Francesco Olivo per “la Stampa”
Solo a sentirli nominare, le signore si irrigidiscono: «Perché ci devi mandare per traverso le olive?». Pablo Iglesias, leader di Podemos, è l’uomo del momento, ma certo non qui, al barrio de Salamanca, il quartiere più ricco di Madrid. Gli indignados fanno indignare e qualcuno è persino spaventato. Lui, Pablo, ai suoi comizi non fa nulla per essere amato da queste parti, attacca «los de arriba», quelli che stanno in alto nella società: «Nei loro quartieri è pieno di corruzione». Discorsi rivolti ai politici e banchieri che qui vivono da sempre.
Una retorica che non facilita un successo ai seggi di zona: la nuova sindaca Manuela Carmena qui ha preso poco più del 20%, persino tanto vista l’aria che tira. La sua rivale del Pp, Esperanza Aguirre, idolo di zona, ha superato ampiamente il 50. Percentuali alte per la destra, ma meno clamorose di quattro anni fa, quando il Partito Popolare andava oltre il 60. Trovare un fan del «cambio politico» è impresa impossibile, per trovare nemici basta chiedere. Il signor Fernando Gonzalez Limon è seduto al bar della calle Don Ramon de la Cruz con la moglie Esther, pochi metri più in là c’è la casa di Rodrigo Rato, vice di Aznar, ex presidente del Fmi, arrestato poco prima delle elezioni, accusato di aver nascosto milioni in Svizzera.
«SONO TOTALITARI»
Ma il signor Gonzalez Limon è più infastidito dalle scene che ha visto domenica, «la festa di quelli là», davanti al museo Reina Sofia, «quella gentuza», gentaglia, «magari fossero solo comunisti, di quelli eravamo già pieni, questi sono venezuelani». Il legame di Podemos con il regime di Chavez e Maduro è al centro di tutti i discorsi: «Sono totalitari», dice un avvocato uscito dall’ufficio, «il loro modello di città è Caracas» immagina un medico, Miguel Suarez.
Poco più in giù c’è la calle Lagasca, con la bellissima ambasciata italiana, Juanjo, 30 anni, è appena uscito dalla palestra e nel pettinarsi non ha risparmiato sulla gelatina: «Mio padre mi ha chiamato ieri, dice di ritirare i soldi dalla banca, questi ci portano via tutto».
Le case più care sono quelle della zona di El viso, dove un gruppo di signore prende un caffè: «Quelli ci odiano e qui non mettono piede. Siamo scioccate da domenica». L’altra la interrompe e spara a zero contro la nuova sindaca: «Io Manuela la conosco da quando era piccola, è senza vergogna, si è appoggiata al regime di Franco quando le ha fatto comodo, poi è diventata comunista e amica dell’Eta».
«CONTRO LE TRADIZIONI»
Una coppia di cinquantenni esce da una boutique di lusso della calle Serrano, accanto alla Castellana, parlano di Podemos quasi con dolore: «Nostro figlio ha votato per loro». Più si va più verso il parco del Retiro, più l’argomento vira sul calcio: la panchina del Real Madrid è al centro del dibattito. D’altronde questa è la zona di Carlo Ancelotti, mandato via dal club due giorni fa e già rimpianto.
Sulla piazza dell’Indipendenza, al civico 5, c’è il palazzo dove vive l’allenatore italiano, residenza di lusso, con «la vista più bella della città», dice un vicino di casa, angustiato più da Florentino Perez che da Pablo Iglesias. A tre fermate dal Retiro, c’è Las Ventas, la plaza de Toros della città: alle 7 comincia la Corrida e c’è la coda per i biglietti. Nemmeno il popolo taurino ama Podemos: «Sono contro le nostre tradizioni», dice Paco, maestro in pensione, «meglio sbrigarsi a venire, ci toglieranno i tori come hanno fatto a Barcellona».