“IL TWEET DEL MINISTRO? SPIA DI UN ABUSO DI POTERE” - STORICA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO: "IL CINGUETTIO DI UN MINISTRO NON PUÒ ESSERE EQUIPARATO A UN ATTO AMMINISTRATIVO MA NON È IRRILEVANTE”

Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”

 

Per la prima volta un’alta corte di giustizia s’è incaricata di stabilire il valore giuridico di un tweet di un ministro. È accaduto davanti al Consiglio di Stato, chiamato a pronunciarsi sulla controversa risistemazione di piazza Verdi a La Spezia. La vicenda ha diviso per cinque anni Comune a guida Pd e associazioni ambientaliste.

 

bray con le cuffie sulla circumvesuviana bray con le cuffie sulla circumvesuviana

Il primo, promotore di un progetto da 3 milioni di euro per un nuovo arredo urbano post moderno nella storica piazza, affidato all’artista francese Daniel Buren, famoso per le «colonne» al Palais Royal di Parigi; le seconde contrarie, sia per lo stravolgimento dell’impianto urbanistico, sia per l’abbattimento di dieci pini marittimi.

In un primo momento, la soprintendenza aveva dato parere favorevole allo sventramento della piazza. Poi Vittorio Sgarbi aveva sollevato la polemica in tv, a modo suo, definendo il sindaco «un vandalo» per aver spiantato «un bellissimo gruppo di alberi del 1930» da sostituire con «archetti di cemento armato colorato» progettati «da un incapace che ha distrutto Parigi».
 

Interpellato dal critico d’arte, l’allora ministro per i Beni culturali Massimo Bray era intervenuto con un tweet che sconfessava la locale soprintendenza: «Al Comune di La Spezia sarà richiesto di sospendere l’avvio dei lavori di Piazza Verdi perché il progetto sia verificato dal MiBac». Pochi giorni dopo la soprintendenza, con una retromarcia rispetto al suo parere precedente, bloccava i lavori. 
 

Vittorio Sgarbi e Massimo Bray Vittorio Sgarbi e Massimo Bray

Così è nata la causa davanti al Tar e poi al Consiglio di Stato. Il Comune ha fatto ricorso contro il tweet del ministro, ritenendolo «un’inammissibile usurpazione di funzioni amministrative di esclusiva competenza dirigenziale». Prima il Tar e poi il Consiglio di Stato hanno dato ragione al Comune: la soprintendenza, dopo aver dato parere favorevole, non poteva arbitrariamente cambiare idea solo perché il ministro si era pronunciato contro il progetto via twitter. 
 

Esaminando la questione, i giudici amministrativi si sono trovati di fronte a due domande: quale valore giuridico ha il tweet del ministro? È qualificabile come un atto amministrativo, dunque produce effetti giuridici e come tale è impugnabile e annullabile da un tribunale? Se non lo è, va considerato irrilevante, flatus vocis nel cyberspazio?
 

Bray con zainetto Bray con zainetto

Secondo i giudici del Consiglio di Stato, un tweet non può essere equiparato a un atto amministrativo, perché «gli atti dell’autorità politica debbono pur sempre concretarsi nella dovuta forma tipica dell’attività della pubblica amministrazione, anche, e a maggior ragione, nell’attuale epoca di comunicazioni di massa, messaggi, cinguettii ed altro, dovuti alle nuove tecnologie e alle nuove e dilaganti modalità di comunicare l’attività politica».
 

Ministro Massimo Bray Ministro Massimo Bray

Tuttavia, i tweet non sono irrilevanti, quando provengono da un ministro e provocano un adeguamento della soprintendenza alla sua volontà. «E’ evidente - scrivono i giudici - quantomeno la spia della disfunzione» dell’attività amministrativa, ovvero (come già sostenuto dal Tar) di un «sicuro eccesso di potere», che mina il corretto esercizio dell’attività istituzionale.

 

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