LA SERVITÙ VOLONTARIA - INCREDIBILE MA VERO: TRAVAGLIO CONTRO I MAGISTRATI, CHE SI SONO PIEGATI AL NUOVO DIKTAT RENZIANO, CIOÈ PIAZZARE MELILLO AL VERTICE DELLA PROCURA DI MILANO: ''LE TOGHE COLLABORANO FESTOSAMENTE ALLA NORMALIZZAZIONE COME SERVI FELICI. E RINGRAZIANO PURE I POLITICI''
Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano”
Immaginate la scena. Dovendosi nominare il nuovo procuratore di Milano, il governo Berlusconi schiera il capo di gabinetto del suo ministro della Giustizia. E il Csm, anziché scartare la candidatura per evidenti motivi di opportunità e decenza, la prende sul serio, al punto che il magistrato che va a braccetto col ministro è uno dei candidati più accreditati per succedere a Borrelli, D' Ambrosio, Minale e Bruti Liberati. Ce ne sarebbe abbastanza per far gridare all' occupazione politica della Procura più cruciale d' Italia.
E lanciare appelli, manifestazioni, proteste in difesa dell' indipendenza della magistratura. Invece si dà il caso che, a candidarsi a procuratore di Milano, sia il capo di gabinetto del Guardasigilli del governo Renzi, l' ex pm napoletano Giovanni Melillo: ottima persona e valente pm napoletano, per carità, se non fosse che nel '99 fu distaccato fuori ruolo per lavorare al Quirinale con Ciampi e dal 2014 ha di nuovo smesso la toga per collaborare col ministro Andrea Orlando.
Siccome non s' è mai visto un funzionario del governo che aspiri a guidare la Procura di Milano, ci sarebbe da attendersi un bel dibattito, un po' di polemica, magari qualche protesta.
Un premier intelligente, già sospettato di piazzare i suoi amici dappertutto, sconsiglierebbe al dottor Melillo un passo del genere, per salvare almeno le forme. E, se non lo facesse lui, provvederebbe un uomo prudente come Orlando.
Intanto la magistratura dovrebbe ribollire di allarme per l' ennesimo tentativo di normalizzare una Procura così importante. Ma non lo fa, anche perché ha taciuto sul caso analogo e già consumato di Palermo, con la nomina di Franco Lo Voi al posto dei ben più titolati Guido Lo Forte e Sergio Lari (entrambi procuratori antimafia in servizio, mentre Lo Voi non ha mai diretto neppure un condominio).
Nomina annullata dal Tar per la sua palese illegittimità, ma di recente confermata da una sentenza-supercazzola del Consiglio di Stato che ribalta le regole del Csm e spaccia per un titolo di merito ("le diverse esperienze maturate, anche in ambito internazionale… nell' ottica di un giudizio complessivo e unitario…"), anziché di demerito, l' incarico burocratico-amministrativo gentilmente offerto dal terzo governo Berlusconi a Lo Voi come delegato italiano in Eurojust.
IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE
Tornando a Milano: come può un magistrato che tuttoggi lavora per il governo Renzi non solo essere, ma anche e soprattutto apparire imparziale e indipendente verso il potere politico?
Il tutto nella Procura che dovrà gestire le indagini vecchie e (si spera) nuove su Expo, che coinvolgono i principali collaboratori e certe scelte (non ancora prescritte) di Giuseppe Sala, scelto proprio da Renzi come candidato sindaco.
Invece non vola una mosca. Il caso Melillo non esiste. Il capogabinetto di Orlando è tra i candidati favoriti per Milano, alla pari con magistrati che indagano a Milano da una vita senza riguardi per i poteri forti, come Francesco Greco, Ilda Boccassini e Alberto Nobili. Anzi, secondo gli spifferi del Csm, è il più gradito non solo a Renzi, ma anche al vicepresidente Legnini (a sua volta passato direttamente dal ruolo di sottosegretario a quello di numero 2 del Csm in quota Pd) e al presidente Mattarella. Il fatto di lavorare per il governo, per Melillo, non è considerato un handicap.
Anzi, nell' èra delle larghe intese e dell' eterno Nazareno per mettere la mordacchia a tutte le istituzioni di garanzia, fa addirittura curriculum. Perché fa pensare, a torto o a ragione, a una speciale "affidabilità politica". Così come per Lo Voi: se B. & C. lo spedirono a Eurojust, avranno avuto i loro buoni motivi. E così come per il nuovo procuratore generale di Trento, Giovanni Ilarda, anche lui fuori ruolo da anni, addirittura assessore alla Presidenza della Regione Sicilia nell' aulentissima giunta di Raffaele Lombardo (poi condannato a 6 anni e 8 mesi in primo grado per mafia).
