PARAGUAY E PARA-GURI: IL NUOVO PRESIDENTE E’ UN BERLUSKA MOLTIPLICATO PER MILLE!
Paolo Manzo per "la Stampa"
Il 56enne imprenditore Horacio Cartes - magnate del tabacco, delle bevande, proprietario della banca Amambay e di almeno altre 20 aziende operanti nei settori di bestiame, trasporti e abbigliamento sportivo - è il nuovo Presidente del Paraguay.
Con il 45,91% dei voti contro il 36,84% del candidato EfraÃn Alegre del Partito Liberale Rivoluzionario Autentico (Plra, conservatore), questo discusso miliardario che tra i suoi mille incarichi annovera anche quella di membro direttivo della locale Federazione calcistica ed è stato il presidente del club Libertad, il campione paraguayano uscente, riporta al potere il partito di destra Colorado. Questo dopo la parentesi dell'ex vescovo vicino alla Teologia della Liberazione Fernando Lugo - ieri eletto senatore - che nel 2008 aveva posto fine al potere dei «colorati» dopo un monopolio durato 61 anni.
Nonostante le accuse di brogli elettorali - alla vigilia del voto era uscito un video in cui un politico vicino al neopresidente offriva l'equivalente di 20 euro a ogni elettore per non votare Alegre -, un morto e alcuni feriti, non è stata registrata nessun'altra violenza e, soprattutto, per gli osservatori internazionali, tutto è «filato liscio». Lo sconfitto Alegre ha riconosciuto il trionfo di Cartes e il «magnate dei Colorados», come in molti hanno soprannominato l'imprenditore «sceso in campo», ha subito chiesto la partecipazione anche a «chi non mi ha votato».
L'obiettivo dichiarato è quello di fare uscire il Paraguay dalla crisi economica - nel 2012 il Pil è stato negativo, un'eccezione in Sudamerica - ma, soprattutto, dall'isolamento politico regionale in cui è precipitata Asunción dopo l'espulsione dal Mercosur in seguito al «golpe bianco» contro Lugo di 10 mesi fa.
Ma chi è il nuovo presidente che s'insedierà il prossimo Ferragosto alla guida del Paraguay? Nemico dichiarato dei gay - «mi sparo se con me alla presidenza si arriverà al matrimonio tra due persone dello stesso sesso» una delle sue frasi cult della campagna elettorale - e fan dichiarato dell'ex dittatore Stroessner- «ammirabile l'ordine e il progresso del suo governo» ha dichiarato più volte Cartes è un neofita della politica.
Lo statuto dei «colorati» prevedeva che per candidarsi alla presidenza fossero necessari almeno 10 anni di iscrizione al partito mentre lui ha preso la tessera solo nel 2009. Grazie, però, al suo padrino politico, il discusso senatore Juan Carlos Calé Galaverna, e - si dice - a parecchi dollari confluiti nelle casse del partito, lo statuto del Partido Colorado è stato cambiato a tempo di record consentendogli di ufficializzare la sua candidatura.
Cartes è finito persino nel mirino della Dea statunitense per un presunto caso di lavaggio di denaro collegato alla vendita di narcotici negli Stati Uniti - lo si è appreso da un cablogramma diplomatico reso pubblico da Wikileaks e datato 5 gennaio 2010 -. Nel passato del neopresidente non manca proprio nulla. A partire dal carcere.
Tre mesi di galera a Tucumbú tra 1986 e 1987 per avere sottratto 35 milioni di dollari alle casse dello Stato cambiando valuta statunitense a quotazioni di favore (processo estinto nel 2008). Fino alla sua discussa amicizia con il narcotrafficante brasiliano Milton Machado, vicino al boss Fernandinho Beira Mar da cui, a inizio anni Novanta, Cartes comprò una fazenda.
Nella sua biografia c'è persino, siamo nel 2000, un sequestro di 20 kg di cocaina e 343 kg di marijuana in un bimotore brasiliano atterrato in modo sospetto per emergenza proprio accanto a una sua proprietà . «Solo sfortuna», disse all'epoca Cartes.






