“RADIAMO AL SUOLO I CAMPI ROM” - MARIO GIORDANO LANCIA LA CROCIATA CONTRO GLI ZINGARI: “I CAMPI SONO COVI DI DELINQUENTI VANNO ABBATTUTI. PER FAVORIRE L’INTEGRAZIONE DEI ROM SERVONO LE RUSPE”

Mario Giordano per “Libero quotidiano”

 

Mario Giordano Mario Giordano

Adesso la parola d’ordine è: siete sciacalli. Chiedete la chiusura dei campi rom, dove l’illegalità è legge e i ladri sono i benvenuti? Sciacalli. Vi dà un po’ fastidio che accanto alla vostra casa, pagata fino all’ultimo centesimo di mutuo, prosperino le baraccopoli abusive, centrali del malaffare? Sciacalli. Vi sembra sbagliato che i nomadi mandino i bambini a mendicare o, peggio, a rubare, anziché a scuola come dovrebbero? Sciacalli. Vi indignate perché tre rom, scappando da un posto di polizia a folle velocità travolgono nove cristiani, ne ammazzano uno e ne feriscono altri? Sciacalli.

 

E vi indignate ancor di più perché dopo aver fatto ’sto macello, i fenomeni del volante sono scappati via? Ancora sciacalli. Di nuovo sciacalli. Sempre sciacalli. Perché non imparate la lezione? Accoglienza, multiculturalismo, integrazione. Vogliate bene ai fratelli rom. Fatevi travolgere dal loro senso civico. E, se non basta, fatevi travolgere anche dalle loro auto che scappano via a 180 all’ora.

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Qualcuno ora glielo spieghi ai figli di Corazon Perez, 44 anni, filippina, mamma e donna perbene, che cos’è l’integrazione. Perché lei, per dire, l’ha praticata per tanti anni in prima persona. Lavorava, aveva un marito, una famiglia, amici, una vita serena. Tra qualche giorno sarebbe stato il suo compleanno che avrebbe festeggiato qui, in questo Paese, alla faccia di presunti razzisti e sciacalli.

 

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Ma, guarda un po’, nessuno aveva niente contro di lei che viveva in una casa regolare. Pagava la Tasi e l’Iva. Persino il biglietto della metropolitana. Le volevano tutti bene. Gli unici che non le hanno voluto bene sono quei tre rom: l’hanno vista lì rimbalzare sul tetto e poi finire sul cofano, era in bilico, urlava, cercava disperatamente di aggrapparsi al parabrezza, al tergicristallo, a qualsiasi cose avrebbe potuto tenerla in vita. Se quei maledetti si fossero fermati, forse Corazon ce l’avrebbe fatta.

 

Tre figli avrebbero ancora un mamma. Ma a dirlo oggi si rischia di passare per sciacalli. Prendete il campo nomadi Monachina, uno di quelli da dove arrivano quei tre paladini dell’integrazione a 180 all’ora. Dicono sia un «campo nomadi tollerato». Proprio così: «tollerato». Siamo all’illegalità «tollerata».

 

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Accettata. Di più: all’illegalità autorizzata dall’autorità municipale. L’illegalità con il timbro ufficiale. Ma a voi sembra possibile che esistano e siano «tollerate», queste oasi di delinquenza dove le regole che valgono per tutti gli italiani sono ribaltate, sovvertite, calpestate, irrise? Dove si spaccia e si organizzano furti, si nasconde refurtiva e si incendiano rifiuti tossici, si avvelena l’aria e si calpesta l’igiene, si trafficano armi e si addestrano scippatori.

 

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Dove insomma ognuno fa quello che vuole, e la polizia ha persino paura ad entrare. Ditemi: vi sembra possibile? E attenti a rispondere di sì, mi raccomando. Perché altrimenti siete anche voi degli sciacalli. Noi sciacalli, che ci volete fare?, siamo fatti così: per esempio, se vediamo uno che ha intestate 24 automobili (ventiquattro!) ci viene il sospetto che sia un ladro o un farabutto o un prestanome delinquente.

 

Nessuna persona onesta, forse nemmeno l’erede di Onassis e il principe del Qatar, si intesta 24 automobili. Noi sciacalli, uno così lo faremmo controllare, per esempio. Dentro il suo maledetto campo rom. Gli impediremmo di andare in giro (lui o suo figlio, ancora non si capisce), a guidare come un pazzo e giocare agli autoscontri con la vita dei cittadini che escono dalla metropolitana. Ma noi siamo sciacalli, e dunque non capiamo il valore dell’integrazione. Il quale dev’essere, all’incirca, simile a al valore di qualche testa sfracellata sul marciapiede.

 

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Abbiate pazienza, ma per noi sciacalli l’unico modo di favorire l’integrazione dei rom è usare le ruspe. Abbattere questi covi di illegalità. Raderli al suolo. Altro che campi tollerati. Si fanno uscire le persone e poi via con gli abbattimenti, come succederebbe a me, se costruissi una baracca abusiva in un prato. E di loro che ne facciamo? Semplice. Per i veri nomadi, che sono una minoranza, si realizzino aree di sosta dove non è permesso fermarsi più di un mese.

 

ZINGARI ZINGARI

Per i nomadi stanziali (ossimoro vivente) che sono la maggioranza ci sono due soluzioni: se sono italiani, si cerchino un lavoro e si paghino una casa, come fanno tutti i cittadini italiani; se sono stranieri, che se ne tornino al loro Paese. La soluzione è sotto gli occhi di tutti, perché non la si mette in pratica? Perché dobbiamo pagare luce, gas e acqua a chi ci deruba ogni giorno in stazione o dentro casa? Perché il Comune di Roma deve spendere, solo lui, 24 milioni di euro per la «Campo Nomadi Spa» specializzata in furti, borseggi e altre illegalità? Dicono: i rom non sono un’emergenza perché sono pochi.

 

Peggio mi sento: se sono pochi, il problema si può risolvere subito. Perché, allora, lo si lascia crescere e incancrenire? Perché si permette a questi signori di spadroneggiare a casa nostra e di farla sempre franca? Diteglielo ai figli di Corazon che questa non è un’emergenza. Alla fine, infatti, a pagare il conto sono sempre le persone semplici, come la colf filippina, con la sua amica, come gli altri feriti, come gli abitanti delle periferie che ogni giorno denunciano furti, angherie, paura, situazioni insostenibili e nel migliore dei casi vengono ignorati. Nel peggiore vengono bollati come razzisti. O sciacalli.

Campo di zingariCampo di zingari

 

Ora tutti dicono che i pirati della strada, autori di quest’ultima strage, saranno inchiodati e puniti con pene esemplari. Sembra vero. Tre anni fa, nel gennaio 2012, a Milano, un rom a bordo di un Suv travolse e uccise un vigile, trascinandolo per oltre 200 metri, senza pietà e fuggì via. Ha avuto la pena ridotta a 9 anni, tra poco sarà libero. Il suo complice non ha fatto nemmeno un giorno di galera. «Nessuno paga, nessuno interviene. E le tragedie si ripetono», dicono oggi i familiari di quel bravo vigile. Chissà se saranno pure loro bollati come sciacalli.

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