Ettore Livini per “la Repubblica”
loredana de petris alexis tsipras
Spread in fibrillazione, Borse a picco e il tam tam dei listini (ormai più protagonisti che osservatori della crisi dell’euro) che torna a ventilare un’uscita della Grecia dall’euro. Atene è tornata a far tremare l’Europa. Ma quali sono veramente i rischi di questo scenario? E come possono influire sull’Italia e sugli italiani. Ecco il vademecum in domande e risposte per sopravvivere all’incertezza sotto il Partenone.
È POSSIBILE CHE LA GRECIA ESCA DAVVERO DALL’EURO?
A dar fede alle dichiarazioni dei protagonisti, no. Alexis Tsipras, leader di Syriza in testa in tutti i sondaggi ha ribadito che Atene vuole rimanere nella moneta unica e non farà mosse unilaterali rispetto agli accordi con la Troika. Il suo partito chiederà però un netto taglio del debito a Bruxelles e in caso di vittoria alle elezioni cancellerà alcune delle misure d’austerity prese dal governo Samaras. Si arriverà, sperano gli ottimisti, a un compromesso. In caso contrario Bce, Ue e Fmi potrebbero (in linea teorica) chiudere i negoziati e sospendere gli aiuti al Paese che aspetta ancora 7 miliardi di prestiti necessari per evitare il default.
COSA SUCCEDE SE LA TROIKA ROMPE LE RELAZIONI CON ATENE?
Il vero problema a quel punto è la liquidità delle banche. Molti temono una corsa agli sportelli di risparmiatori spaventati per ritirare i loro soldi. In teoria la Grecia non ha molti debiti in scadenza fino a giugno e visto che oggi il bilancio dello Stato (al netto degli interessi) è in attivo di 3 miliardi potrebbe resistere per qualche tempo. Se la Bce però — in assenza di accordi — smettesse di garantire prestiti agevolati agli istituti ellenici, la situazione rischierebbe di avvitarsi in tempi brevi portando il Paese al rischio di crac. Anche perché il livello di soldi contanti nelle casse dello Stato è molto basso.
QUANTO È ALTO IL RISCHIO DI CONTAGIO?
I capricci di questi giorni dei mercati confermano in qualche modo come i destini dei Paesi più fragili dell’area Ue siano legati tra di loro. Se la Borsa di Atene trema per la crisi politica, gli effetti collaterali (spread in rialzo e listini in calo) arrivano fino a Roma, Madrid e Lisbona. In realtà però la situazione in Europa è molto migliorata rispetto a due anni fa e quasi tutti gli osservatori dicono che il rischio di contagio della Grecia è molto più basso di allora. E in fondo la reazione relativamente composta di ieri di Piazza Affari e del listino di Madrid è una conferma indiretta di questa ipotesi.
PERCHÉ SI RISCHIA MENO DEL 2012?
La Bce ha in arsenale un piano per aiutare con ampie iniezioni di nuova liquidità i mercati, il Fondo salva-stati è pronto a intervenire e in fondo diversi dei Paesi in crisi nel 2012, Irlanda e Madrid in primis, hanno fatto passi avanti nella riduzione del deficit e quindi sono molto meno vulnerabili. L’Europa, dunque, pare avere diverse cartucce da sparare prima di venir travolta da una crisi relativamente “piccola” in termini finanziari come quella di Atene.
ANCHE LA GRECIA ALLORA PUÒ STARE TRANQUILLA?
Purtroppo no. Anzi, il contrario. La Troika — con le spalle coperte da Bce e Esm (European stability mechanism) — potrebbe ridurre al minimo le concessioni ad Atene per evitare che le altre nazioni finite sotto la tendina di Bce, Ue e Fmi (e magari Italia e Francia in futuro) possano chiedere lo stesso trattamento e una ristrutturazione del proprio debito. Ipotesi più che indigesta ai falchi del Nord Europa.
bundesinnenminister wolfgang schaeuble propertyposter
COSA SUCCEDEREBBE AI RISPARMI DEGLI ITALIANI IN CASO DI CRAC DELLA GRECIA?
Di sicuro l’incertezza, come sta avvenendo in queste ore, farebbe fuggire un po’ di investitori esteri verso strumenti più sicuri come i bund tedeschi con l’effetto di alzare il rendimento dei nostri titoli di Stato e rendendo un po’ più complesso il servizio del nostro debito. Se l’Italia resterà immune al contagio però potrebbe trattarsi di una perturbazione passeggera. Altrimenti si aprirebbero scenari più complessi e oscuri. Basta pensare a cosa è successo ad Atene tra fughe di capitali e crolli di listini ed economia quando è arrivata la Troika. Ma allo stato è un’ipotesi dell’irrealtà che nessuno — nemmeno le Cassandre di professione — vuol prendere in considerazione.