Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
Alla fine lo scontro lo vince Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio: la settimana prossima l' Italia, come da accordi europei, prenderà in carico 15 migranti che sono appena sbarcati a Malta, in prevalenza donne e bambini, ma con i padri, e li girerà alla Chiesa valdese, che ha promesso di farsene carico senza oneri per lo Stato.
Allo stesso tempo, nel confronto con Salvini, il premier ha garantito che chiederà un incontro urgente con il commissario Ue Avramopoulos per far eseguire la ricollocazione degli oltre 200 migranti che da agosto l'Italia aspetta di far accogliere dalla Germania, Olanda e altri 7 paesi europei che non hanno dato seguito agli impegni.
Si conclude così, poco dopo l'una di notte, il vertice a tre fra premier e i suoi due vice sulla vicenda dei migranti, ma restano non pochi strascichi di una vicenda che è stata l' ennesimo cortocircuito in seno al governo. Che ci sia qualcosa di serio che non funziona non lo racconta solo lo scontro, ma anche la cronaca dell' appuntamento per il chiarimento.
Il ministro dell' Interno sta tornando dalla Polonia, Chigi fa sapere che i due si vedranno a cena. Quando Salvini atterra a Roma, il Viminale dice che la cena è saltata. Poi Conte chiama il suo vicepremier, evidentemente indispettito. La cena del chiarimento rivive. Ma siccome la verifica riguarda anche il reddito di cittadinanza, le pensioni di invalidità, e tanto altro, allora interviene anche Di Maio.
E' proprio il leader dei 5stelle a rivelare che il chiarimento sarà a tre, e a Chigi: «Io sto andando lì si farà verso le 23.15, abbiamo orario nottambuli..». In effetti di cose da chiarire ce ne sono parecchie, è anche slittato a dopodomani il Cdm che dovrebbe approvare quota 100 e reddito: «La Ragioneria ha bisogno di più tempo, è un provvedimento complesso», spiega ancora Di Maio, mentre ai piani della Lega dicono che può anche saltare tutto, se non verranno accolte le richieste, numerose, del vicepremier che dirige il Viminale.
Insomma in alto mare, dopo i migranti, stanno anche le comunicazioni interne al governo, il programma, e infine, ad ascoltare gli spifferi di Palazzo, addirittura la tenuta stessa dell' esecutivo. Prima del vertice Conte ha chiarito con i suoi collaboratori: «Io non torno indietro, mi sono assunto delle responsabilità che fanno parte del mio ruolo e lo spiegherò a Salvini, stiamo prendendo delle persone in una cornice di eccezionalità, per ragioni umanitarie».
Matteo Salvini ai suoi collaboratori comunica diversamente: «A Conte dirò che il Viminale resterà fuori da questa storia, li gestisca la Chiesa, la Caritas, non mi interessa, ma a questo punto, se non si può tornare indietro, significa che la Lega chiede una verifica su tutto». Vista da fuori la situazione può apparire paradossale. Si può produrre uno scontro fra il premier e il suo vice per 15 migranti? «Non sono i migranti il problema, il tema è la tenuta della maggioranza», dicono nella Lega.
Sono le stesse fonti, vicine a Salvini, per cui lo scenario di breve periodo non contempla la crisi migratoria nelle acque maltesi. A Chigi hanno fatto le ore piccole per risolvere la matassa, ma nello staff di Salvini il tono sulla materia è quasi di dileggio: «Conte si è rimangiato la parola data all' Onu sul Global compact, poteva rimangiarsi la parola data a Bruxelles sui migranti». E allora, mentre fra il premier e i due vice è in corso il chiarimento, lo stesso si dilata: nelle file della maggioranza si avvertono spifferi di crisi.
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
Affiora persino uno scenario che potrebbe schiudersi il giorno dopo le elezioni in Abruzzo e che prevederebbe un cambio di governo subito dopo. Fra i leghisti si fanno addirittura i numeri di un' operazione che vedrebbe la rottura clamorosa dell' alleanza: «La quota 100 ce la approviamo il giorno dopo, e senza il reddito possiamo anche fare il taglio delle tasse. Bastano 55 responsabili alla Camera e 17 al Senato».