egiziana. «Gradirei informare il popolo americano, che il fratello del loro presidente, Barack Obama, è uno degli architetti dei maggiori investimenti della Fratellanza musulmana», ha detto Gebali nel corso di un discorso pronunciato dinanzi a una televisione nazionale.
Questo, secondo l'alta togata egiziana, spiegherebbe l'ostinato supporto del presidente degli Stati Uniti all'organizzazione islamica. «Noi difenderemo a spada tratta la legge, e gli americani non ci potranno fermare - ha tuonato Gebali -. Per questo dobbiamo aprire un'indagine e avviare un dibattito in aula».
BARACK OBAMA A BOCCA APERTAA complicare la situazione dei fratelli Obama sarebbe inoltre una esenzione tributaria riconosciuta a Malik dal supervisore dell'Irs, il fisco americano, Lois Lerner. Per i detrattori di Morsi e dei suoi sostenitori si tratta di un legame degno dell'impeachment. «L'amministrazione è consapevole di sostenere il terrorismo e questo è giusto che la gente sappia», ha proseguito Gebali definendo le rivelazioni sulla «Obama connection» un «regalo» al popolo americano, a cui ne seguiranno molti altri.