ostaggi americani in iran

OSTAGGI DI UN TRIBUNALE - DOPO 35 ANNI SARANNO RIMBORSATI (DALL'AMERICA) GLI OSTAGGI DELLA RIVOLUZIONE KHOMEINISTA, CHE PASSARONO 444 GIORNI PRIGIONIERI NELL'AMBASCIATA USA DI TEHERAN - 10MILA DOLLARI PER OGNI GIORNO DI CATTIVITÀ. I SOLDI VENGONO DALLA MEGA-MULTA (9,2 MILIARDI) INFLITTA A BNP-PARIBAS PER AVER FATTO AFFARI CON L'IRAN NONOSTANTE L'EMBARGO

rivoluzione khomeinista in iran assalto all ambasciata americanarivoluzione khomeinista in iran assalto all ambasciata americana

Vittorio Zucconi per “la Repubblica

 

Trentacinque anni, 4 milioni di dollari e il pianto di un vecchio Marines fermo sul bordo della strada hanno chiuso il dramma di Teheran che umiliò l’America e cambiò la storia della politica americana: i 53 ostaggi tenuti prigionieri per 444 giorni nell’ambasciata Usa in Iran che nel 1980 costarono la Casa Bianca a Jimmy Carter e la aprirono a Ronald Reagan e marcarono il trionfo di Khomeini, saranno rimborsati dal governo al suono di 10mila dollari per ogni giorno di cattività.

 

rivoluzione khomeinista in iran rivoluzione khomeinista in iran

Tra di loro c’è chi è scoppiato in lacrime, come il sergente in pensione dei Marines, Rodney Sickman, che era in servizio di guardia all’ambasciata il giorno dell’assalto e quando ha sentito la notizia alla radio e ha avuto la conferma che il presidente Obama aveva firmato il risarcimento, confessa di avere pianto, fermo nella corsia d’emergenza di un’autostrada del Missouri.

 

Ci sono le vedove e gli eredi dei sedici che se ne sono andati attendendo che il Congresso e la Casa Bianca riconoscessero ai prigionieri dell’Ayatollah Khomeini e dei suoi cosiddetti studenti il diritto a vedere riconosciuto il proprio sacrificio. E c’è chi, come l’addetto stampa di quell’ambasciata, Barry Rosen, rifiuta di rispondere al New York Times, proprio lui, l’uomo della comunicazione con i giornali: «Basta, ne abbiamo viste abbastanza».

rivoluzione  khomeinista in iran assalto all ambasciata americanarivoluzione khomeinista in iran assalto all ambasciata americana

 

Quello che lui, l’America e il resto del mondo, videro la mattina del 4 novembre 1979, nessuno lo aveva mai visto: la profanazione di un’ambasciata e la cattura di oltre 60 funzionari e guardie da parte di una folla di giovani khomeinisti che “spontaneamente”, cioè con l’incoraggiamento e la benedizione del nuovo regime rivoluzionario islamico, avevano fatto irruzione nell’edificio. Gridavano «Morte all’America» e chiedevano la restituzione del deposto Scià Reza Palahvi, accolto negli Stati Uniti ormai allo stadio terminale del cancro che l’avrebbe ucciso.

 

Cominciò quel giorno il “Vietnam politico” della presidenza Carter, il disastro di un presidente che dopo avere solennemente giurato di fronte a una nazione dove sbocciavano milioni di nastrini gialli in segno di attesa, di riportare a casa quei concittadini, si trovò imprigionato nelle circostanze, nella propria impotenza, nella propria titubanza.

ostaggi americani in iranostaggi americani in iran

«Devi liberarli, fai qualcosa» lo implorava la moglie Rosalynn, ricorda Carter nelle memorie. «Ma cosa? Come?» si tormentava lui.

 

«Se provo e sbaglio, uccideranno quei disgraziati uno per uno». Khomeini aveva afferrato la tigre americana per la coda e con essa giocava, liberando alcuni prigionieri afroamericani e alcune donne, affermando che «donne e neri avevano già sofferto abbastanza nelle grinfie del Grande Satana».

 

Carter provò la via della forza e fu un disastro. L’Operazione Desert One per liberare i prigionieri con un assalto notturno dal cielo spaventosamente complicato, finì tra carcasse di elicotteri e di americani carbonizzati: per giorni le tv del mondo, e quella iraniana non stop, mostrarono i rottami, irridendo all’impotenza americana.

 

Khomeini liberò i 53 prigionieri pochi minuti dopo l’insediamento di Ronald Reagan alla Casa Bianca, il 20 gennaio 1981, appunto 35 anni or sono, in un ultimo gesto di disprezzo per l’uscente Carter. Bendati, smarriti, confusi, i sequestrati di Teheran tornarono alla vita, costretti a firmare la rinuncia a future pretese di risarcimento. Cominciò allora il secondo calvario dei 53, tra avvocati, ricorsi legali sempre respinti, petizioni alla Corte Suprema inascoltate, pressioni sul Parlamento sordo, fino al paradosso di un aiuto insperato e involontario, proprio dai loro antichi tormentatori.

ostaggi americani in iran ostaggi americani in iran

 

Sono stati i 9,2 miliardi di penalità inflitti alla banca francese Paribas, condannata per avere violato l’embargo, a permettere la creazione di un fondo per le vittime del terrorismo senza chiedere altri soldi pubblici. Quei fondi insperati, insieme con il trattato sul nucleare concluso con l’Iran, fattore decisivo per riaprire il libro della storia, e il successo del film “Argo” che ha riportato alla memoria di un pubblico che li aveva dimenticati quei giorni, hanno sciolto le resistenze e permesso il passaggio della legge speciale.

ostaggi   americani in iran ostaggi americani in iran

 

Non tutti vedranno quel massimo di 4,4 milioni e certamente non subito, perchè il governo, come tutti i governi, troverà modo per dilazionare e rateizzare.

Ma il principio è affermato: chi soffre per il servizio alla nazione, deve avere un riconoscimento concreto da coloro per i quali ha patito.

 

Ci sarebbe ancora almeno un ostaggio nelle prigioni degli ayatollah, il giornalista Jason Rezaian, corrispondente del Washington Post da Teheran condannato per «spionaggio e propaganda anti- regime » a una detenzione dalla durata «non specificata». Ma per lui ancora molte lacrime dovranno scorrere.

 

gli ostaggi liberati dall iran khomeinistagli ostaggi liberati dall iran khomeinistaBEN AFFLECK IN ARGO BEN AFFLECK IN ARGO argo-ben-affleckargo-ben-affleckARGO DI E CON BEN AFFLECK ARGO DI E CON BEN AFFLECK BEN AFFLECK IN ARGO BEN AFFLECK IN ARGO

 

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...