Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, credo tu sappia o stai sperimentando in prima persona la situazione umana e professionale di un comparto fra i cittadini italiani che dal 1° gennaio 2019 sta subendo un’aggressione selvaggia dall’Ente il più imbelle, il più barbaro, il più esente dalle regole che esista nel nostro Paese. I cittadini italiani cui mi riferisco sono i circa tre milioni di partite Iva, gente che ogni giorno arranca a conquistarsi la sua porzione di reddito a forza di fatica e di talento. L’Ente cui mi riferisco è lo Stato italiano, il démone che assedia così tante ore e giornate della nostra vita.
Altro che i ”gilets gialli” francesi, noi cittadini repubblicani italiani con la partita Iva avremmo il pieno diritto di minacciare e squassare vetrine e auto e cassoni della monnezza, a dire i modi con cui “il popolo” fa politica oggi.
Su di noi partite Iva pesa difatti un diktat mostruoso, ossia che se vuoi campare del tuo lavoro devi prima emettere una fattura elettronica secondo criteri e tecnologie sino a ieri sconosciute da noi tutti, fatture da inviare a un destinatario che devi prima riuscire a identificare e che non è così facile da identificare. Una barbarie mostruosa, architettata dalla razza la più belluina e incapace di tutte, quelli dell’amministrazione pubblica.
Tutto ciò dovrebbe battere in breccia l’evasione dell’Iva, che pare sia molto alta in Italia e naturalmente non mi sfugge che questo è un fatto grave. Solo che io con questa evasione non ho niente ma proprio niente a che fare, non per miei meriti morali o perché io sia un lettore del “Fatto”. Bensì perché nel mio lavoro – che ha per committenti case editrici, giornali, canali televisivi, assessorati alla cultura – io non posso sfuggire di un euro alla mannaia del fisco.
Se non fatturo con tutti i crismi del caso alla Rai – e tanto per fare un esempio – è assolutamente impossibile che dopo tre o quattro mesi io venga pagato. Fatturo, mi assicuro che la fattura gli sia arrivata o non se la siano persa, e a quel punto vengo pagato.
Che cazzo volete da me, signori della fattura elettronica? Razza di bastardi, perché venite a rompermi i coglioni, a rubarmi ore del mio tempo, a rendermi tutto più disperante e più costoso della mia vita e della mia professione e del mio reddito, di cui già approfittate del 50 per cento e passa? Razza di bastardi, che ci voleva a mettere un tempo intermedio tra l’inizio e la necessità della fattura elettronica, in modo che tutti noi ci adeguassimo e imparassimo le maledizioni di questo sistema di fatture e pagamenti affidato alla glaciale idiozia di un server?
Sono stato dal mio (bravissimo) commercialista ieri pomeriggio per fare la fattura numero uno del 2019. Relativa a una prestazione professionale fatta il 30 novembre nei dintorni del comune di Cormons, una località italiana al confine con la Slovenia, e da Roma ci vogliono sei ore per andare e sei ore per tornare. Razza di bastardi, è così che lavora una partita Iva prima di consegnarvi il 50 per cento del frutto della sua fatica e del suo talento.
Nello studio del mio commercialista ci siamo messi in tre per riuscire a fare una fattura, non meno di un’ora di tentativi. Alla fine eravamo esausti. La fattura numero uno del 2019 è stata inviata. Oggi al mio commercialista è arrivata la notifica che il comune di Cormons aveva respinto la fattura perché “errata”. Il mio commercialista e la sua collaboratrice si sono messi a ispezionare il corpo del delitto. Era successo che avevamo fatto un clic prima di un altro, e siccome il computer è un idiota, a lui il tutto appariva fuori dalle regole. Mezz’ora di lavoro e la fattura è stata reinviata. Speriamo bene.
Adesso sto cominciando a preparare la seconda fattura del 2019, quella a Dagospia. A tutta prima il server mi ha respinto o perché non mi conosceva o perché mi conosceva a troppo. Ho chiamato il mio commercialista. Mi ha fornito un altro link. Ho ricominciato. Solo che i dati fiscali di Dagospia che avevo e con i quali ho già fatto tre o quattro fatture al server non bastavano o non piacevano.
Sbagliato, errato, incompleto, la mail non è quella giusta. Passano i minuti e mentre nel mio studio risuonano solo le mie bestemmie. Telefono a Dagospia, che mi fornisca lui i dati che mancano. Ore della vita impiegate a fare in modo che il tuo lavoro sia pagato. Ore della tua vit. a buttateE ancora sono alla fattura numero due.
La fattura numero tre la farò a Mediaset, un’azienda puntualissima nei pagamenti. Ma riuscirò a farla senza che quell’idiota di computer si metta di mezzo? Epperò io ci devo vivere con quei soldi, ho lavorato e faticato per averli. Se non la faccio la fattura elettronica, non mangio. Delinquenti, bastardi, idioti, ladri del nostro tempo e della nostra vita. Altro che la furia dei “gilets gialli”.
GIAMPIERO MUGHINI