PRIMARIE FATTE A MAGLIE - TUTTE LE SPINE DI HILLARY/2: LA LUNGA LISTA DI LIBRI SULLE CORNA, LE LITI E IL PATTO DI FERRO CHE UNISCE LA COPPIA. L'ULTIMO, SCRITTO DALL'AMANTE STORICA DI BILL, PARLA DI DUEMILA DONNE - E POI I SOLDI, LA FONDAZIONE MILIARDARIA, L'ACCUSA DI PRENDERE GIGANTESCHE 'STECCHE' IN CAMBIO DI FAVORI POLITICI AD AZIENDE E POTENZE STRANIERE, SPESSO DITTATORIALI
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Perché mai Hillary Clinton dovrebbe essere baldanzosa sulla gravissima vicenda delle email e di Bengasi, ed essere invece preoccupata fino all'esasperazione sulle chiacchiere e i pettegolezzi della vita passata da first lady alla Casa Bianca? Semplice, buona parte del progetto di attacchi all'avversario punta sul carattere incontrollabile, sulla personalità iraconda, quindi sull'inopportunità di concedergli il potere decisionale di un presidente degli Stati Uniti.
hillary clinton commissione watergate
E ancora, arriverà un momento della campagna elettorale nella quale il Partito Repubblicano, rassegnato e unito a Trump, tirerà fuori ,se davvero le possiede, le carte sull'uso del potere politico dell'ex senatore e segretario di Stato nel firmare lucrosi affari milionari? Pericoloso, se dovesse accadere, pecunia non olet nella società americana, ma la ricchezza si deve guadagnare facendo impresa, non imbrogli a Washington, e quelli al neofita Donald Trump non si possono imputare.
C'è una lunga lista capitanata da Ed Klein di libri sulle vicende private della coppia Clinton, dal primo dei quali, “Primary colors”, ambientato durante la campagna elettorale del 1992, è stato fatto un bel film con John Travolta ed Emma Thompson, regista Mike Nichols. Hillary/ Emma arrivava all'ennesimo tradimento del marito in scena, e gli tirava in testa un gigantesco mazzo di chiavi.
hillary the other woman di dolly kyle
Uno che se parlasse potrebbe fare danni enormi ala coppia è Dick Morris, navigato e spregiudicato stratega politico che riportò Clinton al governo dell'Arkansas dopo una cocente sconfitta, preparando il terreno alla Casa Bianca.
Lui, tace, hanno rotto i rapporti da tempo, ora lavorerà per Trump, lo cita abbondantemente una ex amante di Bill che ha appena scritto “The other woman” , l'altra donna, storia di una relazione cominciata al liceo e durata fino alla elezione di lui a presidente, con Hillary giunta a fare il terzo incomodo, una moglie di facciata, brutta, inelegante, con scarsa attenzione all'igiene, lenti spesse un centimetro e carattere da rottweiler, ma anche una indispensabile partner di affari e di carriera politica.
Dolly Kyle non si limita all'affair durato venticinque anni almeno, racconta la storia dei due da quando lui, ragazzino democratico, povero e venuto da Hope, 300 abitanti, andò in delegazione a incontrare John Kennedy, che scelse proprio lui per la stretta di mano della foto ufficiale, e decise che sarebbe diventato presidente; da quando lei, giovane legale, ancora Hillary Rodham, nel 1973/74, lavorò nella commissione Rodino del Watergate che fece fuori Richard Nixon, e al collega che le passava un telefonata di Bill Clinton, disse “hai parlato col futuro presidente degli Stati Uniti”;
dai tradimenti continui e incessanti di lui, che vantava di avere avuto almeno duemila donne, chiamava la moglie the warden, il direttore del carcere, diceva all'amante che serviva un figlio per far sembrare il loro un matrimonio normale, e lei allora gli suggerì di sacrificarsi e andare a letto con Hillary; fino a quando durante la campagna elettorale del 92, la Clinton cercò di obbligare la Kyle ad andare in tv per smentire la versione dell'altra amante, Gennifer Flowers, lei si riifutò e quella la minacciò pesantemente.
E' l'eterna epopea dei Clinton, genio, sregolatezza e un patto di ferro che dura ancora, garantito da una matriarca che per i primi trent'anni ha fatto la spalla e ha mandato giù qualsiasi umiliazione, fatto qualunque lavoro sporco,, ora vuole ad ogni costo il ruolo di protagonista.
Testimonianze del temperamento della Clinton non mancano, dal giornalista del Washington Post , Ronald Kessler, che descrive una furibonda rissa tra i due, alla vera bomba in arrivo, il 28 giugno nelle librerie, on line già best seller, scritto da Gary Byrne, ex responsabile della sicurezza di Bill Clinton e famiglia, dal titolo chiaro, Family details: Crisis of Character.
L'obiettivo è lei, sentite il lancio pubblicitario. Gary Byrne direttamente dall'Ufficio Ovale svela quel che ha visto del carattere di Hillary Clinton e della vita alla Casa Bianca negli anni in cui proteggeva la First Family. Ha visto le loro macchinazioni politiche e personali, ha conosciuto e osservato coloro che erano leali oltre ogni regola alla coppia.
Ne viene fuori un ritrattone del quotidiano a tinte fosche di persone consumate dagli scandali, impegnate a distruggere ogni giorno nemici veri e immaginari, un Macbeth che Byrne con accanimento dichiarato dice di voler consegnare agli americani prima del voto di novembre perché spera che si rendano conto anche i sostenitori di Hillary Clinton che si tratta di una persona indegna.
