Marco Palombi per il "Fatto quotidiano"
Andrea RiccardiChi si aspettava la celebrazione in stile elettorale è rimasto deluso: la comunità di Sant'Egidio - il cui fondatore, il ministro Andrea Riccardi, è ormai il Mazzarino di Mario Monti - festeggia il suo 45esimo compleanno senza i grandi nomi della politica e nel perimetro delle sue abitudini e del suo straordinario quanto discreto potere. La basilica di San Giovanni in Laterano, dove l'arcivescovo Vincenzo Paglia, membro della comunità, officia la messa della festa è stracolma in tutte le navate.
TRIO SANTEGIDIO ANDREA RICCARDI MARCO IMPAGLIAZZO E MARIO MARAZZITIIl pubblico è eterogeneo come da tradizione: diplomatici quanto basta in omaggio alla cosiddetta "Onu di Trastevere", alti prelati e semplici preti come se piovesse (un po' meno le suore), qualche imprenditore, una spruzzata di potere, ma anche i poveri di Sant'Egidio, i volontari, gente normalissima.
La celebrazione è tutta apolitica: Paglia ricorda quel "pomeriggio del 7 febbraio del 1968 quando un gruppo di studenti liceali con Andrea Riccardi iniziò a raccogliersi attorno al Vangelo", ma non si permette né prima né dopo la funzione una frase così chiaramente "montiana" come quella che ieri Bagnasco ha dedicato agli italiani che "non si faranno abbindolare" dalle promesse da campagna elettorale.
VINCENZO PAGLIAIl dopo-messa è un ricevimento: nel portico di San Giovanni in Laterano poveri e generone, nelle splendide sale del primo piano gli amici vip. È lì che ospiti internazionali, prezzemolini come il presidente della Bnl Luigi Abete, il capo della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici o ancora il vicepresidente del Csm Michele Vietti, chiacchierano e brindano. A sovraintendere il tutto, ovviamente, il buon Riccardi, che tutti saluta, a tutti sorride, a chiunque regala una stretta di mano in apparente rilassatezza. Il ministro, però, è il sorvegliato speciale.
Luigi AbeteConsiderato il vero artefice della lista Scelta Civica di Monti ("il maggiore colpevole", l'ha definito lo stesso premier) nonché il vincitore della guerra delle candidature (sono almeno una decina i nomi riferibili a Sant'Egidio in posizioni sicure o buone), il nostro si gioca tutto il considerevole potere di relazione suo e della Comunità nella battaglia elettorale.
Riccardo PacificiDicono fonti vicine a Monti che Riccardi gli abbia assicurato almeno il 15% dei voti: se il risultato dovesse essere inferiore - come sembra possibile - i molti nemici dell'Onu di Trastevere al di qua e al di là del fiume non mancheranno di mettere quella sconfitta sul piatto della bilancia. Forse l'assenza di politici di peso è dovuta anche al tentativo di separare il destino di Sant'Egidio da quello della lista montiana? Domanda malignamente il cronista. Le risposte sono tutte più o meno minimaliste: "La comunità è una cosa, le scelte politiche di suoi membri un'altra".
MICHELE VIETTI FOTO ANDREA ARRIGAÈ un fatto che il movimento ha molto da guadagnare e altrettanto da perdere nella bolgia elettorale. Il suo rapporto col papato di Benedetto XVI è assai solido: l'interlocuzione personale di Riccardi col Pontefice, certo, ma lo testimoniano anche la nomina di monsignor Paglia a presidente dell'importantissimo Pontificio consiglio per la famiglia (in giugno) o quella di pochi giorni fa di Marco Impagliazzo - neopresidente della comunità - a consultore del pontificio Consiglio sui migranti (forse favorita dalla laurea honoris causa che la sua università, quella per stranieri di Perugia, conferì nel 2011 al segretario del papa Georg Gänswein).
MONTI RICCARDIIn poche settimane si saprà se l'Onu di Trastevere otterrà con Riccardi il ministero degli Esteri del nuovo governo Bersani-Monti oppure dovrà cominciare a temere l'ira funesta dei molti che l'hanno odiata negli anni in cui consolidava il suo potere.