putin

LA PAX PUTINIANA - IL POLITOLOGO GILLES KEPEL: “MOSCA HA DECISO LE SORTI DELLA SIRIA, STABILISCE I FUTURI ASSETTI DELLA REGIONE E NON SOLO GLI AMERICANI SONO ASSENTI, MA LO SONO ANCHE GLI ARABI. COME L’EUROPA. FEDERICA MOGHERINI È RIDOTTA A UNA SORTA DI ATTRICE UMANITARIA. MA LA RUSSIA E’ UN GIGANTE DAI PIEDI D’ARGILLA…”

1 - L' ORA DELLA PAX PUTINIANA SE LO ZAR RIDISEGNA LA SIRIA

Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

 

putin assadputin assad

In una crisi dove nessuno degli schieramenti prevale l' unica svolta può arrivare dalla rottura di questo equilibrio. Ed è ciò che è avvenuto in Siria per mano di Putin, vero protagonista. Il presidente russo ha annunciato l' accordo di tregua, a partire dalle 24 di ieri, sottoscritto da parte della ribellione e dal regime. Come previsto rimangono fuori i qaedisti, l' Isis e - ingiustamente - i curdi siriani Ypg. L' intesa, se reggerà, porterà a futuri negoziati ad Astana, Kazakistan, sotto l' ombrello di Russia-Iran-Turchia.

 

Molti i fattori che hanno determinato la novità. La prima breccia è giunta con la sconfitta dei ribelli ad Aleppo Est, piegati dai colpi devastanti dei russi, degli iraniani (con i loro vassalli sciiti), dei lealisti. Una spallata parte della campagna lanciata un anno fa dal Cremlino.

 

putin assad putin assad

Non contro l' Isis, ma contro i principali avversari di Assad. Ha funzionato. I tank non sarebbero bastati se non ci fosse stato un altro sviluppo. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha staccato in parte la spina a quelle brigate ribelli che ha a lungo appoggiato. Inoltre ha costretto altre a ripiegare da Aleppo verso nord per partecipare alla missione contro curdi e Isis. Dicono anche che abbia minacciato di tagliare i fondi agli insorti per obbligarli ad accettare il cessate il fuoco.

 

militari russi posano con foto di putin e assadmilitari russi posano con foto di putin e assad

Alla perenne ricerca di un ruolo, il leader turco ha virato verso la Russia offrendosi come garante. Putin, che lo aveva dipinto come il burattinaio occulto dello Stato Islamico, lo ha accolto in nome del pragmatismo. Lo zar ha ampliato il ruolo nello scacchiere evitando di rischiare più del dovuto. E dunque ha provato a ridisegnare la mappa del conflitto con l' intento di stabilire zone di influenza.

 

Per farlo ha ingolosito Erdogan offrendogli - vediamo per quanto tempo - la gestione di una fascia nel nord della Siria. Il turco ha preso la carta riducendo, in cambio, la rete in favore dei ribelli. Quindi la giocata contro le posizioni Isis ma soprattutto per affossare un Kurdistan indipendente. Iniziativa accompagnata da tirate feroci contro gli Stati Uniti trattati come nemici, dal rullo di tamburi, ma anche da perdite notevoli per l' esercito di Ankara nel nord della Siria.

 

L' altra manovra di Mosca, che ha coinvolto sempre i turchi, ha riguardato gli insorti siriani.

Ora dovranno scegliere se seguire la trattativa o spostarsi sulle posizioni estreme delle fazioni islamo-radicali, come la ex Al Nusra. Restare all' opposizione può significare bombe e cannonate, entrare nel dialogo può marcare la fine del sogno.

 

putin trumpputin trump

C' è rischio di scontri fratricidi. Nel contempo, però, è significativo che Mosca abbia aperto a formazioni che fino a ieri erano bollate come terroristiche, un' evoluzione non da poco. Tra gli accettati dai russi ci sono persino Ahrar al Sham e Jaysh al Islam, formazioni non certo laiche. Un capovolgimento rispetto alla posizione ufficiale che per anni ha considerato come interlocutori solo personaggi di facciata, per niente rappresentativi.

 

La lezione è che tutti pagano un prezzo. Compreso Assad. Ieri ha tuonato che la guerra finirà quando saranno piegati i terroristi. Frase consueta pronunciata però mentre si parla di stop alle armi. Perché teme, un giorno, di dover lasciare la poltrona. Nel piano di Mosca (ma non condiviso in toto da Teheran, molto defilata) i lealisti devono badare al controllo della parte costiera e della città. Il raìs potrebbe essere sostituito, in futuro, da figure più accettabili nell' ambito di un processo di riconciliazione da costruire. È un' ipotesi concreta o un gesto cosmetico?

 

TRUMP PUTINTRUMP PUTIN

In questo mosaico ci sono poi tre tasselli che ballano. Il primo è quello americano. Obama è il grande sconfitto. Voleva tenersi lontano dal fuoco, ha alimentato con il freno a mano parte degli insorti, ha tentennato. Alla fine lo hanno lasciato fuori. Anche perché è giunto al termine del mandato e il successore Donald Trump ha detto di volersi coordinare con l' amico Putin.

