Da “il Foglio”
Il sindaco di Roma Ignazio Marino, invece di demoralizzarsi per essere stato messo sotto tutela dal governo, si è vieppiù gasato. Ma siccome i sondaggi su come la pensano i romani li vede anche lui, il primo cittadino della Capitale ha capito che una volta finito questo suo mandato è meglio non tentare la strada per cercare di ottenerne un secondo. No: adesso, Marino punta le sue ambizioni su un altro obiettivo.
Il sindaco vuole infatti costruirsi il profilo dell’anti Renzi e ha già cominciato a costruirsi una piccola corte di giornalisti che ne raccontano le gesta e che hanno cercato di farlo uscire come vincitore dallo scontro che ha avuto con il presidente del Consiglio. Con il secondo step, dopo aver tentato di curare la propaganda, Marino ora cerca di intessere dei rapporti politici.
Ma è su questo fronte che il primo cittadino di Roma ha delle difficoltà. Già perché nessuno, nel Partito democratico ma anche altrove, lo considera affidabile. Basti pensare che il suo “inventore” politico, Goffredo Bettini, lo aveva soprannominato il “cavallo scosso”.
Ossia il cavallo che al Palio di Siena si “perde” il fantino ma arriva ugualmente al traguardo. Un modo per dire che Marino non dà retta a nessuno e fa solo di testa sua. Ed è per questa ragione che il sindaco, almeno finora, non sta trovando molti alleati per la sua impresa. Tutti per uno. Eppure Marino ha scelto bene almeno i tempi per il suo tentativo di scesa in campo. Già, perché è proprio adesso che gli oppositori interni del segretario-presidente del Consiglio stanno cercando di individuare chi possa mai essere la persona adatta per incarnare il ruolo dell’anti Renzi.
IGNAZIO MARINO - MATTEO RENZI - VIGNETTA DI BENNY
Caselle cercansi. Ufficialmente quella casella è già occupata da Roberto Speranza. Ma i bersaniani (e Bersani stesso) ritengono che l’ex capogruppo del Pd alla Camera non abbia la forza necessaria e nemmeno l’appeal o il piglio per contrastare Renzi. Senza contare il fatto che sul nome di Speranza non si riescono a strappare consensi a quei pezzi del partito che sono confluiti nella maggioranza renziana.
Matteo Orfini, presidente del Pd nonché leader dei cosiddetti “giovani turchi”, per esempio, non ha mai fatto mistero di non nutrire eccessiva simpatia nei confronti dell’ex presidente dei deputati.
E per ovvi motivi Speranza non può nemmeno contare su quella fetta di ex bersaniani capeggiati dal ministro Maurizio Martina che ha detto addio alla minoranza ed è scesa a patti con il segretario. Insomma, o si chiude il cerchio con una personalità in cui si possano ritrovare tutti gli ex Ds, adesso divisi tra maggioranza e minoranza, o è un’impresa disperata, votata sicuramente all’insuccesso, quella di scalzare Matteo Renzi al prossimo congresso.
Lui chi è? Insomma, per battere, o quantomeno, tentare di battere, il segretario ci vuole un nome che coaguli attorno a sé tutte le simpatie del mondo post ds, un mondo che, come è noto, non vede l’ora di ritornare a prendere in mano le redini del partito, dove ormai la fanno da padroni gli ex margheritini e gli ex rutelliani.
Anche se la cosa può sembrare strana, perché la ricerca dell’anti Renzi è stata condotta con massima riservatezza, un nome c’è già, anche se mancano ancora parecchi dettagli di questo piano. E il nome è quello di Andrea Orlando.
Dovrebbe essere il ministro della Giustizia, ex Ds ma in buoni rapporti con tanti renziani della prima e della seconda ora, “giovane turco”, amico dei veltroniani, ma intimo dei bersaniani e in recupero anche con D’Alema con il quale le relazioni non sono mai state ottime (il Guardasigilli era alla grande cena di qualche mese fa di Italianieuropei alla quale ha partecipato anche Padoan)
RENZI MARINO ORLANDO 1 renzi blair boschi orlando