Carlo Tarallo per Dagospia
Dalle stelle allo stallo il passo è breve: dura esattamente 24 ore. Quelle che sono passate da quando la leadership nazionale del Partito Democratico ha indicato la deputata Valeria Valente, della corrente dei “Giovani Turchi” capitanata da Matteo Orfini, sfidante “ufficiale” di Antonio Bassolino alle primarie del centrosinistra a Napoli.
Uno scambio tutto correntizio: i giovani turchi appoggeranno Roberto Giachetti a Roma, i renziani dovrebbero sostenere la Valente, peraltro ex bassoliniana doc, sotto ‘o Vesuvio. Dovrebbero: perché in queste ore tutto sembra maledettamente complicarsi.
La scelta della Valente ha gettato nel caos il partito a Napoli: comunicata ieri ai capicorrente napoletani non schierati con Bassolino ha suscitato più critiche che apprezzamenti. Gli ex Dc, che puntavano su un esponente della società civile non caratterizzato dal punto di cista delle correnti e dunque “potabile” per tutti, sono rimasti sorpresi dalla indicazione romana;
Vincenzo De Luca nicchia; la parte di area riformista che fa capo a Guglielmo Epifani, attraverso una intervista del consigliere regionale Gianluca Daniele, ha dichiarato chiaro e tondo che non se ne parla nemmeno. Quella che invece fa riferimento direttamente a Massimo D’Alema è già schierata con Antonio Bassolino.
I renziani della prima ora? Manco per niente: una parte si è avvicinata a Bassolino, l’altra aspetta. In pratica: un caos. L’europarlamentare Andrea Cozzolino, capo corrente dei “Giovani Turchi” a Napoli, è sulla graticola: la candidatura della Valente è opera sua, di Orfini e del ministro della Giustizia Andrea Orlando.
ANDREA COZZOLINO - BASSOLINIANI ALLA RISCOSSA
Ex delfino di Bassolino, Cozzolino ne ha preso le distanze e ha puntato tutto sulla Valente. Spunta un retroscena gustoso: Cozzolino avrebbe ricevuto un laconico sms da Riccardo Monti che gli comunicava (dagli Stati Uniti) la sua “discesa in campo”, e non avrebbe apprezzato. L’episodio è di pochi giorni fa, quando il presidente dell’Ice (che come dago anticipato aveva chiesto come paracadute in caso di sconfitta un posto da viceministro allo Sviluppo Economico) sembrava in pole position per sfidare Bassolino.
La Valente, in ogni caso, da questa mattina starebbe chiedendo ai dirigenti napoletani del Pd di prendere posizione pubblicamente a suo favore. Ma manco per niente: fino ad ora l’unica dichiarazione circolata sulle agenzie di stampa favorevole alla deputata ex bassoliniana è opera del deputato Marco Di Lello, socialista piddino. Pochino per considerarsi la candidata “unitaria” dei renziani.
maria elena boschi e luca lotti 4
C’è poi il problema delle firme: per presentare la candidatura c’è tempo fino al prossimo 4 febbraio. Perchè la candidatura sia valida è necessario che sia accompagnata almeno dal 20% delle firme degli iscritti al Pd di Napoli (quindi circa 700/800) o dalle firme di una forbice compresa tra il 35% e il 40% dei membri dell'assemblea provinciale, che sono 410. Entrambi gli obiettivi, senza il sostegno di tutte le componenti non (ancora) schierate con Nonno Antonio Bassolino, sembrano lontani, mentre il tempo stringe. E allora, che succederà?
Chi la sa lunga nel Pd napoletano profetizza che la Valente forse riuscirà pure a presentare le firme necessarie alla candidatura e ad ottenere un sostegno più largo di quello della sola sua corrente, ma che al momento “la situazione è di stallo”. Dalle parti del Nazareno iniziano a capire che una cosa sono i conti sui foglietti di carta in tasca a Lorenzo Guerini, Luca Lotti e Matteo Orfini, e un’altra cosa è la realtà del partito sul territorio. Il finale dela fiction “alla ricerca dell’anti-Bassolino” in pratica non è ancora scritto…