Fabrizio d’Esposito per “il Fatto Quotidiano”
Ur-Lodges. Dove Ur è tedesco e significa originario e primo. Ur-Lodges sono le superlogge che reggono l’universo, al centro del volume di Gioele Magaldi, massone progressista, di cui ha scritto ieri il Fatto, da oggi in libreria: Massoni a responsabilità illimitata, con la collaborazione di Laura Maragnani ed edito da Chiarelettere.
Tutto il mondo sarebbe governato, ci perdoni il condizionale, da superlogge che determinano ogni decisione, anche sanguinosa, del Potere, con la maiuscola. Quando ha ricevuto, da massone e non da profano, questa illuminazione? E perché ha deciso di renderla pubblica con un libro?
“Non ho ricevuto alcuna illuminazione. Nel 2010 sono stato ammesso a una Ur-Lodge prestigiosa come la “Thomas Paine” e, successivamente, ho avuto il privilegio e l’occasione di esaminare – insieme a una équipe di altri fratelli che hanno collaborato alla stesura del libro – e comparare una mole sterminata di documenti massonici conservati negli archivi privati delle principali Ur-Lodges sovranazionali del pianeta”.
Leggendo il libro, si capisce benissimo anche perché è stato scritto. Era tempo di aprire uno squarcio nei troppi veli manipolatori e mistificatori che rendono indecifrabile una corretta percezione dell’ecumene planetaria (malamente) globalizzata.
È consapevole dei rischi che corre tirando in ballo tutti i potenti del globo senza pubblicare le prove?
Le possibilità erano due. O pubblicavo un’antologia di migliaia di pagine composte da verbali, diplomi, tavole architettoniche, brevetti e documenti vari rinvenuti nei citati archivi, o avrei dovuto cercare di raccontarne il senso e i contenuti in una narrazione confortata da una metodologia storica e socio-antropologica rigorosa e orientata scientificamente.
Ai lettori il giudizio finale sulla bontà e la serietà del risultato conseguito. Ribadisco che, in caso di contestazioni ufficiali e plateali da parte di chicchessia, sarò felice di convocare apposita conferenza stampa worldwide e mostrare i documenti utili a rintuzzare le altrui mistificazioni in malafede.
Qualcuno dei nomi italiani citati nell’elenco degli affiliati alle Ur-Lodges ha già minacciato querele?
Nella trilogia di Massoni (oggi esce il primo volume, ndr) non c’è materia per querele. Si tratta di una rigorosissima ricostruzione delle dinamiche del potere nei secoli della modernità e della contemporaneità, non delle stucchevoli delazioni anti-massoniche di un “pentito”. Io rivendico con orgoglio la mia identità libero-muratoria.
In breve. Le superlogge neoaristocratiche stanno imponendo con un piano partito nel 1981 un nuovo feudalesimo basato sulla globalizzazione e la crisi economica in Europa. Dalla Merkel a Draghi, da Monti a Napolitano, lei traccia un trasversalismo massonico che non esclude nessuno, se non l'ultimo arrivato, Matteo Renzi, che viene definito “aspirante massone”.
Nell’articolo-recensione scritto da lei ieri, insieme a Gianni Barbacetto, accanto a osservazioni molto pertinenti campeggiavano anche alcune imprecisioni. Ad esempio, avete indicato i Kennedy come affiliati alla massoneria. Ma non è vero, e infatti non è scritto nel mio libro.
JFK, piuttosto, fu il primo presidente Usa cattolico e non massone che venne eletto proprio in singolare coesistenza con l’operazione che aveva portato al soglio di San Pietro il primo papa massone, Angelo Roncalli poi Giovanni XXIII. E Robert Kennedy, che pure si era convinto a farsi iniziare nella Ur-Lodge “Carrol of Carrolton” nel novembre 1968, non fece a tempo a diventare libero muratore perché fu assassinato prima.
Io racconto un trasversalismo massonico che include molti, non che “non esclude nessuno”. Quanto a Matteo Renzi, probabilmente nel secondo o terzo volume di Massoni faremo a tempo a descrivere il suo avvenuto passaggio da wannabe (aspirante, ndr) a massone effettivo… La sua iniziazione, infatti, potrebbe essere imminente.
Nel suo racconto è Draghi il supermassone più influente?
È sbagliato metodologicamente ragionare in termini di individui, Mario Draghi è al centro di reti massoniche influenti, questo sì. Ed è un protagonista di questi network. Si tratta degli stessi consessi i quali, dopo aver commissionato a Ciampi e ad Andreatta il famigerato ed esiziale divorzio tra Tesoro e Bankitalia, collocarono Draghi, dal 1991 al 2001, come direttore generale del ministero del Tesoro, a gestire le scandalose privatizzazioni-dismissioni all’italiana.
Il patto del Nazareno è un segreto massonico?
Il patto del Nazareno, per i frutti miseri che sta dando, è attualmente roba di bassa cucina massonica. Se i contraenti e il loro sensale, fratello Verdini, continuano così, a breve saranno severamente puniti dai loro rispettivi elettorati. E si apriranno praterie per altri partiti e movimenti progressisti che dovessero sorgere ex novo.
Se, invece, vi fosse un patto alto e nobile tra Renzi e Berlusconi (più altri) per negoziare nuove regole e condizioni della convivenza politica e socio-economica europea (e per riflesso, italiana) allora il patto diverrebbe benemerito.
Ed è proprio questo che preoccupa gli ambienti di cui Draghi, Merkel e Weidmann (in fittizio litigio fra loro) sono i terminali istituzionali. E da questa preoccupazione che nacque l’editoriale anti-renziano del paramassone De Bortoli sul Corriere della Sera ispirato dal massone Draghi in persona.
Ha paura che le possa capitare qualcosa?
Come ho scritto nel libro, come canta Franco Battiato e come ripeto instancabilmente ad amici e sodali, “vivere venti o quarant’anni in più è uguale, difficile è capire ciò che è giusto…”. Io non ho paura di niente e di nessuno. E non sono un profeta disarmato, tanto per essere chiari.
In conclusione, sul piano dell’analisi esplicativa del mondo contemporaneo, scrivere la trilogia di Massoni era la cosa giusta da fare. Sul piano dell’azione, a gennaio 2015 sarà ufficializzata la nascita del metapolitico “Movimento Roosevelt”: un soggetto che si batterà in trincea, fra la gente comune, per rigenerare il tessuto civile della società italiana ed europea. Per porre fine alla crisi politico-economica inaugurata nel 2007-2008 e per proporre un risolutivo paradigma rooseveltiano e keynesiano con cui affrontare le sfide della globalizzazione.