Il cv del dottor Stefano Vella pubblicato sul sito dell'Istituto Superiore di Sanità (che è obbligato a pubblicare i cv e stipendi dei dirigenti ESSENDO UN ENTE DI DIRITTO PUBBLICO…)
DAGONOTA - Il dottor Stefano Vella dice testualmente: ''Visto che lavoro per un'istituzione legata al governo, vigilata da due ministeri, mi dimetto da presidente del cda di Aifa… ciò che conta qui, è che si tratta di un ente che si occupa di salute pubblica, al di là del singolo aspetto a cui è dedito. E io dissento da una posizione del mio governo su un tema che è anche di salute, quindi sono deontologicamente incompatibile''.
Un gesto apparentemente coraggioso e di disobbedienza civile, legato alle scelte di politica migratoria del ministro Salvini. Allora uno si chiede: che farà ora? Lavorerà nel settore privato visto che il governo attuale è ''insostenibile, incostituzionale e deontologicamente incompatibile'' con i suoi principi? Andrà all'estero? No! Torna a fare il dirigente (a tempo indeterminato) dell'Istituto Superiore di Sanità, dove guida il GLOB, Centro nazionale salute globale.
Staremo sicuramente parlando di un'istituzione privata, oppure tutto 'sto casino sarebbe alquanto bizzarro. Manco per niente, l'ISS è un ente di diritto pubblico, un organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale che (pure lui!) si occupa di salute pubblica, ed è vigilato dal ministero della Sanità. Praticamente lo stesso regime dell'Aifa, con la sola differenza che a vigilarlo è solo il ministero della Salute, mentre l'agenzia del Farmaco è sottoposta al controllo anche del Tesoro. Forse Vella segretamente ce l'ha con il povero Tria?
Per riassumere: l'eroe du jour ha molto mediaticamente sbattuto la porta del suo ufficio all'Aifa (che avrebbe dovuto lasciare tra qualche mese) per tornare al suo posto da dirigente pubblico (a vita) che ricopre dal lontano 1992, in protesta col governo cinico e infame che continuerà a pagargli lo stipendio fino alla pensione. Salute!
Estratto dall'intervista di Michele Bocci per ''la Repubblica''
Una lettera scritta di notte per lasciare uno degli incarichi più ambiti in campo sanitario, la presidenza dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Stefano Vella se ne va in polemica con la gestione "intollerabile" del caso Diciotti da parte di Matteo Salvini. (…)
Dottor Vella, perché si è dimesso?
"Da un po' di tempo mi frullava in testa questa idea. Già durante il caso Aquarius la situazione mi pareva insostenibile. Per lavoro giro parecchio il mondo e mi dava fastidio essere guardato male. Poi c'è stata la vicenda Diciotti, una cosa assurda e intollerabile dal punto di vista medico. Mi sono arrabbiato, non condivido molte delle scelte di questo esecutivo. Visto che lavoro per un'istituzione legata al governo, vigilata da due ministeri, mi dimetto da presidente del cda di Aifa".
Cosa le ha dato fastidio?
"Mi occupo anche di migranti per l'Istituto superiore di sanità, abbiamo fatto le linee guida per la loro salute in Italia. La Diciotti è territorio del nostro Paese, e nella nostra Costituzione c'è scritto che la Repubblica è obbligata a curare tutte le persone che si trovano sul nostro territorio. L'articolo 32 della Carta è straordinario, dice che vanno assicurate cure gratuite agli indigenti. Nel caso della nave siamo rimasti fuori dalla Costituzione, una cosa che mi ha fatto arrabbiare. Non si possono trattare così le persone in Italia, non si possono negare le cure. Come medico lo ritengo intollerabile. A Catania si è messa in dubbio la civiltà di cui siamo portatori".
(…)
Ora cosa farà?
"Continuo a lavorare all'Istituto superiore di sanità, dove dirigo il Centro di salute globale. Abbiamo circa 25 progetti, molti dei quali europei, anche sulle diseguaglianze di salute".
Chissà quanti, tra coloro che sono ai vertici di apparati dello Stato, non sono d'accordo con questo governo ma restano al loro posto.
"Non saprei quanti sono ma, per quanto mi riguarda, volevo esprimere in modo chiaro il mio dissenso. Per farlo, la scelta deve essere accompagnata da un gesto. Non basta twittare o fare un post. Io dissento su quasi tutto quello che dice il vicepremier Salvini, però lui ci mette la faccia, e ho pensato che deve fare lo stesso anche chi non è d'accordo con lui".
(…)
Cosa ha a che fare Aifa con una vicenda come quella della Diciotti?
"Intanto, in quanto agenzia che si occupa di farmaci, lavora ad esempio per darli agli indigenti e anche ai Paesi in difficoltà che ne hanno bisogno. Ma ciò che conta qui, è che si tratta di un ente che si occupa di salute pubblica, al di là del singolo aspetto a cui è dedito. E io dissento da una posizione del mio governo su un tema che è anche di salute, quindi sono deontologicamente incompatibile".
Come valuta il comportamento del ministero alla Salute nel caso della nave attraccata a Catania?
"Una cosa l'ha fatta. Ha mandato gli ispettori che hanno chiesto di far sbarcare le persone malate".
Dopo le sue dimissioni ha ricevuto chiamate e messaggi?
"A centinaia. Quasi nessuno mi ha detto che ho sbagliato. Sono sorpreso dalle reazioni, solo su Whatsapp ho avuto 1.000 messaggi. Mi hanno anche scritto: "Finalmente qualcuno che alza la testa". Ma a me sembrava un gesto doveroso e non l'ho fatto per pubblicità personale. Anzi, mi sembra di non aver fatto nulla di speciale. O forse è speciale alzare la testa nel nostro Paese in questo momento?".