Paolo Bracalini per “il Giornale”
Le bozze del nuovo simbolo e del nuovo nome sono sul tavolo di Matteo Salvini, che dopo le regionali in Emilia Romagna - dove cerca il botto come terzo partito - presenterà la svolta del «predellino» in versione Carroccio.
Un «contenitore» - così viene definito - di fatto un movimento politico nazionale con una sua «carta dei valori» da sottoscrivere per i partiti che ne vorranno far parte, e che già nella grafica si staccherà radicalmente dall'immaginario nordista e padanocentrico della Lega nord. I nomi sondati sono «Il popolo con Salvini», «Noi con Salvini», con sempre al centro il nome del Matteo antiRenzi, e dunque non «Lega dei popoli», che richiamerebbe troppo la Lega.
I sondaggi e gli esperti che affiancano il segretario leghista hanno rilevato come il simbolo «Salvini» sia più forte, e di parecchio, rispetto a quello «Lega Nord», acciaccato da molti anni e diversi incidenti. Ma soprattutto i vari esperimenti hanno dimostrato come l'esportazione della Lega al di sotto del fiume Po sia un innesto complicato, per la naturale diffidenza dell'elettore centromeridionale a mettere la croce sull'Alberto da Giussano identificato con le rivendicazioni autonomiste del Nord.
Dunque, per sfondare anche nel resto d'Italia e imporsi come leader nazionale di centrodestra, Matteo Salvini supera la Lega Nord (che resta, e con lui segretario federale, mentre però via Bellerio viene smantellata, i dipendenti messi in cassa integrazione, e il giornale la Padania chiude) per un progetto diverso, che si richiama più al Front National francese che non al vecchio partito di Bossi. Non è un caso che Salvini sarà ospite a Lione, a fine mese, del congresso del Fn di Marine Le Pen.
Roberto Maroni e Umberto Bossi a Pontida
Una svolta iniziata con le Europee, e un bottino di voti raccolti grazie alla campagna anti euro in chiave nazionalista e non più solo padanista. Poi i viaggi meridionali di Salvini («Napoli è una città bellissima»), la bandiera della guerra all'immigrazione clandestina, tema molto sentito al Sud, le aperture di sedi persino nella «Roma ladrona».
Quindi il boom nei sondaggi, e l'apertura dei canali diplomatici con i partiti euroscettici europei, e con Mosca (l'incontro con Putin). Una linea che sta portando frutti, e che ha fatto passare in secondo piano i temi storici della Lega nord. «La Padania come la Scozia? Sì, ma non ora» dice il leader. «La Padania libera è inutile se chiudono le fabbriche. Prima la battaglia contro gli assassini di Bruxelles».
E anche la rivolta fiscale contro, annunciata per novembre, non c'è stata e non ci sarà, perché non serve rischiare denunce per istigazione all'evasione se il consenso cresce già così. Meglio una linea più soft, come il convegno che la segreteria federale ha organizzato per il 13 dicembre, con ospite l'economista americano Alvin Rabushka, teorico della flat tax, l'aliquota piatta al 25%. Che per il Paese dal fisco insaziabile sarebbe già una rivoluzione.
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Prima di salire sul predellino, però, Salvini aspetta il test delle regionali in Emilia Romagna, dove il leghista Alan Fabbri è il candidato del centrodestra. Gli uomini di Salvini, anche sulla base di sondaggi interni, puntano al sorpasso su Forza Italia, e al tallonamento del M5S nella regione da sempre in mano al Pd. Un trampolino perfetto, se realizzato, per la fase due del Carroccio: dall'Alberto da Giussano al Matteo da Milano.