TEATRINO GRECO - LAGARDE, GELIDA: "LA GREXIT È POSSIBILE" - IL MINISTRO FRANCESE SAPIN CI METTE UNA PEZZA: "IL FMI È SU UN'ALTRA NAVE, MA NAVIGA CON NOI" - DRAGASAKIS: "SIAMO PRONTI A FIRMARE L'ACCORDO". MA È LA TROIKA CHE NON È PRONTA
YANNIS DRAGASAKIS E VAROUFAKIS
1. GRECIA: DRAGASAKIS, PRONTI A FIRMARE L'ACCORDO
(ANSA) - "E' completamente falso" che la Grecia rallenti i negoziati: "Noi abbiamo presentato proposte molto particolareggiate e coerenti su ogni tema. Dal mio punto di vista ci sono tutte le condizioni per poter firmare un accordo nell'immediato futuro". Lo dice il vicepremier greco Yanis Dragasakis, che coordina il team di negoziatori, in un'intervista al Corriere della Sera sostenendo che per la firma manca solo "la volontà politica di tutte le parti".
"È ovvio che in questi negoziati ci sia un'agenda politica parallela a quella meramente economica", afferma, rilevando che "non abbiamo mai tentato di infilarci in un cavallo di Troia" e "tutti sanno che non condividiamo questa versione neoliberista dell'Europa": Syriza ha sempre indicato "la necessità di un modello di Paese e di Unione continentale lontani dal dogma dell'austerità e dalla logica delle rotture che porterebbero alla dissoluzione dell'Europa" e "non siamo i soli a pensarla così".
"Abbiamo fatto concessioni rilevanti - aggiunge - che ci permetterebbero comunque di restituire i prestiti senza distruggere il Paese", con "profonde riforme nella macchina statale, nel suo modo di operare, nel Fisco, nel modello produttivo. Si lavora ad un mix tra basso surplus primario, restituzione sostenibile del debito, pensioni che reggano a lungo termine, diritti civili solidi che comprendano il ritorno delle negoziazione collettiva".
2. LAGARDE NON ESCLUDE LA GREXIT
Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”
Una riunione dopo l’altra, su temi che nell’intenzione dei padroni di casa dovevano comunicare un frizzante “brainstorming” tra i ministri finanziari e i banchieri centrali in vista dei prossimi vertici e G20, che invece sono stati oscurati da un solo argomento. Scuotevano la testa, gli sherpa e i portavoce, i sottosegretari e i consiglieri tedeschi, ogni volta che la domanda verteva sulla Grecia.
«Ne parliamo venerdì» era il mantra. La consegna esplicita dell’ospite, il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, era stata questa. Per consentire agli omologhi e ai guardiani delle monete di parlare di crescita, regolamentazione finanziaria e riforme, dribblando il tema che è stato imposto dalla patria del pragmatismo sin dal primo istante. Jack Lew, segretario al Tesoro Usa è piombato al vertice strigliando Bce, Ue e i partner europei per una crisi che non può continuare ad essere trascinata all’infinito. E ieri la direttrice del Fmi, Christine Lagarde, ha rincarato la dose con una intervista concessa a margine del summit.
Parlando con la Frankfurter Allgemeine Zeitung, Lagarde ha segnalato l’impazienza del Fmi. Sicuramente un modo per convincere Atene a cedere più in fretta sui nodi più spinosi. L’ex ministro delle Finanze francese ha detto, rispondendo a una domanda sull’uscita dall’euro, che «non siamo degli ingenui, non crediamo che sarebbe una passeggiata nel parco. E’ una questione complicata e mi auguro che gli europei non debbano affrontarla, perché spero che troveranno il modo di accordarsi su un futuro della Grecia nell’eurozona. Ma, sa, è una possibilità».
IL GELO DELLA LAGARDE
Lagarde ha anche negato che le trattative siano in dirittura d’arrivo: «È molto improbabile un accordo nei prossimi giorni», contrariamente a quanto sostenuto nelle ultime ore dal governo greco. Soprattutto, la numero uno del Fondo ha ribadito che Washington non accetterà scorciatoie: «Abbiamo regole, abbiamo principi. Non possono esserci accordi pasticciati». Per Lagarde, «se gli europei vogliono evitare il rischio bancarotta che si profila nelle prossime settimane, devono trovare loro delle soluzioni». Se pensano che Atene rispetti le premesse per un’intesa, i partner europei e la Bce «concedano ossigeno alla Grecia».
Michel Sapin, responsabile francese delle Finanze, ha tentato di attenuare la sensazione che il Fmi si stia sfilando: «Il Fondo è nella flotta, ma è un’altra nave. Naviga con noi, e non c’è dubbio che resti in porto. Ma non ha la stessa logica, né le stesse procedure, né la stessa agenda».
Tuttavia, fonti europee hanno fatto sapere, dopo una conference call dell’euro working group che ha tentato di aumentare la pressione su Atene, che sarà impossibile raggiungere un accordo entro domenica prossima. Ieri c’è stata anche una conference call tra la cancelliera Merkel, il presidente francese Hollande e il premier greco Tsipras per favorire un’intesa in tempi brevi.
Intanto, la Bce ha fatto sapere ieri, nel Financial stability report, che l’impatto della crisi greca è stato finora «limitato» ma che in assenza di uno sblocco delle trattative, effetti sui paesi vulnerabili dell’area euro potrebbero materializzarsi. «In assenza di un rapido accordo sulle necessità di riforme strutturali il rischio di un aggiustamento al rialzo dei premi sul rischio richiesti sui paesi dell’area euro vulnerabili potrebbero materializzarsi».