Maria Rosa Spadaccino per il “Corriere della Sera”
Marino trascrive il primo matrimonio gay
Per alcuni è un «fatto storico», per altri è un «lutto cittadino». Ieri a Roma è stato istituito il registro delle unioni civili. Le coppie di fatto etero e gay potranno registrare la loro unione in Campidoglio e vedersi riconosciuti i diritti e servizi previsti. Era uno degli obiettivi della giunta guidata da Ignazio Marino.
«Si tratta di un risultato atteso da tempo, che pone la nostra città sempre più in prima linea sul fronte dei diritti degli individui e del riconoscimento dei legami affettivi, stabili e duraturi — commenta il primo cittadino —. Tante amministrazioni italiane, oggi, attendono una legge nazionale che finalmente sancisca i diritti uguali per tutti di fronte all’amore».
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Non è stato facile per Roma, città che ha nel suo cuore lo Stato del Vaticano, fare questo passo. L’opposizione capitolina (centrodestra) ha cercato, in tutti i modi, di bloccare la delibera. Un ostruzionismo antico che fa arrivare Roma buona ultima (dopo 160 città): prima hanno fatto Palermo, Torino, Bologna, Padova, Cagliari, tra le altre. «Erano vent’anni che ci stavamo lavorando — spiega Vladimir Luxuria, attivista ed ex-deputata —. Il sindaco Walter Veltroni ci aveva provato anche lui, ma era stato impossibile, oggi è un giorno di festa».
E infatti l’approvazione della delibera è stata celebrata con palloncini colorati, girotondi intorno al Marc’Aurelio, urla di gioia, abbracci appassionati soprattutto da parte della comunità glbt (gay-lesbian-bisexual and transgender), anche se il registro avvantaggerà pure le coppie etero, come ricorda Gianluca Peciola, capogruppo capitolino di Sel, uno dei promotori della delibera. «A Roma ci sarà un unico registro per le coppie di fatto e le famiglie gay anche con figli».
roma pride 2014 ignazio marino e carlo gabardini luxuria maccarone imma battaglia sabina alfonsi 40
Ma l’aspirazione del primo cittadino va oltre l’istituzione del registro. «La Capitale spera di poter contribuire a sbloccare le titubanze dei legislatori che, da troppi anni ormai, eludono un pieno riconoscimento dei diritti giuridici e civili di tutte le coppie, indipendentemente dal loro orientamento sessuale», dice Ignazio Marino, particolarmente impegnato nella lotta per i diritti civili.
Fu lui a volere la trascrizione nei registri dell’anagrafe capitolina dei matrimoni gay celebrati all’estero. Un atto che lo aveva visto opporsi, insieme ad altri sindaci, alle disposizioni del ministro Angelino Alfano. E in relazione al quale la Procura, di recente, ha aperto un fascicolo di indagine.
Questa ostinazione del primo cittadino riceve il plauso del sottosegretario alle Riforme, Ivan Scalfarotto. «L’istituzione del registro delle unioni civili da parte del Comune di Roma è un ulteriore passo sul cammino di civiltà che l’Italia ha intrapreso», osserva. «Grazie a Ignazio Marino e al gruppo del Pd, Roma è una città più civile e moderna», ha twittato il presidente del Pd, Matteo Orfini.
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Il centrodestra, ricompattato nell’occasione, attacca: «Questo registro non ha alcun valore giuridico è solo un’autentica provocazione», dice il senatore Maurizio Gasparri, di Forza Italia. Durissima la posizione della Cei: «È un attentato al matrimonio come istituzione prevista dalla Costituzione e una minaccia alla famiglia», ha commentato alla Radio Vaticana monsignor Enrico Solmi, vescovo di Parma e presidente della Commissione per la Vita e la Famiglia della Cei.
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E ha aggiunto: «Le priorità sono altre. Il Comune di Roma ha calato la maschera e mostrato la vera finalità dei registri delle unioni di fatto che è quello di avallare i “cosiddetti” matrimoni gay e introdurre in modo indiretto questa possibilità che in Italia non è data per legge». Una posizione che Mara Carfagna, responsabile del dipartimento diritti civili di FI, analizza in questi termini: «Delibere come quella di Roma dimostrano la necessità di affrontare una riflessione scevra da pregiudizi volta al riempimento di un vuoto normativo».