SALVINI PUNTA LA RUSPA CONTRO IL VECCHIO BOSSI, PER PORTARE LA LEGA OLTRE IL PO. E IL SENATUR LO FULMINA: "SALVINI NON MI PIACE. SE FA UN PARTITO NAZIONALE RIMANE DA SOLO". MA NON È VERO
Marco Cremonesi per il "Corriere della Sera"
Da una parte, solo e «ridimensionato», Umberto Bossi. Dall’altra, tutto il resto della Lega, che approva all’unanimità il nuovo statuto. Matteo Salvini cesella il nuovo corso così: «Abbiamo il dovere di guardare al mondo e non soltanto al Monviso. Anche se il Monviso resta nella testa e nel cuore».
Il giorno prima di Pontida — titolo, «Siamo qui per vincere» — la Lega va a congresso a Milano. Sede, il centro dell’Unione commercianti, luogo classico degli eventi della classe dirigente milanese, non scontato però per il partito che fu delle camicie verdi. Ma la transizione è compiuta, il Carroccio di governo ai leghisti sembra a un passo. E il bottino di voti alle ultime elezioni convince assai più che non certi richiami di Bossi («La Lega non può essere nazionale»).
Il nuovo corso trionfa. Salvini liquida il premier come già archiviato: «Penso sia superata la fase dell’essere l’anti-Renzi. Il primo nemico di Renzi è Renzi, con il suo ego, i suoi tweet, il suo servilismo, la sua boria». Insomma: «Per me sarebbe sminuente, svilente essere l’anti-Renzi». Perché «l’anno scorso commentavamo il 6% alle Europee quest’anno abbiamo commentato il 16% alle regionali: se tanto mi dà tanto, l’anno prossimo commenteremo il 26%» alle politiche. Dove , «andiamo al ballottaggio e vinciamo». Nessun complesso, peraltro, da partito territoriale: «Se a Roma si torna al voto, noi ci presenteremo con un nostro candidato e prenderemo una barca di voti». Grazie al movimento fratello «Noi con Salvini».
A Milano c’è da cambiare lo statuto, trasformare le «Nazioni» padane in associazioni con propria personalità giuridica. Ma il cambio offre l’occasione anche per dare una limatina ai poteri di Umberto Bossi. Che resta sì presidente «a vita», ma perde il ruolo di giudice d’ultima istanza a cui ricorrere contro le espulsioni: soltanto i «soci fondatori (circa una quarantina) potranno invocare il suo parere monocratico. Il fondatore ammette di sentirsi «ridimensionato. Che mi mettete a fare il presidente privo di poteri?». La spiegazione la butta lì: «Forse avranno paura». Ma scoppia a ridere mentre lo dice.
Il punto, però, è assai più politico: «Non so che progetto è quello di Salvini, l’andare a prendere i voti al Centro e al Sud». Secondo Bossi, «quelli i voti non glieli danno. Quelli vogliono i soldi, mica vogliono cambiare il Paese. Hanno sempre compartecipato con Roma ai banchetti con i soldi rubati al nord. È difficile che cambino adesso». Il fondatore dice di essere venuto al congresso «per vedere che tipo di partito esce».
E lo dice chiaro: «Salvini per adesso non mi piace. Si deve ancora esprimere, ma se fa un partito nazionale rimane da solo». A Pontida è già arrivata una gran ruspa e il «Sacro prato» è stato tosato con un gran Sole delle Alpi. Come dire, l’oggi e lo ieri della Lega. Ma a Bossi la ruspa non piace: «Non è un buon simbolo. I buoni simboli sono quelli che agganciano al passato». E la Lega, quella del XII secolo, «nacque perché combatté e sconfisse il Barbarossa, e adesso il Barbarossa si chiama Italia». Eppure, a fine congresso, il nuovo Statuto viene approvato all’unanimità.
Matteo Salvini all’inizio è secco. A Bossi non piace la nuova Lega? «Mi dispiace» risponde tagliando corto. Poi, aggiunge di «aver imparato tutto da chi mi ha preceduto». Ma il veleno è nella coda: «La Lega è quella di prima. L’unica differenza, è che oggi prende più voti. E i voti in politica sono importanti». C’è tempo per una battuta anche sulla ruspa che non piace a Bossi «È un simbolo di lavoro, sudore ed equità sociale. A tutti i bambini piace le ruspa. E continua a piacergli anche quando crescono».