TUTTI CONTRO TUTTI – RIUSCIRA’ QUEL TAFAZZI DI BERSANI “A DARE CAZZOTTI” A MONTI? O LASCERA’ IL COMPITO AL BANANA? – CULATELLO NON HA GRADITO PERÒ ESSERE MESSO SULLO STESSO PIANO DI BERLUSCONI DA MONTI – BALBETTA RASSEGNATO: “NON SARÒ IO A SFERRARE IL PRIMO COLPO. MA SO COME VANNO CERTE COSE. ALLA FINE PURTROPPO TANTE SE NE PRENDONO. E TANTE SE NE DANNO”…

Goffredo De Marchis per "La Repubblica"

Competition is competition, ed è appena cominciata perché ormai Monti «non ha più un profilo super partes». Pier Luigi Bersani ha seguito l'evoluzione della giornata insieme con lo stato maggiore del Pd: Enrico Letta, Maurizio Migliavacca, Miro Fiammenghi, gli uomini e le donne dello staff. Dopo la conferenza stampa del premier, nella sede del Pd hanno cominciato subito a ragionare su come calibrare adesso la campagna elettorale. In quelle stanze, si è sentito dire che è nata la «lista delle élite».

Una definizione in parte confermata dal segretario durante la presentazione del capolista Piero Grasso. «La nobiltà della politica per me nasce dal basso. Dai nostri sindaci della Locride che sono in prima linea contro la ‘ndrangheta. Dai volontari che rendono possibili le primarie e la partecipazione di popolo alle scelte della politica». Una risposta nemmeno troppo implicita al sostegno del Vaticano al Professore, a un establishment che si schiera quasi tutto dalla parte del centro. E all'annuncio di Monti, certo.

Chi conosce bene il risiko dei poteri forti, come Letta, non sottovaluta l'impatto diretto di Monti sul voto e la possibilità che la sua forza personale dreni voti anche al Partito democratico. Non lo fa neanche Bersani che però vede alcuni limiti dell'operazione. Monti prima o poi dovrà dire da che parte sta, se è alternativo alla destra e alla sinistra in eguale misura o se pensa di rappresentare il centro del centrosinistra nell'alleanza alla quale il segretario Pd non ha smesso di credere. È una scelta imprescindibile che toglierà il Professore dalla posizione di mezzo in cui si è collocato ora perché «le agende sono le agende ma poi c'è la politica».

Il bivio si pone in Italia e in Europa, e un europeista come il premier non potrà sottrarsi: starà con il Ppe dove «c'è Angela Merkel ma accanto a lei siede Viktor Orbàn», il leader liberticida dell'Ungheria che ha imposto un solo canale televisivo e tagliato della metà gli atenei? I democratici sono convinti che alla lunga Monti sarà costretto anche a fare i conti con le anime rappresentate dai suoi alleati.

Nella lista del premier, infatti, convivono le Acli di Olivero che chiedono un'intesa con i progressisti, gli ex Pdl che non se la possono permettere, chi come Riccardi immagina di essere alternativo tanto al Pdl quanto al Pd e anche un po' di vecchia politica. Fini e Casini, per esempio, che si «nascondono sotto l'ombrello di Monti ma sempre vecchi sono». Parole che oggi vengono solo sussurrate ma in campagna elettorale potrebbero diventare slogan e strumento di propaganda.

A tutti Bersani ripete che non si metterà «a dare cazzotti» al premier. Che non sarà questo il tema della sua corsa alle elezioni. Non ha gradito però essere messo sullo stesso piano di Berlusconi nella descrizione del bipolarismo combattivo fatta da Monti. Quindi, pace e fair play. Ma se i centristi pensano di collocarsi nell'area dell'equidistanza, allora i colpi partiranno anche dal centrosinistra.

Non c'è dubbio, il clima è cambiato e il segretario si prepara alla battaglia a tre: il populismo di Berlusconi, la coalizione dell'élite, e la forza popolare dei progressisti, «quelli che vogliono vedere la realtà dal basso, che stanno in mezzo alla gente, che non risolvono la crisi della politica chiudendosi in cinque in una stanza per fare le liste e per di più in un luogo segreto». Sono questi i ragionamenti svolti nelle riunioni del gruppo dirigente presente a Roma non tanto per seguire le mosse del centro ma per organizzare al meglio le primarie per i parlamentari di oggi e domani.

Nel partito emergono anche posizioni estreme. La complicata formula della lista unica al Senato e delle liste multiple alla Camera viene considerata «roba da Prima repubblica». Se poi lo fanno per avere più spazio in tv durante la fase della par condicio «la figura è persino peggiore». Alcuni vedono «un replay dell'Unione». In pratica, una grande ammucchiata. Non è la linea del candidato premier Bersani che si rifiuta di considerare Monti avversario al pari del Cavaliere, che continuerà a muoversi «nel filone profondo di una condotta europeista, ovviamente rimanendo dentro il solco del progressismo».

Ma si prepara a ribattere colpo su colpo all'offensiva montiana: già oggi, e poi distillate una al giorno, arriveranno nuove candidature del Pd dalla società civile. La più scontata: la campionessa olimpica Josefa Idem, in caso di successo alle primarie, sarà capolista in Emilia. Ma l'elenco del segretario è lungo: imprenditori, professori, professionisti. È lui a contattarli direttamente, come ha fatto con l'ex procuratore antimafia Grasso.

Sarà la sfida di questi giorni: il tasso di "civismo" nelle liste. Ma verrà il tempo del confronto diretto e della campagna elettorale vera e propria. Come si comporterà Monti? Bersani spiega ai suoi colleghi di partito come si comporterà lui. «Non sarò io a sferrare il primo colpo. Ma so come vanno certe cose. Alla fine purtroppo tante se ne prendono. E tante se ne danno».

 

bersani e montiPIERLUIGI BERSANI PRESENTA LA CANDIDATURA DI PIETRO GRASSObersanibersani-mario-montinatale con bersanimarchionne-bersani-bersani_napolitanoRENZI E BERSANI

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