PANNELLA NON STA BONINO - 'LA SIGNORA LAVORA TANTO, MA MAI DA NOI. NON COMBATTE LA NOSTRA BATTAGLIA. E IMPEDI' LA PUBBLICAZIONE DI UN LIBRO SUI RADICALI' - IL LEADER SPARA A ZERO CONTRO L'ARRIVISMO DI EMMA - LEI: 'IO FUORI DAI RADICALI? MA SIETE SCEMI?'
Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”
«Tunisia, Marocco... Emma Bonino corre da una parte all’altra. Ma che ca...o faccia davvero lo sappiamo solo dalle indiscrezioni di qualcuno». E una. «La signora Bonino lavora molto. E mai da noi». E due. A seguire ci saranno anche il tre, il quattro, il cinque e anche oltre. «La Bonino può andare in qualsiasi posto, io no. Io sto cercando di andare dal presidente della Repubblica, che è molto impegnato. Se è lei che vuole un appuntamento, lo ottiene in cinque minuti».
A leggerle nero su bianco, chiunque scommetterebbe che queste parole siano state pronunciate da un qualche arci-nemico politico delle mille battaglie combattute da Emma Bonino. E invece, a sferrare l’attacco frontale nei confronti dell’ex ministro è proprio il suo principale compagno di mezzo secolo di venture e sventure politiche. E cioè Marco Pannella, leader storico dei Radicali.
È domenica 26 luglio, ieri l’altro. Come tutte le domeniche, va in scena su Radio Radicale la Conversazione con Marco Pannella condotta da Massimo Bordin, ex direttore dell’emittente e voce della rassegna dei giornali Stampa e Regime . L’appuntamento è un cult per militanti del partito e amanti del genere. Bordin tira fuori un tema, Pannella risponde. Le domande durano trenta secondi. Le risposte possono durare anche ore.
Ieri l’altro, rilanciando il tema dell’imminente riassetto dell’Onu, Bordin evoca la Bonino, storica candidata radicale a tutte le elezioni che contano. E il leader carismatico di decenni di radicalismo nazionale e transnazionale, a sorpresa, reagisce male. Male assai. «Non ritengo che Bonino combatta la nostra battaglia. Perché Emma telefonò a mezza Italia del potere per impedire la pubblicazione di un libro», esordisce Pannella.
Bordin trasecola, chiede di che libro si tratti. Pannella, di rimando, tira fuori uno scritto che un giovane radicale (Matteo Angioli) avrebbe scritto con l’aiuto di Angiolo Bandinelli e Carlo Ripa di Meana.
Bordin resta senza parole e tenta di chiedere lumi. A quando risale il fatto? «Sei o cinque anni fa», risponde Pannella. Cosa conteneva il libro? «Chiedetelo a lei». Impossibile far presente al vecchio leader che negli ultimi «6 o 5 anni» Bonino per i Radicali ha fatto di tutto, dal candidato al Colle al ministro degli Esteri. Pannella non si ferma. «Emma disse che se fosse stato pubblicato il libro si sarebbe dimessa. Ha fatto pressioni per non farlo uscire».
E mica finisce qui. Pannella parte con le recriminazioni. «Sono intervenuto io con Napolitano per fare inserire Emma nel governo (Letta, ndr ). E lei s’è fatta cacciare senza neanche un lamento». E ancora: «Si comporta come se non avesse più nulla a che vedere coi Radicali. L’ultima volta che ho discusso con lei è quando ha ottenuto la nomina a segretario del partito di un bellimbusto (il maliano Demba Traoré, ndr ) che poi è scomparso (...)». Ultimo affondo: «In tutte le sue nomine c’entravo sempre io. Lei invece lavora molto ma mai con noi».
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Non è il primo scontro della storia tra Pannella e Bonino. Ma chi li conosce entrambi giura che il loro rapporto, in un momento delicato della loro storia politica e personale, è ai minimi storici. Pannella convoca riunioni, Bonino le evita. Il telefono è muto.
Ieri sera, al tramonto, Emma Bonino dice la sua.
«È una giornata molto complicata, preferisco non parlare». Poi però parla. Eccome se parla: «Il libro che non avrei fatto uscire? Chiedete a Pannella». E l’addio ai Radicali? Altra risposta al vetriolo: «Ma siete scemi? Io sono iscritta a quel partito a 2.500 euro al mese». E lo ripete: «Duemilacinquecento euro al mese».
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