SOGNO O SON SONDAGGIO - I MUSULMANI DI CASA NOSTRA CONTRO L’IS ANCHE SE PER LORO L'ITALIA NON RICONOSCE LIBERTA’ DI CULTO E VERA INTEGRAZIONE - QUEL 3% CHE GIUSTIFICA I METODI DEL CALIFFO
Vladimiro Polchi per “la Repubblica”
«L’Is è un gruppo terroristico ». Ovvio? Non proprio, se a dirlo sono i musulmani d’Italia. E non si fermano qui: «I foreign fighters tradiscono l’islam» e «il rischio attentati in Italia è molto basso». Se li ascolti, gli islamici di casa nostra ti rassicurano: moderati e ostili a ogni deriva integralista. Non senza ombre, però. Per loro, l’Italia non garantisce la piena libertà di culto, né una vera integrazione. Insomma, il nostro Paese rischia di trasformarsi in una fabbrica di tensioni.
Mentre le cronache inseguono gli ultimi attentati targati Is, la fondazione Leone Moressa ha realizzato per Repubblica un’indagine per comprendere l’opinione dei musulmani in Italia: un esercito di un milione e 600mila fedeli. Oggi, infatti, circa un terzo degli immigrati è di fede islamica.
Le nazionalità più rappresentate sono la marocchina ( circa 450mila presenze), l’albanese (300mila) e quella del Bangladesh (100mi-la): «Si tratta di comunità radicate nel nostro Paese da molti anni — scrivono i ricercatori della Moressa — ben inserite nel tessuto socio-economico locale ». Il sondaggio intercetta anche molti giovani musulmani di seconda generazione e di cittadinanza italiana. Ebbene, cosa pensano?
Le criticità, innanzitutto: il 63% ritiene che la propria libertà di culto in Italia non sia garantita. Per questo chiedono una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica (molto importante per l’80,8% degli intervistati) e la costruzione di moschee (il 76,5%). Solo una minoranza (il 34,6%) fa autocritica e ritiene necessario formare i musulmani stessi al rispetto delle leggi italiane. Non solo.
Appena un quarto degli intervistati (26,6%) ritiene che gli islamici siano ben integrati, mentre la maggior parte denuncia una scarsa integrazione e addossa le colpe alla «scarsa apertura della società italiana ». Sul piano personale, invece, le cose vanno meglio: i musulmani si sentono ben inseriti all’interno della comunità islamica e della società italiana (rispettivamente il 67,4% e il63,6%).
Ma è sull’islam che le risposte sorprendono. Oltre la metà dei musulmani (il 69,3%) sostiene che le primavere arabe del 2011 abbiano portato a un peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni, mentre il 15,7% pensa che abbiano migliorato solo la situazione politica. E ancora: il 47,3% ritiene che la politica debba favorire la libertà religiosa, ma solo il 18,3% giudica opportuna una netta separazione tra politica e religione, mentre ben il 34,4% sostiene che la politica debba ispirarsi ai dettami religiosi.
I musulmani d’Italia si rivelano comunque un popolo di moderati: l’88,5% giudica lo Stato islamico un gruppo terroristico non ispirato all’islam, l’8,5% ne riconosce il giusto intento ma ne condanna l’azione e il 3,1% sostiene che l’Is cerchi di diffondere il “vero” islam.
La maggioranza giudica negativamente anche i foreign fighters, musulmani europei che combattono in Medio Oriente: l’80,9% lo ritiene un fenomeno isolato che non è collegabile alla comunità islamica, il 17,6% sostiene che si ispira sì alla religione ma ne condanna le azioni e solo l’1,5% li riconosce come combattenti per i valori dell’islam.
Altro tema caldo è il rischio terroristico in Italia. Il 71% dei musulmani ritiene che sia molto basso, il 23% pensa che il rischio sia medio, mentre poco più del 6% lo avverte alto o molto alto. I fattori di rischio? Il 41% indica la complessa situazione internazionale, il 39% denuncia la mancanza di efficaci politiche di integrazione, il 15,1% punta il dito contro la gestione poco efficace della sicurezza italiana, mentre solo il 4,8% collega il terrorismo ai movimenti migratori e agli sbarchi sulle coste.
«Dall’indagine emerge un punto di vista della comunità islamica abbastanza inedito — concludono i ricercatori della Moressa — da un lato la richiesta di tutele e integrazione nella società ospitante, e dall’altro una netta contrapposizione al terrorismo e all’Is».