UNGHERIA AI TEMPI DI WEIMAR? – DILAGANO DIVIETI E NAZIONALISMI IN ODOR DI NAZISMO: IL PREMIER VIKTOR ORBAN ELIMINA LA PAROLA “REPUBBLICA”, PARLA DI “GUERRA CULTURALE”, DI TRATTATI DI PACE SVANTAGGIOSI, DI “NAZIONE CRISTIANA” (E ANTISEMITA) - GIUDICI COSTRETTI ALLA PENSIONE, GIORNALISTI LICENZIATI, SOTTO CONTROLLO ANCHE GLI ATTORI TEATRALI, IL PARTITO SOCIALISTA VIENE CONSIDERATO “RESPONSABILE DI TUTTI I CRIMINI COMMESSI DAL COMUNISMO” - L’UE, CHE QUANDO L’ASPIRANTE DITTATORE È ANDATO AL POTERE NON HA BATTUTO CIGLIO, ADESSO NON SA CHE FARE…

Piero Benetazzo per "il Fatto quotidiano"

Nessuno è riuscito a fermarlo, né le continue manifestazioni di protesta, né le lettere di Hillary Clinton, di Barroso degli altri leader europei, né le migliaia di dimostranti, ieri davanti al Parlamento. Il premier ungherese Viktor Orban - che ha a disposizione due terzi del Parlamento - ha trascinato il suo paese, passo passo, verso una forma di autoritarismo che, dice lo scrittore Gyorgy Konrad, sconfina nella dittatura. Orban dice di voler fare uscire il paese dalla "melma" del lascito comunista, di voler rigenerare la nazione.

Ma le leggi approvate e la Costituzione - entrata ieri in vigore - danno all'esecutivo poteri eccezionali, che incidono profondamente nel sistema del checkes and balances: i giudici vengono nominati dal governo, le funzioni della Corte costituzionale sono limitate e "sorvegliate", una Commissione governativa, con ampi poteri, sorveglia la stampa, la Banca centrale perde la sua indipendenza. Hillary Clinton ha espresso "la fondata preoccupazione per le libertà democratiche" ora in pericolo, ma Orban si è vantato di un "cambio di sistema che mostrerà all'Europa le virtù finora inespresse" della nazione ungherese.

In attesa, una massa di giudici è stata costretta alla pensione (sostituiti da altri di nomina governativa) molti giornalisti sono stati licenziati, la stazione radiofonica Klubradio ha perso le sue frequenze per eccesso di criticismo verso il governo e per "l'appoggio di ambienti diplomatici stranieri", il partito socialista già al governo e nel Parlamento europeo, viene considerato erede del vecchio regime e "responsabile di tutti i crimini commessi dal comunismo".

Non è chiaro come la Comunità europea reagirà: la svolta contrasta con gli stessi principi a cui si è ispirata l'adesione dell'Ungheria all'Europa, che dunque potrebbe, in teoria, essere sospesa. Ma la Comunità non si è mossa quando Orban, già in "piena azione", aveva assunto, all'inizio dello scorso anno, la sua Presidenza.

Oggi la maggiore preoccupazione sembra essere soprattutto la perdita dell'indipendenza della Banca Centrale che rende complicati e difficili i rapporti con il Fmi e le istituzioni finanziarie europee e quindi più tormentata la grave crisi finanziaria ed economica che attraversa l'Ungheria con il debito pubblico più alto di un paese dell'Est, degradato a "livello spazzatura" e con una crescita praticamente inesistente.

Ma in realtà l'aspetto più inquietante è quella che è stata definita la "guerra culturale" per rinvigorire una nazione che si ritiene vittima della Storia (punita da un trattato di Versailles che le ha sottratto ampie porzioni di territorio e quasi la metà della popolazione) e inquinata da un dibattito culturale definito "estraneo e cosmopolita".

Si riaffaccia, dunque, lo slogan dell'Ungheria come "nazione cristiana" con tutti i suoi corollari di violento e proclamato antisemitismo: era lo slogan di una minoranza, oggi è programma di governo in un Parlamento dove sono entrati (con ben il 17%) i rappresentanti del vecchio partito filonazista, quello delle "croci uncinate", che odiano musulmani, ebrei e zingari , si oppongono all'Europa e vogliono la "Grande Ungheria".

Il governo ha dunque licenziato i direttori di molti dei teatri sparsi per il paese e a Budapest ha velocemente sostituito quello che da anni gestiva il prestigioso Uj Szinhaz con due accesi sostenitori del nuovo trend: il vecchio attore Gyorgy Doerner, conosciuto come il doppiatore di Mel Gibson, che ha promesso di porre fine "all'egemonia liberale degenerata e malsana" e lo scrittore Istvan Csurka che da anni si batte per la Grande Ungheria e per "strappare" la nazione dal controllo degli ebrei e rafforzare finalmente una "borghesia cristiana".

Nel frattempo si annuncia che la statua di Attila Jozef sarà rimossa: poeta proletario con debolezze marxiste non è degno di sedere davanti al Parlamento. Ma c'è un ultimo aspetto che promette nuove tensioni: da oggi viene abolita la parola Repubblica, si parla solo di "Ungheria", con l'accento dunque sulla dimensione etnica, un paese che si ripromette di rappresentare tutti gli ungheresi a cui si estende il diritto di voto ovunque essi siano. Si allargano dunque i confini, entra nel dibattito l'ultima grande questione nazionale del Centro Europa.

 

VIKTOR ORBAN viktor orban e berlusconi viktor orban da giovane Il capo dell'ultradestra ungherese Viktor OrbanHILLARY CLINTONproteste contro la legge sui media in ungheria

Ultimi Dagoreport

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…