Salvatore Cannavò per "il Fatto Quotidiano"
Le dimissioni di Raffaele Bonanni dalla segreteria della Cisl sono rassegnate. Per conoscere il successore alla guida del sindacato cattolico occorrerà attendere l’8 ottobre quando il Consiglio generale eleggerà la nuova segreteria attorno, probabilmente, ad Annamaria Furlan.
Ieri, Bonanni ha spiegato la sua decisione di anticipare l’addio al vertice della Cisl confermando l’unità interna e la necessità di una “riorganizzazione”. Alla riunione, riservata, del vertice Cisl ha ribadito la sensazione di “stanchezza” del gruppo dirigente e la necessità di dare una “scossa”. Ha anche chiesto di esprimere eventuali contrarietà sulla scelta di Furlan come erede: “Mi pare che siamo tutti d’accordo” ha chiosato di fronte all’assenza di contestazioni.
Nel confronto interno, però, non sono mancati quelli che alcuni dirigenti definiscono “colpi bassi”. In particolare una lettera anonima, circolata tra le varie mail del gruppo dirigente, che ha puntato il dito contro la pensione di Bonanni e le modalità con cui è stata ottenuta.
Lo stesso Bonanni ha smentito il caso e riferendosi ai 4.800 euro netti al mese percepiti dall’Inps ha così polemizzato con il Tg Sky: “Dopo 47 anni di contribuzione non prenderò neanche la pensione che prende il suo caporedattore”. Il suo entourage rincara la dose: “Quale politico o oscuro dirigente di provincia, percepisce una cifra simile dopo aver guidato una grande organizzazione?”.
Il problema, però, non è solo nell’importo della pensione. Al momento del suo ritiro Bonanni beneficiò del vecchio sistema retributivo che prevedeva di calcolare la pensione sulla media degli ultimi cinque anni di stipendio su cui applicare un’aliquota del 2% per ogni anno di contribuzione. Per l’Inps l’anzianità contributiva è data dal totale dei contributi fino ad un massimo di 40 anni con i quali si percepisce l’80% della media degli ultimi stipendi.
Con una pensione di 4.800 euro netti, Bonanni deve aver percepito una media retributiva pari a 6.000 euro al mese. Ma questo non coincide con i 90 mila euro lordi annui da lui dichiarati, cioè circa 4.500 euro al mese. C’è stato quindi, negli ultimi anni, uno scatto di stipendio improvviso, un aumento di quelli che i lavoratori si sognano.
Un meccanismo già utilizzato dall’ex segretario della Cgil, Guglielmo Epifani che si è aumentato lo stipendio di circa 800 euro al mese negli ultimi anni di segreteria. “In realtà si tratta di un bonus ottenuto al momento della liquidazione che è stato pari a sei mensilità” spiegano nel suo entourage. Un “espediente” utilizzato anche da altri segretari della Cisl.
La polemica, comunque, evidenzia un dibattito interno finora sottaciuto. E che riguarda gli assetti interni e il tipo di azione sindacale da intraprendere. Non a caso, proprio ieri, i metalmeccanici della Cisl hanno presentato la manifestazione che si terrà il 30 settembre sotto palazzo Chigi. “Il cambiamento deve essere forte” ha detto il segretario Fim, Beppe Farina che pure con Bonanni ha condiviso tutta la vicenda Fiat: “Serve un nuovo modo di creare rapporti sindacali”.
Allo stesso tempo, il sindacato di via Po deve barcamenarsi tra ambizioni diverse. Lo prova la dichiarazione molto fredda nei confronti dell’ipotesi Furlan fatta ieri dal segretario regionale della Lombardia, Gigi Petteni, proveniente dalla potente Cisl di Bergamo, vicino a Cl e che preme da tempo per un maggior ruolo nella Confederazione. Ieri Bonanni ha “staccato la spina”. Da oggi inizia una fase nuova.