Ilarda passava per il Brunetta della Trinacria, per le sue continue sparate contro assenteisti e raccomandati. Poi purtroppo la sua giunta nominò dirigente sua figlia Giuliana Ilarda, 27 anni, con contratto quinquennale da 75 mila euro annui, a chiamata diretta.
Il papà ex pm e moralizzatore intervenne subito a difenderla con un discorso alla Cetto La Qualunque: "Mia figlia è laureata al Dams di Palermo con 110 e lode, parla correntemente due lingue, è un' esperta di informatica e ha messo a disposizione la sua professionalità per un periodo limitato in un settore coerente: quello dei Beni culturali, non in un altro". Come se fosse l' unica siciliana con quel curriculum. Per fortuna la ragazza si rivelò migliore di suo padre e si dimise il giorno stesso.
Ora il papà è il nuovo Pg di Trento. Il Csm ha deciso di premiare il suo talento, dopo aver bocciato per due volte la domanda di Nino Di Matteo - il pm antimafia più scortato e a rischio d' Italia - per un posto assolutamente dovuto di procuratore aggiunto alla Superprocura. Colpirne uno per educarne 10 mila, è il messaggio che doveva passare. E infatti è passato. Ora i casi Lo Voi e Ilarda sembrano fatti apposta per spalancare le porte di Milano all' uomo di Renzi e Orlando.
Solo la corrente progressista dell' Anm, Area, ha rotto il silenzio proponendo sottovoce - sulla propria mailing list - di sbarrare la strada ai "fuori ruolo" che vogliono passare direttamente a un incarico direttivo e di imporre loro di rimettersi la toga sulle spalle per un certo numero di anni prima di candidarsi a dirigere una procura o un tribunale.
Sarebbe il minimo sindacale della decenza, almeno per i "fuori ruolo" scelti dal potere politico (cosa diversa è l' esperienza al Csm). Anzi, c' è da domandarsi come mai, dopo vent' anni di polemiche sulla magistratura politicizzata, nessuno abbia ancora pensato a una regola così ragionevole.
Domanda ingenua: l' accusa di "politicizzazione" è sempre toccata ai pochi magistrati indipendenti su piazza, quelli che osano indagare sui piani alti del potere, mentre i molti davvero politicizzati hanno sempre fatto comodo a tutti, infatti ricevono premi, prebende, incarichi, promozioni e grandi applausi per la loro squisita imparzialità (direttamente proporzionale al loro dolce far nulla, meglio se affiancato da grandi doti insabbiatorie).
In fondo, che i politici vogliano normalizzare i magistrati, non è una novità. La novità è che ora i magistrati, in piena sindrome di Stoccolma, collaborano festosamente alla normalizzazione come servi felici. E ringraziano pure i politici per il gentile pensiero.
Nelle scuole della magistratura, oltreché al Csm, andrebbe distribuito un opuscolo scritto a metà del '500 dal francese Étienne de La Boétie, Discorso sulla servitù volontaria:
"Vorrei riuscire a comprendere come sia possibile che tanti uomini, tanti paesi, tante città, tante nazioni talvolta sopportino un tiranno solo, che non ha altro potere se non quello che essi stessi gli accordano, che ha la capacità di nuocere loro solo finché sono disposti a tollerarlo, e che non potrebbe fare loro alcun male se essi non preferissero sopportarlo anziché opporglisi… Non c' è bisogno di combattere questo tiranno, né di toglierlo di mezzo; si sconfigge da solo, a patto che il popolo non acconsenta alla propria servitù. Non occorre sottrargli qualcosa, basta non dargli nulla…
È il popolo che si fa servo, che si taglia la gola da solo, che potendo scegliere tra servitù e libertà rifiuta la sua indipendenza e si sottomette al giogo; che acconsente al proprio male, anzi lo persegue… Questo vostro padrone che vi domina ha soltanto due occhi, due mani, un corpo, niente di diverso da quanto possiede l' ultimo abitante del grande e sconfinato numero delle vostre città eccetto i mezzi per distruggervi che voi stessi gli fornite… Decidete una volta per tutte di non servire più e sarete liberi".