Michele Arnese per www.startmag.it
Una frase tosta del leader Matteo Salvini. Un tweet puntuto di un sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Mugugni più o meno espliciti e pubblici di esponenti ed economisti vicini alla Lega.
Non una guerra dichiarata contro Mario Draghi, dunque, per le parole pronunciate ieri dal presidente della Bce sull’Italia. Ma di certo nella maggioranza di governo e nell’esecutivo gli sbuffi non mancano – specie nella Lega – contro Draghi.
Ma che cosa ha detto in sostanza, di “politico”, ieri il presidente della Banca centrale europea? “Cari Di Maio e Salvini, non sarò io a togliervi le castagne dal fuoco”.
E’ questo il senso del messaggio secondo il quotidiano La Stampa: “A giudicare dalla durezza del messaggio – asciutto ma senza appello – la lunga pausa estiva e la lettura dei giornali devono aver indotto Mario Draghi ad accumulare un certo fastidio verso alcuni comportamenti del governo giallo-verde”, ha scritto Alessandro Barbera sulla Stampa: “Una crisi che, fa capire Draghi, il governo rischia di innescare senza alcun significativo atto di governo. Più o meno quel che accadde alla Grecia fra il 2015 e il 2016”.
A raggelare speranze e aspettative su debito pubblico e spread è stato un breve passaggio della conferenza stampa di Draghi. Quando, in particolare, il presidente dell’Istituto centrale con sede a Francoforte ha detto che “non c’è alcuna speranza che il piano di acquisto titoli della Bce venga allungato per alleggerire il peso delle decisioni che attendono il governo”, ha sintetizzato La Stampa. “Il nostro mandato non è quello di finanziare i debiti pubblici”, ha detto esplicitamente Draghi.
Nessuna apertura, dunque, alle attese non solo dell’economista Claudio Borghi, presidente leghista della commissione Bilancio della Camera (che da tempo sollecita la Bce (perché la Bce non può intervenire a difesa di uno Stato e del suo debito sovrano in caso lo spread superi una certa soglia? , dice da tempo Borghi), ma neppure alle proposte tutt’altro che anti euro di Paolo Savona.
paolo savona col suo libro (2)
Il ministro per gli Affari europei nei giorni scorsi ha inviato alla Commissione di Bruxelles un documento con idee e suggerimenti anche sul ruolo della Bce da rafforzare e in materia di investimenti, deficit e debito pubblico.
Da sottolineare, a questo proposito, le idee di Savona su come stabilizzare il debito in rapporto al Pil. “Per il pregresso si dovrebbe operare mediante quote di ammortamento a lunghissimo termine, garantite dalla Bce. Che a sua volta potrebbe rivalersi, in caso di inadempienze, su una quota predeterminata di entrate fiscale o sulla vendita di determinati beni pubblici. Naturalmente la quota d’ammortamento dovrebbe essere contemplata, come spesa, ai fini della determinazione del deficit di bilancio”, ha commentato l’ex sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, analizzando il documento di Savona.
Occorre dunque rimediare, secondo Savona, al primo vizio di origine nella costruzione dell’eurosistema: “Quello di non aver sistemato subito gli eccessi di debito pubblico rispetto al PIL, invece di introdurre il criterio di convergenza verso il parametro del 60% – chiosa a Start Magazine l’editorialista Guido Salerno Aletta – I danni di questa impostazione sono stati enormi: chi era in eccesso rispetto al limite h dovuto ricorrere a politiche restrittive, pena l’esposizione alla speculazione e l’emergere degli spread tra i propri titoli sovrani e quelli di riferimento. Di conseguenza, il costo del danaro si è differenziato anche in misura rilevante, divaricando ulteriormente le performance economiche e sociali dell’eurozona e alterando le condizioni di corretta competizione tra imprese”.
Ma su queste proposte di Savona, nessun commento da parte di Draghi. Che, anzi, ha chiuso la porta, come detto: “Il nostro mandato non è quello di finanziare i debiti pubblici”.
Da qui l’irritazione di ampi settori del governo M5S-Lega. Il primo a reagire è stato Salvini: “Conto che gli italiani in Europa facciano gli interessi dell’Italia come fanno tutti gli altri Paesi, aiutino e consiglino e non critichino e basta”. Così il vicepremier e ministro dell’interno ha commentato ieri – secondo Askanews – le parole di Mario Draghi, presidente della Bce, che ha chiesto alla politica italiana di passare “dalle parole ai fatti”.
