G.Sar. per “il Corriere della Sera”
La Russia dispone già di 7.500 testate nucleari. Gli Stati Uniti di 7.200. Armi più che sufficienti per polverizzare il pianeta. Ma ciò non basta né a Vladimir Putin né a Donald Trump. I due leader ieri hanno incontrato i rispettivi vertici militari. Prima il presidente russo che ha chiuso l'analisi della situazione internazionale con queste parole: Dobbiamo adeguare i piani per neutralizzare le potenziali minacce al Paese.
Abbiamo bisogno di rafforzare la capacità di combattimento delle forze nucleari strategiche, innanzitutto sviluppando batterie di missili in grado di perforare le difese esistenti e future. Qualche ora dopo, dal suo resort in Florida, Trump, dopo aver visto il vice ammiraglio James Syiring, responsabile del programma missilistico, tira le somme, come sempre, su Twitter: Gli Stati Uniti devono rafforzare ed espandere grandemente la capacità nucleare fino a che il mondo non ritrovi il senno sull' atomica.
L'uscita di Putin e quella di Trump, quasi una risposta di getto, hanno colto di sorpresa gli osservatori. Tutti prevedono un 2017 di svolta nelle relazioni Usa-Russia: un nuovo corso fondato sul rapporto personale tra Vladimir e The Donald. In realtà servirà prudenza di giudizio. Putin alterna aperture a propaganda. Ieri ha congedato i generali con uno slogan: “Siamo più forti di qualunque potenziale aggressore. Qualunque!”. Qualunque, evidentemente, significa anche l' America.
missile balistico intercontinentale
Tuttavia il presidente russo se la prende sempre con la Nato. Sembra come offrire a Trump una rifondazione degli equilibri mondiali: intese a due tra Washington e Mosca; meno spazio all' Alleanza atlantica. Ma il neopresidente Usa deve tenere conto del Pentagono che chiede 1.000 miliardi di dollari per modernizzare l' arsenale nucleare nei prossimi trent' anni.