LO SCHERZACCIO DEL PALAZZACCIO – LA CASSAZIONE SMONTA DI NUOVO L’INCHIESTA RUBY, COME GIÀ ACCADUTO PER BERLUSCONI – POTREBBE AVERE TROVATO ASCOLTO ANCHE LA TESI DELLE DIFESE SECONDO CUI IL BUNGA BUNGA NON C’ENTRAVA NULLA CON LA PROSTITUZIONE. SAREBBE LA SCONFITTA DEL TEOREMA BOCCASSINI
1.RUBY BIS,FEDE E MINETTI SALVATI LA CASSAZIONE “PROCESSO DA RIFARE”
Piero Colaprico per “la Repubblica”
Va rifatto il processo a Emilio Fede e Nicole Minetti. Lo ha deciso ieri la corte di Cassazione, alla fine di una giornata contrassegnata dalle «sorprese », quasi a testimoniare come anche i giudici della suprema corte, come gli osservatori, come i giudici, come la pubblica opinione si siano divisi su Ruby Rubacuori, sulle «cene eleganti » di Arcore.
Per il momento si conoscono pochi elementi, ma pare importante partire da un concetto: il ricorso della procura generale milanese, che chiedeva pene più alte, è stato respinto. Secondo concetto: gli atti tornano a Milano, e non a Monza, quindi Milano viene ancora una volta riconosciuta come la sede competente.
La terza sezione della Suprema Corte vuole dunque un processo d’appello bis sia per l’ex direttore del Tg4 sia per l’ex consigliera della Regione Lombardia, i quali erano stati condannati a quattro anni e dieci mesi e a tre anni di reclusione.
A quanto sembra di capire, i temi centrali sono due, la minore età di Ruby e la prostituzione. Ieri, il procuratore generale Ciro Angelillis aveva puntato la requisitoria su una delle questioni che avevano diviso anche i magistrati milanesi, tanto da causare le clamorose dimissioni del giudice d’appello di Milano Enrico Tranfa: l’età di Karima El Mahroug, che scappata da una comunità in Sicilia, nel 2010 frequentava la villa di Arcore (almeno per otto volte). Fede e Berlusconi potevano non sapere di avere a che fare con una minorenne?
La lettura delle carte giudiziarie aveva portato ieri mattina il Pg a sostenere il contrario della sentenza che ha assolto Berlusconi. E cioè, per lui, l’ex direttore del Tg 4 «conosceva la minore età di Ruby». Ed era stato lui a sostenere che il processo dovesse tornare a Milano, ma perché Fede, a suo parere, non aveva indotto alla prostituzione solo le maggiorenni, ma anche la minorenne. Nel suo ruolo di «“dominus” dell’organizzazione delle serate (...)
nicole minetti a ibiza con damien 14
Era lui a decidere - diceva il magistrato - quando una ragazza doveva uscire di scena per far spazio ad altre». Inoltre, sulla base delle «intercettazioni che dimostrano che c’erano ragazze che ad Arcore si prostituivano», diventava chiaro per il procuratore generale che «le ragazze andavano ad Arcore con il desiderio di essere scelte per il terzo “momento” delle serate, perché avrebbero guadagnato di più se fossero state scelte per entrare nella stanza con Silvio Berlusconi (…) ed erano disponibili all’intera gamma delle prestazioni che andava dalla partecipazione alla cena, agli spettacolini nella sala del bunga bunga fino all’ulteriore “coda” ». E ad aiutarle, occupandosi degli affitti gratis e dell’organizzazione delle serate, c’era anche Nicole Minetti.
Per le difese, però, la visione era diversa. A cominciare dal fatto che ad Arcore, per loro, non c’era prostituzione, ma una corsa volontaria, e non coartata, delle ragazze a farsi ricevere da Silvio Berlusconi. Inoltre, al giornalista - dicono i suoi difensori - «non si possono negare ad un uomo di 84 anni, incensurato, le attenuanti generiche, accordate alla Minetti che aveva addirittura un ruolo istituzionale: credo che ci siano tutti gli elementi per annullare la condanna».
La difesa Minetti ha chiesto di nuovo la nullità della sentenza. Poco prima delle 18, la terza sezione penale, presieduta da Claudia Squassoni, si era ritirata per decidere. Dal processo è “scomparso” Lele Mora, che ha accettato la condanna d’appello. Quanto a Ruby, il suo ruolo torna centrale nell’inchiesta Ruby-ter, sui pagamenti fatti da Berlusconi alle possibili testimoni dei processi.
