SAN RENATO DE PEDIS DALLA MAGLIANA - MONSIGNOR VERGARI, EX RETTORE DI SANT’APOLLINARE E CONFESSORE DI RENATINO, HA SEMPRE DETTO: “DE PEDIS È UN BENEFATTORE DELLA CHIESA” - TE CREDO! LA VEDOVA DEL BOSS SGANCIÒ 1 MILIARDO DI LIRE PER FAR SPOSTARE LA SALMA DAL VERANO ALLA CRIPTA: TEMEVA CHE LA TOMBA VENISSE PROFANATA (QUALE SEGRETO CUSTODIRÀ?) - IN UN’INTERCETTAZIONE DEL ’93 SPUNTA IL SOSPETTO SUL COINVOLGIMENTO DEI “PRATICONI DEL PRETE” NEL RAPIMENTO DELLA ORLANDI E DELLA GREGORI…

1- «PER LA SEPOLTURA DI DE PEDIS LA VEDOVA PAGÒ UN MILIARDO DI LIRE»
dal "Corriere della Sera"

Cifra tonda: un miliardo di vecchie lire. Ora che Vaticano e Stato italiano hanno trovato l'intesa per lo spostamento (entro maggio) della tomba del boss «Renatino» De Pedis dalla basilica, emergono dettagli sul «prezzo» pagato dalla vedova del capo della banda della Magliana, Carla Di Giovanni, per l'augusta sepoltura. Una fonte vicina alla Santa Sede (interpellata dall'Ansa) ha spiegato che davanti alle insistenze del rettore di Sant'Apollinare, Piero Vergari, «il cardinale Ugo Poletti, inizialmente reticente ad approvare la concessione, di fronte a una cifra così cospicua diede la sua benedizione».

D'altronde quel fiume di danaro «fu usato per le missioni e in parte per lavori di restauro della basilica», è la salomonica conclusione. Secco il commento di monsignor Vergari, che conobbe e apprezzò «lo spirito cristiano» di De Pedis nelle sue visite a Regina Coeli: «Parce sepulto. Dei morti non si deve dire che bene». E intanto la Procura (in attesa dell'apertura della tomba) riesamina gli atti relativi sia a Emanuela Orlandi sia a Mirella Gregori, una sedicenne sparita sempre nel 1983 a Roma.

Ieri è spuntata un'intercettazione del 1993 nella quale l'allora vicecapo della vigilanza vaticana, Raoul Bonarelli, parla della Gregori ipotizzando un adescamento da parte di personaggi vicini al parroco del quartiere («Quei praticoni del prete»).

2- DE PEDIS, LA DIFESA DEL MONSIGNORE: DEI MORTI NON SI DEVE DIRE CHE BENE
Franca Giansoldati per "Il Messaggero"

«Dei morti non si deve dire altro che bene». Monsignor Pietro Vergari, il parroco amico di Renatino, il boss della Magliana ucciso durante un regolamento di conti nel 1990 e da allora sepolto nella cripta di Sant'Apollinare, lo stesso concetto lo aveva ripetuto anche due anni fa davanti al Procuratore Giancarlo Capaldo. Enrico De Pedis «è stato un benefattore della Chiesa». Eh già, perché l'esponente di spicco della criminalità romana destinò non poche sostanze al parroco per realizzare le opere pie. Proprio questa generosità sembra sia all'origine di una delle sepolture più stravaganti che siano mai state autorizzate negli ultimi tempi dal Vicariato di Roma.

Il cardinale Poletti, infatti, firmò il nulla osta per ospitare eccezionalmente la salma di Renatino nella cripta di una delle chiese più antiche della Capitale, come fosse un esponente di una casa regnante e non un cittadino comune. Alla vigilia della riunione tecnica convocata per venerdì in Vicariato dal cardinale Agostino Vallini per stabilire tempi e modi della traslazione (assieme ai magistrati, alla polizia e alla gendarmeria) la voce di monsignor Pietro Vergari, torna a farsi sentire a difesa della memoria di quello che per tutti era uno spietato criminale ma per lui solo un fedele convertito.

Il rapporto tra l'ex rettore di Sant'Apollinare e De Pedis era nato ai tempi in cui il boss si trovava recluso a Regina Coeli. In quel carcere il religioso si recava regolarmente per visitare i carcerati, dire messa, portare piccoli aiuti. Ne era nata una amicizia e successivamente anche la confessione. Don Vergari però non ha mai fatto menzione di particolari elargizioni. Semmai insiste nel dire che Renatino, una volta uscito di prigione, andava spesso a trovarlo a Sant'Apollinare dove il sacerdote era rettore, ma niente di più. La domanda tuttavia resta integra: di quanto denaro si tratterebbe?

Negli anni scorsi si era parlato di una somma di 500 milioni di lire versata da Carla Di Giovanni, la vedova, attualmente l'unica a poter avere accesso alla cripta. Il cancelletto di ferro è chiuso con un lucchetto e solo la signora ha la chiave per entrare. Adesso indiscrezioni circolate al di là del Tevere ipotizzano cifre più consistenti. Addirittura «un miliardo di vecchie lire». La famiglia di De Pedis dopo l'agguato in via del Pellegrino temeva il rischio di profanazioni della tomba. Per questo desiderava la sepoltura in Sant'Apollinare, luogo di difficile accesso. Vergari ne parlò con il cardinale Ugo Poletti . Il 24 aprile 1990, a neanche tre mesi dall'omicidio di Renatino il corpo fu traslato dal Verano.

 

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