Estratto dell’articolo di Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”
[…] C'è una cosa che potrebbe fare in più chi, da Casaleggio a Di Maio, si dice "diverso" dagli altri: studiarsi attentamente le carte dell' indagine non dal punto di vista penale (che sarà valutato a dai giudici), ma politico, sociale e antropologico. Il quadro che emerge è un magnifico selfie di quel che accade in Italia quando cambia o rischia di cambiare il sistema con i suoi equilibri di potere.
[…] Oggi il Gattopardo è la Lega di Salvini che, sotto le mentite spoglie del nuovo che avanza, ricicla tutto il vecchio che è avanzato (idee, persone, lobby, prassi), controbilanciato dall' elemento più nuovo che la politica italiana al momento conosca: i 5Stelle. Questi però non hanno né la solidità culturale, il savoir faire amministrativo e la classe dirigente adeguata per arginare il tracimante falso nuovismo leghista.
E nemmeno per resistere ai tentativi di infiltrazione. Parnasi, Bisignani e quelli come loro sanno benissimo che i Di Maio e le Raggi sono inavvicinabili: hanno mille difetti, ma non la corruttibilità. E allora aggirano l' ostacolo e bussano alla porta dei Lanzalone, trovandola spalancata. Distinguere le verità dalle millanterie sarà compito dei magistrati. Ma leggere di riunioni in casa Parnasi fra Lanzalone e Giorgetti, leghista per tutte le stagioni, per "fare il governo" e di missioni di Lanzalone nei palazzi del potere per le nomine pubbliche dà l'idea della permeabilità del "nuovo" alle infiltrazioni del "vecchio".
Un movimento cresciuto troppo in fretta e chiamato troppo presto al governo con quadri improvvisati si affida agli "esterni": tecnici, consulenti, boiardi, funzionari, avvocati presi a prestito dal privato, dall'università, dal Parastato, dalla Pubblica amministrazione, che magari sono fin troppo competenti, ma non necessariamente condividono i valori di chi li ha chiamati.
E presto o tardi possono cedere a tentazioni di potere, di privilegio, di conflitto d' interessi o addirittura di corruzione. E allora può succedere di tutto: di azzeccare la scelta arruolando persone di valore (si spera che Conte lo sia) o di sbagliare clamorosamente portandosi il nemico in casa, come Marra, Lanzalone o Giordana (il braccio destro della Appendino dimessosi per una multa levata a un amico).
Troppi campanelli d'allarme per non porsi il problema strutturale di un Movimento nato sulla trasparenza, sull' onestà e sul civismo che potrebbe fare del bene all'Italia e invece rischia di perdere - e soprattutto di farci perdere - un occasione che potrebbe essere l'unica: la cronica mancanza di una classe dirigente autonoma, forte e preparata e responsabile, capace di attrarre le forze migliori della società.
Col risultato di affidare la scelta di candidati, sindaci, assessori, ministri, sottosegretari e consulenti al caso, o al culo. Certo, quando poi la mela marcia salta fuori, ci si può consolare rinfacciando agli altri di essere peggio e di non cacciare nessuno nemmeno dopo la condanna definitiva.
Ma, fermo restando che nessuno nasce dal nulla, tutti hanno una vita precedente e la fabbrica dei santi ha chiuso da un pezzo, una forza "diversa" dovrebbe darsi gli strumenti più adeguati per selezionare uomini e donne a prova di bomba. Altrimenti, di errore in errore, passerà fra la gente l' idea che sono tutti uguali, non si può cambiare niente e tanto vale riaffidarsi ai vecchi puzzoni. A noi, della sorte dei 5Stelle, importa poco o nulla: ma se anche stavolta le aspettative di cambiare venissero frustrate, nessun altro ci proverà mai più.