Chiara Campo per ''il Giornale''
Milano Al primo turno ha centrato i risultati di quasi tutte le sfide nazionali. Mentre altri exit poll davano il candidato sindaco del Pd Beppe Sala davanti di sei punti a Stefano Parisi, il vicepresidente dell' Istituto Piepoli Alessandro Amadori alle 23 in punto domenica scorsa ha pubblicato un sondaggio che dava Mr. Expo avanti di pochissimo sullo sfidante del centrodestra: 39-41% a 38-40. È finita 41,6 a 40,7. Meno di cinquemila voti di scarto.
E ieri su Affaritaliani.it Piepoli senza citare i numeri (è vietato dalla legge) ha previsto a nove giorni dal ballottaggio già un ribaltamento di posizione tra i due manager: «Il vantaggio che aveva Sala prima del 5 giugno è lievemente passato dalla parte di Parisi - ha spiegato - è riuscito a galvanizzare gli elettori moderati. Parisi era praticamente mister nessuno contro mister Expo e ha compiuto un prodigio arrivando vicinissimo al primo turno. Prima Parisi inseguiva Sala, ora il quadro si è capovolto».
E «qualche elettore grillino ha ammesso «può voler dare anche a Milano un segnale contro il governo Renzi». Un segnale di spessore è arrivato dal premio Nobel Dario Fo, uomo immagine dei 5 Stelle, era sul palco per la chiusura della campagna di Virginia Raggi in piazza del Popolo a Roma il 23 maggio.
«Tra Sala e Parisi non so chi voterò, sono molto perplesso - ha confidato ieri a Un giorno da Pecora su Rai Radio 2 - Per paradosso, la voglia è addirittura di andare a votare per la destra pur di levare di mezzo uno che ha fatto tutta la campagna senza dire come ha speso i soldi, come ha realizzato l' Expo e come è il debito e quanto si è perduto». Parisi incassa: «Se Fo mi votasse sarebbe un onore. Tutti quelli che vogliono modernizzare e rendere trasparente la politica sono certo che guardano a noi».
In questo clima non positivo, Beppe Sala è tornato a seguire il copione. Fuga dai confronti se non sono iper-garantiti. È successo ieri sera ad Iceberg su Telelombardia, il giornalista Francesco Borgonovo doveva condurre il duello tra i manager ma ha dovuto spiegare perché al centro dello studio è apparso solo Stefano Parisi.
«Doveva essere qui anche Sala, lo abbiamo invitato perché la par condicio ce lo impone e per dare un' informazione più completa possibile agli ascoltatori - ha riepilogato -. Gli abbiamo proposto alcuni interlocutori in studio ma dopo una trattativa andata avanti per giorni, ha deciso di rifiutare l' invito. Non gli andavano bene i giornalisti che gli abbiamo proposto, poi ci ha chiesto un rappresentante politico scelto da lui».
Il direttore dell' emittente locale Fabio Ravezzani dietro le quinte ha confermato la complicata trattativa con Mr. Expo, che alle tv locali peraltro preferisce i salotti nazionali (ha già annullato un altro faccia a faccia in programma lunedì prossimo a Telenova). A intervistare i candidati erano stati invitati all' inizio il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e Gad Lerner, che ha partecipato alla scrittura del programma di Sala. Come esponenti politici: il capogruppo della Lega in Regione Massimiliano Romeo e il vicecapogruppo Pd alla Camera Matteo Mauri.
Quando Lerner si è tirato indietro per un impegno, gli sono state sottoposte firme di Repubblica in alternativa, persino di proporre un nome a scelta. Ma dopo un tira e molla, sala ha chiesto che non ci fossero giornalisti. «Inaccettabile» per Telelombardia («non volevamo creare un precedente»).
Non «gradito» anche dl nome di Mauri, Sala pretendeva l' ex sfidante alle primarie Pierfrancesco Majorino che dopo averlo tormentato per mesi col motto «Beppe tira fuori i conti di Expo» è diventato il suo fedelissimo. La puntata è diventata un uno contro tutti. «Mi spiace abbia disertato - ha commentato - è utile che i milanesi possano valutare le due personalità e piattaforme politiche, l' importante e essere pronti fare qualsiasi incontro, non solo in ambienti precostituiti per essere sicuri delle domande».