PROCURE PROCURA GUAI - RENZI HA SCARICATO LUPI E MARINO PER “QUESTIONI DI OPPORTUNITÀ” E IL “FOGLIO” INFILA LA PENNA NELLA PIAGA: “E SE UNA PROCURA METTESSE NEL MIRINO UN SIMBOLO DEL RENZISMO, UNO DEL CERCHIO MAGICO, RENZI COSA FAREBBE?”

IGNAZIO MARINO - MATTEO RENZI - VIGNETTA DI BENNYIGNAZIO MARINO - MATTEO RENZI - VIGNETTA DI BENNY

Claudio Cerasa per “il Foglio”

 

Il futuro del governo Renzi, la sua stabilità, la sua capacità di vivere e non di vivacchiare, è legato, come si sa, all’economia, alla crescita del paese, ai risultati, alle performance, al calo della disoccupazione, alla ripartenza dei consumi, all’aumento del Pil, al taglio della spesa pubblica, alla diminuzione delle tasse, a una riforma cazzuta della pubblica amministrazione, e tutto questo lo sappiamo.

 

Quello che forse invece si ignora e che si fa finta di non considerare centrale nella vita del renzismo è che, leggendo bene tra i segnali che arrivano dall’interno e dall’esterno del Parlamento, il più grande nemico di Matteo Renzi oggi non è la minoranza del Pd o la minoranza battagliera di Forza Italia o la leadership primitiva di Matteo Salvini o la leadership rigurgitina di Beppe Grillo ma è un nemico invisibile che da vent’anni decide spesso le sorti dei governi: la magistratura.

marino renzi  foto mezzelani gmt325marino renzi foto mezzelani gmt325

 

Nulla fa pensare che per Matteo Renzi ci possa essere un destino simile a quello che toccò a Silvio Berlusconi nel 1994, quando un avviso di garanzia inviato nel momento giusto e al posto giusto fece crollare il primo governo del Cav., ma molto invece fa pensare che giorno dopo giorno, forse involontariamente, il segretario del Pd stia mettendo lui stesso il destino del governo nelle mani delle procure e del carrozzone del circo mediatico giudiziario.

 

E’ una questione di confini, di perimetri, di frontiere che una volta superate rappresentano spesso un punto di non ritorno e di metodi che un giorno vengono utilizzati per gli altri e che un giorno però potrebbero essere utilizzati contro di te. E bisogna farci i conti. Il destino del governo Renzi, da questo punto di vista, è legato a una formula che dovrebbe essere del tutto estranea a un garantista a 24 carati come si autodefinisce Renzi e questa formula negli ultimi tempi, prima con il caso Maurizio Lupi e ora con il caso Ignazio Marino, sta diventando invece, giorno dopo giorno, sempre più patrimonio comune anche del Pd: la questione di opportunità.

LUPI RENZILUPI RENZI

 

Il presidente del Consiglio ha sfidato spesso, anche simbolicamente, i mozzorecchi assetati di sangue giustizialista, scegliendo per esempio di considerare quasi sempre (quasi, vero Orsoni?) un indagato o un imputato innocente fino a sentenza definitiva (e il fatto che nel governo i ministri indagati siano considerati non colpevoli fino a prova contraria è un principio di civiltà) e scegliendo, per fare un altro esempio, di dare il via libera all’approvazione della legge sulla responsabilità civile (legge simbolica, ma i simboli contano). Basta tutto questo per tracciare un confine netto tra il governo e il circo mediatico giudiziario? Non basta.

 

LUPI RENZILUPI RENZI

Dal giorno successivo alla decisione di voler mollare Maurizio Lupi, in seguito a un mascariamento subito a mezzo stampa dall’ex ministro delle Infrastrutture, Renzi è entrato in un vortice pericoloso. E di fronte a ogni schizzo di fango generato dalle inchieste giudiziarie si ritrova spesso a dare la stessa risposta a una domanda importante: possiamo permetterci di difender tizio che non è indagato ma è stato “sfiorato” ed è in qualche modo “coinvolto” da una certa inchiesta?

 

MATTEO RENZI MATTEO RENZI

Il lato grillino del Pd renziano ha scelto di rispondere no, non è possibile, non possiamo permettercelo, daremo troppo spazio al Movimento 5 Stelle, ai grillini, alle gazzette delle procure. E così, dopo Lupi, sarà anche la volta di Ignazio Marino, che Renzi ha scelto di sacrificare e di commissariare prima che siano le stesse procure a commissariare mediaticamente il governo.

 

Senso del ragionamento: possiamo permetterci di difendere il sindaco di una città i cui consiglieri comunali sono indagati nell’ambito di un’inchiesta che si chiama Mafia Capitale? Possiamo permetterci di vedere ancora a lungo la parola “Pd” accanto alla parola “mafia”? Possiamo permetterci un domani di essere costretti a commissariare per mafia il comune quando oggi possiamo essere noi ad anticipare tutti e a commissariare politicamente Marino?

RENZI CARRAIRENZI CARRAI

 

No, sennò poi – risposta di rito – sai come cresce Grillo. La “questione di opportunità”, si sa, è una condizione che ti obbliga a camminare sul terreno della politica nelle stesse condizioni in cui gli elefanti passeggiano in mezzo ai negozi di cristalli. Ma seguendo questo spartito è evidente che bisogna tenere conto delle conseguenze: il ragionamento che oggi viene utilizzato per altri un domani potrebbe essere utilizzato contro di te.

 

Non auguriamo certo a qualcuno del cerchio magico di Renzi di ritrovarsi in queste condizioni ma se un giorno una procura birichina dovesse prendere di mira un simbolo del renzismo con le stesse modalità con cui la procura di Trani ha preso di mira un senatore di Ncd riuscirebbe Renzi a non essere travolto dalla “questione di opportunità”?

 

RENZI 
LOTTI
RENZI LOTTI

Il solo fatto che il Pd oggi, inseguito dalle dentiere grilline, non si ponga neanche il dubbio di leggere bene le carte prima di mandare in galera Azzollini ci fa pensare che Renzi rischia di essere ostaggio delle procure più di quanto si possa credere. E qualcuno, da qualche parte, potrebbe approfittarsene. Auguri. E occhio.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…