TOGA CHE SBAGLIA, PAGA! – MAGISTRATI FURIOSI: “FARANNO TUTTI CAUSA PER RECUPERARE LE CAUSE PERSE” – CARBONE (ANM): “LA POLITICA SI COMPATTA PER DARCI UNA LEZIONE”
1. LA RABBIA DEI MAGISTRATI: RESPONSABILITÀ, IL GOVERNO CI METTE LE DITA NEGLI OCCHI
Silvio Buzzanca per “la Repubblica”
«Con questa legge sciagurata e punitiva il governo ci caccia le dita negli occhi, è una legge contro i magistrati». Il durissimo commento del giudice milanese Enrico Consolandi riassume lo stato d’animo delle toghe italiane dopo l’approvazione alla Camera della legge sulla responsabilità civile dei magistrati. Parole pronunciate durante la riunione convocata da presidente dell’Anm milanese Federico Rolfi che ha chiesto ai colleghi di protestare interrompendo nei prossimi giorni le sedute e leggendo il comunicato contro la legge del Consiglio direttivo dell’Anm.
Un clima pesante che si registra in tutto il paese. A Napoli i magistrati, che seguiranno l’esempio milanese, ieri hanno puntato il dito soprattutto contro l’abolizione del filtro di ammissibilità dei ricorsi. Toni duri arrivano anche dal profondo sud. Da Agrigento, per esempio «Una norma del genere ce l’aspettavamo da un governo diverso, non dal governo Renzi. — accusa il procuratore Renato Di Natale — Temo che possa paralizzare l’azione dei magistrati». Da Palermo, il procuratore aggiunto Leonardo Agueci attacca: «Questa legge mina l’indipendenza del giudice».
A Caltanissetta il procuratore Sergio Lari dice che questa legge «finirà per intimidire i giudici. Nessun giudice può essere sereno se gli si potrà contestare una causa per travisamento del fatto e della prova. E un giudizio negativo arriva anche dal procuratore nazionale Antimafia.
«Farà sentire tutti i soccombenti in diritto di citare i giudici per cercare di recuperare le cause perse, con un aumento del contenzioso civile. Con il rischio di condizionare l'indipendenza dei magistrati, dice Franco Roberti. I vertici nazionali dell’Anm rilanciano le critiche.
«Ribadiamo la nostra contrarietà, il segnale è pessimo: la politica si compatta per dare una lezione, un messaggio che i problemi della giustizia siamo noi magistrati», dice il segretario Maurizio Carbone.
Questa riforma, aggiunge il presidente Rodolfo Sabelli, «è contro le garanzie dei cittadini, soprattutto di quelli più deboli». Il ministro della Giustizia Andrea Orlando però non la pensa così. «Siamo di fronte ad un passaggio storico», dice il ministro, perché «la giustizia sarà meno ingiusta e i cittadini saranno più tutelati».
Nel frattempo Matteo Renzi ritwitta la fotografia di Enzo Tortora, postata dalla figlia Gaia, che fa il segno della vittoria. Una vittoria che i socialisti, il disegno di legge porta il nome del senatore Enrico Buemi, rivendicano come battaglia storica. «Non c’è nessun attacco all’indipendenza e all’autonomia dei magistrati e nessun intento punitivo» dice Riccardo Nencini E il ministro dell’Interno Angelino Alfano twitta: «Legge di buon senso. Noi siamo il paese che cambia».
2. “FINALMENTE SI PAGA PER GLI ERRORI. È UN RISCHIO CHE TUTTI CORRONO”
Ilario Lombardo per “la Stampa”
Martedì, poco dopo l’approvazione della legge sulla responsabilità civile, Gaia Tortora ha fatto un tweet: «Questa sera è un po’ anche nostra. Anche vostra. Grazie». Allegata c’era la foto del papà Enzo che, sorridente, fa il segno della vittoria.
La considera una vittoria postuma, di suo padre?
«Negli ultimi giorni mio padre ripeteva: “Io sono qui a dare voce a chi non ne ha”. E anche io in tutti questi anni, ho ricevuto tantissime lettere da chi aveva subito un’ingiustizia. Questa legge è un prima risposta, per loro».
Cosa pensa della legge?
«Ognuno può dire quello che vuole: che non cambia nulla, che si poteva fare meglio. Ma la sostanza è che dopo 30 anni questo Paese ha iniziato a muoversi».
Non crede sia troppo punitiva per i magistrati e debba essere equilibrata con una norma che limiti l’azione temeraria?
«Pagare per i propri errori è un rischio che i cittadini normali vivono ogni giorno, in ogni mestiere. Vorrei invece sapere, e sarebbe anche un mio diritto, perché i magistrati che hanno condannato mio padre sono stati addirittura promossi. Un controsenso. Non si è mai visto uno che ruba in un ufficio postale e viene promosso a direttore di quell’ufficio».
Sull’onda del caso Tortora fu indetto un referendum che nel 1987 sancì la responsabilità civile. Cosa ha ostacolato la sua applicazione in questi anni?
«La politica certamente, dato che in questo Paese i referendum o vengono stracciati o vengono adattati agli interessi dei partiti e delle associazioni di categoria. È indubbio che a favore di questa legge abbia inciso la fine politica del protagonista degli ultimi 20 anni».
Berlusconi?
«Sì, la legge è un segnale di pacificazione. Le tifoserie hanno abbassato i toni, come se fosse stato sgombrato il campo dalla paura che tutto fosse in favore di Berlusconi. Senza di lui, i politici hanno cominciato a pensare all’interesse generale. A tutti coloro che hanno subito la vicenda di Enzo Tortora ma non portano un cognome così importante».
Enzo Tortora con le figlie Silvia a sinistra e Gaia
Cosa avrebbe detto oggi suo padre?
«Che questo Paese non è fermo, che non dimentica. E che possiamo crederci ancora».