 

Posizione che ha reso ancora più cupo l' orizzonte dei ribelli siriani che contavano sul successo della Clinton. Hanno compreso che da Washington sarebbe arrivato ben poco. Il secondo è rappresentato dai curdi. Ospitano due avamposti americani, agiscono in sintonia con gli Stati Uniti, ma hanno contro tutti (o quasi) gli attori regionali nonostante siano stati i più decisi contro i jihadisti. Ieri hanno rilanciato la bozza di uno Stato federato in Siria. Il terzo quadro racchiude lo Stato Islamico. È radicato nel Nord-Est, può sfruttare il momento cercando di inglobare i delusi dalla pax russa

 

Gilles KepelGilles Kepel

2 - IL POLITOLOGO KEPEL: STA NASCENDO IL MEDIO ORIENTE RUSSO

Dal “Corriere della Sera”

 

È un nuovo Sykes-Picot. Ma questa volta russo!, esclama d' impeto Gilles Kepel commentando i dettagli del nuovo cessate il fuoco sulla Siria. Il celebre politologo francese è lapidario. Come nel 1916 Francia e Inghilterra determinarono i confini del Medio Oriente, così oggi è la Russia di Putin a dettare legge nella regione e in una situazione di quasi monopolio. Con una differenza importante però: allora quegli accordi durarono un secolo, adesso invece rischiano di rivelarsi caduchi, deboli quanto è in realtà la potenza economica e militare di Mosca.

 

Sergey Lavrov Sergey Lavrov

Un Medio Oriente senza Nato, senza Stati Uniti, dove l' Europa non conta nulla. Come lo spiega?

È stato evidente alla riunione dei ministri degli Esteri turco e iraniano raccolti attorno al russo Sergei Lavrov a Mosca pochi giorni fa: una situazione inedita, strabiliante.

Hanno deciso le sorti della Siria, stabiliscono i futuri assetti della regione e non solo gli americani sono assenti, ma lo sono anche gli arabi. Il loro destino viene determinato da Mosca assieme agli eredi dell' impero ottomano e di quello sciita-safavide che faceva capo alla vecchia Persia.

 

A cosa è dovuto?

A più fattori. In primo luogo al ritiro americano dal Medio Oriente, che Obama ha perseguito con coerenza in ben due mandati. Gli Stati Uniti sono ancora condizionati dal trauma dell' invasione irachena voluta da George Bush. Inoltre la caduta del valore degli idrocarburi e l' aumento della produzione energetica americana riducono il prezzo del greggio a 50 o 60 dollari al barile, con la conseguenza di relativizzare l' eccezionalità del Medio Oriente sulla scena economica e politica mondiale.

MOGHERINI IN LACRIMEMOGHERINI IN LACRIME

 

E l' Europa?

Ora più che mai l' Europa manca di politica estera. Federica Mogherini è ridotta a una sorta di attrice umanitaria. Il Regno Unito è indebolito dalla Brexit, la sua premier tace.

Hollande non conta più nulla neppure in Francia. Angela Merkel è impegnata in una difficile campagna elettorale. In Europa gli apparati di sicurezza sono assorbiti dal controllare i jihadisti che si muovono tra i loro territori e quelli dello Stato Islamico. In sintesi: siamo di fronte a una svolta storica, l' Occidente, i Paesi Nato annaspano, le loro classi dirigenti e le loro società sono impreparate.

 

Così Putin ne approfitta?

Certo. Paradossalmente la Russia è un Paese debole, un colosso dai piedi d' argilla dalle infrastrutture obsolete, il suo Pil è inferiore a quello dell' Italia, dipende dalle esportazioni di greggio e gas. Però Putin e Lavrov hanno saputo giocare benissimo a loro favore le debolezze occidentali. Ora godono della luna di miele con Trump, si permettono una fuga in avanti per dettare nuove regole del gioco prima che questi prenda davvero in mano le redini della politica Usa.

 

È la fine della Nato?

No, non lo credo. Putin ha il fiato corto: vince sullo scatto, però non tiene nella resistenza. Le sue sono vittorie di breve periodo. Trump lo sostiene per motivi tattici. Ma è anche un pragmatico e gli Stati Uniti sono infinitamente più forti.

Ultimi Dagoreport

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…

giorgia meloni daniela santanche matteo salvini renzi

CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER GIORGIA MELONI UN RIMPASTO È INDIGERIBILE, E PER QUESTO, ALMENO PER ORA, LASCERÀ LA "PITONESSA" AL SUO POSTO - LA DUCETTA TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI: SE ZOMPA UN MINISTRO, LEGA E FORZA ITALIA CHIEDERANNO POLTRONE – IL DAGOREPORT DI DICEMBRE CHE RIVELAVA IL PIANO STUDIATO INSIEME A FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, COME DEL RESTO IL "CAPITONE" PER IL CASO "OPEN ARMS", PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? – IL SUSSULTO DI ELLY SCHLEIN: “MELONI PRETENDA LE DIMISSIONI DI SANTANCHÈ”