Antonio Signorini per “il Giornale”
conte abbraccia di maio dopo l'approvazione della manovra alla camera
Difficile immaginare un momento meno favorevole a un governo votato alle politiche espansive più che al rigore nei conti. Che il 2019 sarebbe stato un anno complicato lo si sapeva da mesi. Ne era cosciente anche la maggioranza M5S Lega. Ma i primi giorni dell' anno nuovo fanno pensare che le cosa possano mettersi peggio del previsto e che all' esecutivo non resti che alzare le paratie in vista di una tempesta perfetta fatta di mercati finanziari in crisi, crescita mondiale al palo, guerre commerciali planetarie.
Il tutto mentre l' Europa sembra volersi ritirare in se stessa, con i paesi forti impegnati a evitare il contagio più che a prevenire la crisi. Sul fronte domestico la prima tappa è stata superata; legge di Bilancio è stata approvata e il via libera della Commissione sulle grandi cifre è stato assicurato dalla trattativa condotta dal ministro dell' Economia Giovanni Tria e dal premier Giuseppe Conte con la benedizione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma i conti con Bruxelles non sono chiusi.
L' Ecofin del 22 gennaio dovrebbe ratificare l' intesa e la rinuncia alla procedura di infrazione contro l' Italia. Ma il testo della manovra licenziato dal Parlamento non è ancora stato esaminato dalle istituzioni europee. Il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici nei giorni scorsi ha sottolineato come il via libera non riguardi il dettaglio delle misure. Quelle devono essere ancora giudicate.
Il governo ha intenzione di confermare la riforma delle pensioni con quota 100 e il reddito di cittadinanza. Il costo delle due misure nel 2019 è stato ridotto, ma dal 2020 con le due riforme a regime tornerà a circa 8 miliardi per ogni riforma all' anno. Troppo per finanziare misure che Bruxelles non gradisce affatto.
Alla fine del mese dovrebbero arrivare altre notizie potenzialmente pericolose. Le stime sulla crescita del Pil nell' ultimo trimestre del 2018. Se dovessero confermare un segno meno come nel terzo trimestre, l' Italia sarà tecnicamente in recessione. Due tempeste domestiche legate a quanto sta succedendo oltre confine.
I principali fattori di rischio saranno gli effetti della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina e l' aumento dei tassi d' interesse negli Stati Uniti annunciato dalla Fed che rischia di far scoppiare una nuova bolla finanziaria come quella del 2008 oltre che a un generale rallentamento della crescita", spiega Emanuele Cangrati, senior Analyst di BPPrimne.
Scenario che riguarda da vicino l' Italia, Paese manifatturiero che cresce soprattutto grazie alle esportazioni e non può che risentire delle crisi dei suoi partner commerciali. Gli analisti mesi fa davano la possibilità di una recessione negli Usa nel 2019 al 50%. Rischi che crescono con la prospettiva di nuovi aumenti dei tassi negli Stati Uniti, con il rischio di insolvenze dei mutui a tasso variabile. Il nostro principale partner commerciale, la Germania, non è messo meglio, con un indice Pmi di Markit sugli ordinativi che si avvicina a quota 50, l' annuncio di una recessione.
Dall' economia reale alla finanza pubblica, nel 2019 il Tesoro dovrà collocare una cifra vicina ai 260 miliardi in titoli di stato. Il debito pubblico italiano resta fortemente dipendente dal clima dei mercati internazionali e dai rapporti con l' Europa. Il governo spera che le istituzioni europee dopo le elezioni di maggio siano meno ostili all' Italia. Possibile. Ma potrebbe anche prevalere la linea di chi vuole isolare l' Italia e lasciare che se la cavi da sola. Anche a fronteggiare le crisi delle banche, altro tassello di un anno che si annuncia complicatissimo come dimostra la vicenda Carige..