SUONA IL DA-GONG SU PRODI AL COLLE? - UNA RELAZIONE DEI SERVIZI SEGRETI INVIATA A MONTI E D’ALEMA INDIVIDUA NELLA AGENZIA DI RATING CINESE “DAGONG” UN PERICOLO PER L’ITALIA – PRODI E’ SUPERCONSULENTE DELLA DAGONG E “PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA STRATEGIA DI CRESCITA INTERNAZIONALE” - RISCHI DI UN “SACCHEGGIO” DELLE INDUSTRIE ITALIANE? NEL MIRINO DEGLI 007 LA PROSSIMA APERTURA DI UNA SEDE A MILANO…

Franco Bechis per "Libero"

Allarme rosso! I servizi segreti italiani hanno tirato giù dal letto il presidente del Consiglio Mario Monti e già che c'era - no anche il presidente del Copasir, Massimo D'Alema. Non c'è tempo da perdere, perché proprio mentre i politici italiani si baloccano con le elezioni, il nemico è pronto ad approfittarne e sta per infiltrarsi nella Regione più ricca del paese e con furbizia da lì si cuccherà una ad una le più belle aziende italiane, mettendo ko l'economia nazionale.

E chi è il nemico, la spia di segreti industriali intercettata dai valorosi 007 italiani? Un tipo da fare andare per traverso colazione, pranzo e cena sia a Monti che a D'Alema: Romano Prodi. Vero che nell'ultima relazione riservata dei servizi a governo e Copasir che lancia l'allarme sulla calata della finanza cinese in Italia il nome dell'ex premier italiano non viene mai fatto.

Ma anche i bambini capiscono che a lui ci si riferisce quando nella relazione riservata i servizi italiani si inquietano per la prossima apertura a Milano della sede della «agenzia di rating cinese Dagong - global credit rating - arma strumentale per Pechino per la ricerca e valutazione di fattibilità degli investimenti in Italia».

Nel settembre 2011 Prodi apparve infatti con il suo faccione sulla prima pagina del China Daily, che rivelò proprio il suo contratto di consulenza con l'agenzia di rating cinese Dagong, di cui l'ex premier italiano era diventato «punto di riferimento per la strategia di crescita internazionale». Grazie a Prodi la Dagong voleva lanciare l'attacco alle tre sorelle del rating, tutte americane: Moody's, Fitch e S&P.

Il fondatore dell'Ulivo che oggi alcuni ex compagni vorrebbero anche candidare alla presidenza della Repubblica è uno dei leader occidentali più gradito al regime di Pechino, tanto da essere stato invitato a tenere corsi alla scuola del Partito comunista cinese. Pochi mesi dopo quel matrimonio la Dagong fece il suo primo scoop, il 9 dicembre 2011 quando il governo Monti si era insediato da un mese: abbassò il rating del debito italiano come giudizio sulla manovra salva-Italia del governo tecnico. Bisogna ammettere che ci azzeccò, ma qualcuno con malizia vide in quel gesto proprio lo zampino di Prodi.

È evidente che oggi l'avventura italiana della Dagong che preoccupa tanto gli 007 non può prescindere dai consigli offerti dal superconsulente, che certo è in grado di suggerire quali bocconi prelibati (dal punto di vista industriale) portare via a buon prezzo. Per questo fa ancora più sensazione l'allarme che i servizi italiani hanno lanciato su Prodi e i suoi amici a Monti e D'Alema.

Secondo il rapporto le prime mire dei capitali cinesi sarebbero immobiliari, tanto che già qualcosa si starebbe muovendo intorno alle aree Falck. Sarebbe questo il motivo dell'apertura di una filiale della Bank of China a Sesto San Giovanni. Probabile che gli stessi capitali abbiano qualche mira anche sul business e sugli appalti legati ad Expo 2015.

Ma non ci si limiterà a quello. Il rapporto investigativo - il cui contenuto è stato rivelato ieri dal quotidiano Repubblica (che si è dimenticato però del legame Prodi-Dagong) sostiene che i cinesi hanno intenzione di acquistare a man bassa nei «segmenti di lusso dell'automazione industriale, dei beni strumentali e delle tecnologie ambientali ». E che qualcosa hanno già portato a casa, come dimostra l'acquisizione avvenuta nel gennaio 2012 per 374 milioni di euro del 75% del gruppo Ferretti (yacht di lusso) da parte della Shandon Heavy Industry, che poi avrebbe già delocalizzato parte delle produzioni.

L'allarme è serio, il pericolo Prodi per l'economia nazionale già sperimentato da milioni di italiani fra il 2006 e il 2008, l'unico biennio orribile prima dell'anno di Monti. Resta da capire se questa sia davvero materia per rapporti dei servizi, che spesso incollano ritagli di stampa per costruirli. Forse il caso è più adatto alla scrivania di Passera che a quella di D'Alema. Ma se non abbiamo altri pericoli per la Nazione, questo ci passano i servizi e bisogna accontentarsene.

 

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