Andrea Tarquini per "la Repubblica"
I politici italiani lo invitano (come Giorgia Meloni) a restituire sovranità monetaria all' Africa. O lo definiscono (come Matteo Salvini) " Napoleone nel mondo, ma in difficoltà a casa". Ma lui sembra ignorare le pressioni internazionali e sceglie di esercitare la sua leadership con azioni- lampo. Così il presidente francese, Emmanuel Macron, ha destituito e richiamato al ministero, in corsa, l' ambasciatore in Ungheria.
Il quale senza consultare Parigi aveva elogiato Orbán su ogni punto, contraddicendo la linea del governo che rappresenta. Subito nominato il nuovo capo missione: una donna stimatissima a Quai D' Orsay, Pascale Andreani.
Macron ha deciso nel week end. L' ambasciatore dimesso porta il nome di Eric Fournier.
In un memorandum riservato per il ministero degli Esteri francese e per l' Eliseo, ma scoperto da giornalisti investigativi, aveva elogiato la politica del premier ungherese alludendo ad ogni punto della sua controversa politica. Non solo tolleranza zero verso i migranti, ma anche il "sì" divenuto improvvisamente "no" al compromesso di Angela Merkel al vertice sull' immigrazione; l' autocrazia con cui Orbán governa lasciando l' economia in mano ad oligarchi amici, media imbavagliati, istituzioni occupate e private di ogni autonomia degna di uno stato di diritto; l' amicizia con Putin in un asse sempre più ostile alla Nato e all' Europa.
È ovvio in qualsiasi paese e particolarmente nella prassi dell' efficiente ministero degli Esteri francese che un ambasciatore in contrapposizione frontale con le scelte del governo che rappresenta debba affrontare conseguenze. Macron ha fatto sapere: « Se avesse detto quelle cose in pubblico, sarebbe stato anche passibile di licenziamento in base al regolamento interno amministrativo ».
Non a caso il presidente francese ha scelto di compiere un duro gesto dimostrativo proprio ora. Lo ha fatto mentre la sua alleata Angela Merkel deve affrontare nei Popolari europei e a casa crescenti simpatie ed elogi verso la politica del leader ungherese, che raccoglie consensi crescenti nella famiglia dei democristiani del Vecchio continente. La partita è aperta. Vedremo come andrà a finire. Orbán non rinuncia a guidare i sovranisti di tutta Europa.
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