bossi belsito salvini

SALVINI, DOVE SONO I SOLDI? FINORA RECUPERATI SOLTANTO 3,5 MILIONI DEI 49 NEL MIRINO DEGLI INQUIRENTI - LINGOTTI, DIAMANTI, SOLDI IN TANZANIA: GRAN PARTE DI QUEL FIUME DI DENARO È EVAPORATA IN MILLE RIVOLI MA C’E’ UNA PARTE DI QUEI SOLDI CHE, SECONDO LA MAGISTRATURA, NON SI SA ANCORA DOVE SIA FINITA

Giuseppe Guastella per il Corriere della Sera

 

UMBERTO BOSSI E BELSITO

Sei anni di indagini e processi sembrano non aver ancora fatto luce definitiva su come siano stati utilizzati tutti i 49 milioni di euro di rimborsi elettorali ottenuti gonfiando i bilanci dalla Lega Nord tra il 2008 e il 2010 quando saldo alla guida del Carroccio c' era il fondatore Umberto Bossi. Gran parte di quel fiume di denaro è evaporata in mille rivoli per mandare avanti il partito, ma ce n' è un' altra che, secondo la magistratura, non si sa ancora dove sia finita.

 

L' indagine si concretizza a fine del 2011 a Milano nell' ufficio dell' allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo che apre un fascicolo «Lega Nord» (la sede del partito è a Milano) con i sostituti Paolo Filippini e Roberto Pellicano.

 

SALVINI SMARTPHONE

Dentro ci finiscono gli atti arrivati dalle Procure di Napoli e Reggio Calabria che in due diverse indagini avevano intercettato l' allora tesoriere Francesco Belsito che parlava di soldi e di affari. All' inizio di aprile del 2012, la Guardia di Finanza accede all' ufficio di Belsito in Senato a Roma, apre una cassaforte e trova una cartellina rossa con scritto «The family» in cui c' è una lunga serie di spese (mezzo milione di euro) pagate dal partito per le esigenze personali del Senatùr e della sua famiglia, a partire dai figli Renzo e Riccardo, per il quale resta memorabile la laurea farlocca comprata in Albania.

 

Dall' analisi dei conti della Lega emergono milioni spesi in diamanti e lingotti d' oro (poi recuperati) o investiti tra Cipro e la Tanzania. Una perizia sulla documentazione relativa ai rimborsi ottenuti dal partito apre la strada all' accusa di aver usato «artifici e raggiri» per riuscire a ottenere circa 40 milioni dal Parlamento. Bossi è costretto a dimettersi dalla carica di segretario della sua creatura politica che viene affidata a Roberto Maroni.

bossi salvini maroni

 

A fine 2013 i pm chiudono l' inchiesta accusando il Senatùr di truffa aggravata ai danni dello Stato con Francesco Belsito e tre componenti del comitato di controllo contabile del partito. Per Bossi, i suoi due figli e Belsito c' è anche l' accusa di appropriazione indebita.

Il processo, però, si divide in due all' udienza preliminare quando il gup decide di trasmettere il filone sui rimborsi elettorali per competenza a Genova, dove ha sede la banca in cui fu accredita a Belsito l' ultima trance dei rimborsi elettorali, proprio quei 5,7 milioni finiti misteriosamente in Tanzania passando per le banche dell' isola di Cipro.

 

salvini a pontida 2018

Nel processo di primo grado che resta a Milano, il 10 luglio del 2017 Umberto Bossi sarà condannato a due anni e tre mesi di reclusione, Renzo a un anno e sei mesi, Belsito a due anni e sei mesi, mentre con il rito abbreviato Riccardo Bossi aveva già preso un anno e 8 mesi di carcere nel marzo del 2016.

 

A Genova il processo si chiude 14 giorni dopo, ed è una nuova mazzata per l' anziano ex leader del Carroccio: condanna a 2 anni e mezzo per lui, a 4 anni e 10 mesi per Francesco Belsito e confisca di 49 milioni ai danni della Lega Nord. La Procura di Genova, infatti, aveva fatto altre indagini arrivando a ipotizzare che la truffa dei rimborsi raggiungesse i 56 milioni, tetto che però il giudice aveva ritenuto di dover fare scendere fino a 49. I pm, che riescono a sequestrare a malapena tre milioni e mezzo di euro nelle casse esangui della Lega e degli imputati, vogliono cercare ancora, e a tappeto, i soldi che mancano per colmare il danno subito dalle casse dello Stato per i pregressi versamenti concessi al Carroccio.

 

Vogliono poter bloccare ogni fondo riferibile al partito oggi guidato dal ministro dell' interno Matteo Salvini. Dopo che il Tribunale del riesame dà loro torto, sostenendo che non può essere fatto, la Cassazione ribalta questa decisione dando ragione ai pm che intanto hanno aperto un' altra inchiesta, questa per riciclaggio, sull' ipotesi di un reimpiego occulto dei rimborsi illeciti anche dopo l' era Bossi.

lega ladrona bossi belsito foto e baraldi salvini bossi pontida

 

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…