Più diretto alla persona e all’istituzione, e puntuto sul dossier, è stato stamattina su Twitter il sottosegretario di Paolo Savona agli Affari europei, Luciano Barra Caracciolo, da tempo vicino a Savona, Antonio Maria Rinaldi, Bagnai e Borghi: “Quindi l’indipendenza consente di dare istruzioni ai governi e di fare le pagelle selettive dei membri del governo?”. Un tweet che fa riferimento alle “pagelline firmate Draghi”, come sottolineato ieri da Start Magazine in questo articolo. Pagelline, ovvero elogi da parte di Draghi solo per il premier Giuseppe Conte, per il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e per il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi.
Un tweet, quello del sottosegretario Barra Caracciolo, ritwittato da Alberto Bagnai, economista, presidente della commissione Finanze del Senato e voce ufficiale della Lega in materia economica.
LucianoBarraCaraccio@LucianoBarraCar
Quindi l'indipendenza consente di dare istruzioni ai governi e di fare le pagelle selettive dei membri del governo?
"L'indipendenza" trasmoda in assunzione di ruolo gerarchico e di valutazione politicahttp://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/draghi-fa-39-39-ciao-ciao-39-39-savona-borghi-39-39-non-182842.htm …
2. LE PAGELLINE FIRMATE DRAGHI PER CONTE, TRIA, MOAVERO E…
Michelangelo Colombo per www.startmag.it
Elogi espliciti di Mario Draghi per il premier Giuseppe Conte, per il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e per il titolare degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. Bacchettate, invece, per esponenti della maggioranza M5S-Lega, e fors’anche per alcuni ministri e leader di partito mai citati, comunque.
Elogi e bacchettate dal sapore “politico” quelli distribuiti oggi dal presidente della Bce, Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa dopo la riunione del board dell’Istituto centrale sulla politica economica e i tassi.
Ecco le parole salienti del presidente della Banca centrale europea.
L’ELOGIO DI DRAGHI PER CONTE, TRIA E MOAVERO
“La Banca centrale europea si atterrà a ciò che hanno detto il primo ministro italiano, il ministro dell’Economia e il ministro degli Esteri, e cioè che l’Italia rispetterà le regole”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, rispondendo alla domanda se le politiche del governo e il rialzo dello spread possano richiedere misure da parte dell’Eurotower nel 2019 per evitare fenomeni di contagio. “Non abbiamo ancora visto alcun contagio”, ha aggiunto Draghi.
LE BACCHETTATE DI DRAGHI A…
“Negli ultimi mesi le parole sono cambiate molte volte e quello che ora aspettiamo sono i fatti, principalmente la legge di bilancio e la successiva discussione parlamentare”, ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, riferendosi all’Italia e alle dichiarazioni di esponenti della maggioranza M5S-Lega e di alcuni ministri (non menzionati) che hanno fatto impennare lo spread. “Purtroppo – ha detto – abbiamo visto che le parole hanno fatto alcuni danni, i tassi sono saliti, per le famiglie e le imprese” anche se “tutto ciò non ha contagiato granché altri paesi dell’Eurozona, rimane un episodio principalmente italiano”.
IL MANDATO DELLA BCE
“Il nostro mandato è la stabilità dei prezzi e il quantitative easing è uno degli strumenti con cui lo perseguiamo”, ha detto il presidente della Bce in risposta a una domanda sui timori in Italia che la fine del QE equivalga a lasciare il paese a se stesso. “Nel merito, il mandato della Bce non è assicurare che i deficit dei governi siano finanziati in qualsiasi condizione”.
Una risposta in cui esponenti della maggioranza di governo scorgono una chiusura degli auspici contenuti nel documento firmato dal ministro degli Affari europei, Paolo Savona, ha inviato a Bruxelles per conto della presidenza del Consiglio.
LE STIME DEL PIL
La Bce ha limato le stime del pil dell’area euro per il 2018 e il 2019. Lo ha svelato il presidente Mario Draghi nella conferenza sui tassi secondo cui per il 2018 le proiezioni Bce ora stimano una crescita del 2% contro il 2,1% di giugno mentre nel 2019 sarà dell’1,8% contro il precedente 1,9. Per il 2020 resta confermato un aumento dell’1,7%.
I VERI PERICOLI
Per sostenere l’inflazione sono ancora necessari misure di stimolo per via dei rischi legati al protezionismo e alle turbolenze sui mercati emergenti, ha detto Draghi assicurando comunque di prevedere che il rialzo dell’inflazione verso l’obiettivo vicino al 2% continuerà anche dopo la fine del Qe.