2. RUBY BIS, PROCESSO DA RIFARE VITTORIA PER FEDE E MINETTI
Luca Fazzo per “il Giornale”
Ci sarà un altro processo, e come andrà a finire è presto per dirlo: ma per ora quella che arriva dalla Cassazione è una ulteriore, pesante tegola su come la Procura di Milano ha gestito il caso Ruby. Dopo avere prosciolto con formula piena Silvio Berlusconi da tutte le accuse che gli erano state mosse da Ilda Boccassini e dal suo pool per le serate nella sua villa di Arcore, ieri sera la Suprema Corte annulla anche le condanne che per la stessa vicenda erano state inflitte all' ex direttore del Tg4 Emilio Fede e alla ex consigliera regionale Nicole Minetti.
La Cassazione accoglie i ricorsi dei difensori dei due imputati, e ordina un nuova giudizio davanti ad un' altra sezione della Corte d' appello di Milano. Nel novembre scorso, Fede e la Minetti erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e dieci mesi e a tre anni di carcere per induzione e favoreggiamento della prostituzione.
Per i giudici della Corte d' appello di Milano nelle serate di Arcore entrambi gli imputati avevano ruoli precisi: la Minetti come capofila delle «Olgettine», le ragazze ospiti delle feste, di cui curava affitti, bollette e quant' altro; Fede come selezionatore e reclutatore delle ragazze, compresa la protagonista eponima dell' inchiesta, Kharima el Mahroug ovvero «Ruby Rubacuori», allora minorenne. Ma quanti conoscevano la vera età di quella ragazzona tutta gambe? Su questo dettaglio si è impiantato buona parte dell' intero caso Ruby.
Silvio Berlusconi è stato assolto in via definitiva perché, qualunque fossero i suoi rapporti con Ruby (e per i giudici non erano rapporti innocenti), credeva di avere a che fare con una fanciulla maggiorenne e vaccinata. E anche Emilio Fede nel processo d' appello si era visto riconoscere un robusto sconto di pena (in primo grado aveva preso sette anni) perché neanche lui conosceva la vera età della el Mahroug.
Ieri, però, il procuratore generale della Cassazione era tornato all' attacco proprio su questo punto, chiedendo che per il solo Fede il processo tornasse a Milano, con un nuovo giudizio d' appello che portasse a una condanna più alta. «È illogico», aveva detto il pg, pensare che il giornalista non conoscesse la vera età di Ruby, che aveva incontrato a un concorso di bellezza in Sicilia, durante il quale la ragazza aveva raccontato la sua triste storia. E quindi quando la aveva introdotta ad Arcore, sapeva bene di portare alle feste una minorenne.
Invece il processo torna a Milano, ma non come vorrebbe il procuratore generale, il cui ricorso viene interamente respinto, ma perché vengano meglio valutate le tesi della difesa, probabilmente quelle cruciali sulla qualificazione giuridica dei fatti esplorati dal processo. Bisogna attendere le motivazioni della sentenza di stanotte per capire in quale punto le argomentazioni degli avvocati di Fede e della Minetti abbiano fatto breccia nel convincimento dei giudici.
Se a venire accolte fossero le argomentazioni secondo cui i dopocena di Arcore, per quanto licenziosi, non avevano il «contenuto prostitutivo» che è stato loro attribuito nel corso di questi anni la bocciatura diventerebbe clamorosa. Nelle loro arringhe, i difensori di entrambi gli imputati hanno battagliato a lungo su questo punto.
La tesi della Procura secondo cui le feste nella casa del Cavaliere si concludevano con episodi di «mercimonio sessuale», nonostante numerose testimonianze contrarie, è sempre stata fatta propria dai giudici che hanno emesso le sentenze: e chi ha osato dire il contrario è stato incriminato per falsa testimonianza. Ora, forse, uno spiraglio si apre.
Intanto, sia Fede che la Minetti vedono allontanarsi, in attesa del nuovo appello, il rischio di vedersi nel giro di pochi giorni costretti ad espiare la pena, come sarebbe accaduto se la Cassazione ieri avesse confermato la sentenza di secondo grado.