L'uomo è sicuramente a caccia di quattrini e ne farà a palate, ma non è un cialtrone, al contrario, è un ufficiale dei servizi segreti di onorata carriera. La sua faccia diventò nota nel 1998 all'epoca dello scandalo Lewinsky perché tale era stata la sua vicinanza al presidente da essere testimone chiave davanti al grand jury .Lo avevano licenziato perché aveva fatto rapporto al vice capo dello staff, Evelyn Lieberman, sulle visite inappropriate della ragazza nell'Ufficio Ovale della West Wing, l'ala ovest interdetta quasi a tutti. La Lieberman lo aveva accusato di “comportamento inappropriato e immaturo”, poi però aveva allontanato anche la Lewinsky.
bill clinton incontra john kennedy
Byrne non è l'unico agente segreto al servizio dei Clinton ad averne raccontate di tutti i colori. Le versioni coincidono. Nel libro di Ron Kessler, affermano di averla odiata e che il matrimonio era una farsa. Ma la narrazione è sempre la stessa. Lei è una virago prepotente, iraconda, capace di cafonate estreme e improvvisi gesti violenti; la figlia una ragazzina gentile, timida, ubbidiente, plagiata dalla madre; lui, il presidente tanto amato dagli americani, un ragazzone gioviale, serio e puntiglioso fino alla brutalità nel lavoro, in fuga perenne dalla moglie.
La Clinton, attenti perché ora si parla di un futuro possibile presidente, è descritta anche come estremamente scortese con il personale, insofferente dei controlli militari e del servizio di sicurezza, pronta a rimproveri aspri e urla immotivate. Non voleva nessuno intorno, addirittura nel libro di Kessler si racconta con nomi e cognomi il seguente episodio. L'agente la saluta “Buongiorno signora”, lei risponde “vaffan culo”. Coincide nei libri anche la differenza tra comportamento pubblico e realtà privata. La Clinton sorride ed è affettuosa, si commuove con le persone, è empatica con loro; appena si spengono le telecamere torna la cafona di sempre.
La Clinton detesta i militari e le divisE in generale, tratta tutti come cameriere, Byrne non sa che fare una volta che trova il presidente con un occhio pesto e un gran taglio sulla tempia, perché lei gli ha tirato un vaso, ed episodi simili abbondano. Intendiamoci, che Hillary Clinton sia un canaccio di strada si vede a occhio nudo, che solo la sua determinazione feroce abbia tenuto insieme la coppia dall'inizio degli anni 70, tra i continui tradimenti e casini combinati da lui, è storia nota agli americani; che lo abbia soccorso e coperto nei momenti più difficili, salvo poi prenderlo a calci, pure, e spesso non si riesce a darle torto. Ma ora lo scenario è cambiato.
dnesh dsouza hillary s america
Ora the character, la personalità, conta, e quella inadeguato di Trump l' ha tirata fuori lei. Qualche mese di circolazione di questo libro e altri produrrà dei danni, anche perché trova un terreno fertile. Hillary Clinton non è amata persino da chi la stima.
E i soldi, la ditta Clinton? Finora più che i repubblicani l'argomento l'ha tirato fuori l'avversario democratico Bernie Sanders. Facciamo un esempio. L'ex presidente accetta di presenziare a una commemorazione delle vittime dello tsunami nell'Oceano Indiano del 2004 dietro compenso di 500mila dollari per la Fondazione di famiglia. La Fondazione Clinton fa questo, charity, e raccoglie molti soldi, dunque un ottimo lavoro ; ma quando un ex presidente chiede 500mila dollari a una piccola organizzazione filantropica per la sua Fondazione, che è dieci volte più ricca, si risente anche l'amico New York Times.
HILLARY E BILL ALLA FONDAZIONE CLINTON
Secondo il Washington Post, l'ex presidente ha guadagnato 105 milioni di dollari per 542 discorsi fatti in tutto il mondo da quando ha lasciato la Casa Bianca, nel gennaio del 2001. Chi sono i generosi? Circa metà dei 105 milioni proviene da gruppi statunitensi, soprattutto grandi banche e compagnie nel settore della finanza, l'altra metà proviene da discorsi fatti in giro per il mondo, dalla Cina al Giappone, anche in Italia. Fin qui nessun problema legale o etico, l'elenco di ex politici che incassano somme notevoli in questo modo è lungo, dal vecchio Gorbaciov a Blair, e Bill Clinton resta un uomo dal grande carisma, molto richiesto nel circuito degli speaker disponibili.
bill e chelsea clinton in campagna per hillary
Ma la fondazione è anche di Hillary, lui sarebbe the first gentleman e certo non starebbe a guardare, e a ben guardare, e Trump lo farà, spuntano subito i casi sospetti. Se una compagnia canadese, Uranium One, che possiede delle miniere di uranio che serve per produrre bombe atomiche, dopo un discorso di Bill Clinton dona 2,35 milioni di dollari alla Fondazione Clinton, e subito dopo si viene a sapere che sta per cedere la maggior parte della sua azienda a una compagnia russa, concedendo così alla Russia il controllo di circa il 20% della produzione di uranio di tutti gli Stati Uniti, e sempre subito dopo l'annuncio dell'intenzione dei russi di comprare Uranium One, Bill Clinton riceve 500mila dollari per fare un discorso a Mosca da una banca di investimento russa, vicino al Cremlino, voi che pensate male, che pensate a due tangentone, siete solo cattivi?
Una democratica acidissima di suo ma brillante, editorialista di punta e irlandese, grande antipatizzante dei Clinton, insomma Maureen Dowd, scrive della “avidità di un’icona femminista americana che sguazza nei finanziamenti di retrivi Paesi mediorientali». E della famosa fondazione di famiglia: «Ci si chiede di credere che ogni dollaro donato ai Clinton è un dollaro che migliorerà il mondo. Ma lo è davvero? Clintonworld è una galassia dove l’affermazione politica e l’arricchimento personale si mescolano senza sosta».