PIZZA, PATRIMONIO DELL'UMANITÀ! - CANDIDATA ALL'UNESCO E L'ANTROPOLOGO NIOLA GODE: "CIBO POVERO E SUBLIME. DEMOCRATICO E INCLUSIVO. TANTO CHE A NAPOLI NON SI DICE ANDIAMO A MANGIARE UNA PIZZA, MA ANDIAMO A FARCI UNA PIZZA INSIEME"
Marino Niola per "il Venerdì di Repubblica"
MONTI SBRANA UNA PIZZA A NAPOLI
La pizza napoletana potrebbe diventare patrimonio dell'umanità. Martedì prossimo il ministero delle Politiche agricole presenterà la candidatura all'UNESCO. Una consacrazione ufficiale per un cibo che universale lo è già. Perché la pizza è l'emblema planetario dell'italian food. È dal Settecento che questo capolavoro della gastronomia popolare ha iniziato la sua irresistibile ascesa dai vicoli napoletani ai quattro angoli del globo.
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In realtà, più che una storia quella della pizza è una mitologia. È già famosa quando Alessandro Dumas. visita Napoli nel 1835 e ne rimane entusiasta. Anche perché coglie che dietro l'apparente semplicità questo street food nasconde un antico saper fare. È una risposta sostenibile al bisogno di sfamarsi. Pochi cibi infatti sono ecocompatibili come la pizza, in grado di soddisfare insieme le esigenze del gusto e quelle del benessere, a costi accessibili a tutti.
Per questo la pizza ha letteralmente colonizzato il gusto del nostro tempo. Perché è un hard disk compatibile con i più diversi software gastronomici. Ci si può mettere sopra di tutto ma rimane sempre lei. Cibo povero e sublime. Democratico e inclusivo. Un piatto che unisce. Tanto che a Napoli non si dice andiamo a mangiare una pizza, ma andiamo a farci una pizza insieme. Che è tutt'altra cosa.
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Significa che ci si ritrova in pizzeria per assaporare il gusto della convivialità. Un gusto che nel mondo globale è sempre più raro. Ecco perché il governo italiano non si limita a candidare un prodotto tipico, ma la storia collettiva che sta dietro, l'arte umile ma sapiente di quei pizzaioli che hanno fatto circolare un po' d'Italia nelle vene del mondo.