VIENI AVANTI, BAFFINO! DIETRO LE IPOTESI DI CANDIDATURA (CONTRO IL PD) DI COLOMBO A MILANO, BRAY A ROMA E BASSOLINO A NAPOLI C’E’ D’ALEMA - L’OBIETTIVO E’ DARE IL PRIMO COLPO A RENZI ALLE AMMINISTRATIVE E POI BUTTARLO GIU’ CON IL REFERENDUM. SOSTITUENDOLO CON DELRIO E ABROGANDO L’ITALICUM -

A lavorare nell’ombra, secondo i fedelissimi di Matteo, ci sarebbero anche Enrico Letta, Romano Prodi, Mario Monti, Giorgio Napolitano. Referenti di un establishment che vuole liberarsi di Renzi. E che punta tutto su un ko del Pd alle amministrative

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Elisa Calessi per “Libero Quotidiano

 

BRAY BASSOLINO COLOMBO BRAY BASSOLINO COLOMBO

«Bisogna unire i puntini: Milano, Roma e Napoli. Il disegno è chiaro: far perdere il Pd alle elezioni amministrative. Così Renzi si sgonfia e poi in autunno, al referendum, gli si dà il colpo definitivo».

 

E dopo? «Dopo il governo cade, Mattarella non scioglie le Camere in nome della stabilità, al suo posto si insedia un esecutivo tecnico o parlamentare, magari guidato per esempio da Delrio, che ha un obiettivo: cambiare l' Italicum». Perché l' obiettivo è quello: evitare che si vada al voto con una legge che, se Renzi vincesse, lo renderebbe fortissimo.

 

d'alema ikarus d'alema ikarus

«Chi non vuole l' Italicum non lo fa perché teme che il Pd al ballottaggio perda col M5S, ma perché non vuole che vinca Renzi». A parlare è un alto dirigente del Partito democratico che viene dai Ds. Mentre infuriano le polemiche attorno alle primarie di Napoli e di Roma, tra ricorsi, video, verdetti contromisure, suggerisce una lettura d' insieme.

 

Che può apparire fantasiosa, non fosse che gli elementi effettivamente convergono.

Nelle ultime 48 ore, infatti, a Milano, a Roma e a Napoli stanno emergendo candidature non solo alternative al Pd, ma particolarmente attrattive per l' elettorato tradizionalmente di sinistra del Pd. Nomi che, se si presentano, rischiano seriamente di far perdere i candidati dem.

 

A Milano, dopo che Francesca Balzani ha fatto sapere di non essere disposta a candidarsi, è tornata in campo l' ipotesi di Gherardo Colombo. Volto di Mani pulite, profilo di integrità, antiberlusconiano purissimo, sarebbe una calamita per una certa sinistra. A Roma si lavora alla carta Bray, l' ex ministro della Cultura del governo Letta, che in questi giorni si è sentito più volte con Ignazio Marino.

napolitano MASSIMO d'alema napolitano MASSIMO d'alema

 

L' ex sindaco sarebbe disposto a fare un ticket con l' ex ministro, portandogli in dote quel pezzo di Pd che gli è rimasto fedele. Si parla di una lista civica aperta a intellettuali, società civile. Anche Pippo Civati si è sentito con Bray. Ma altri pezzi del Pd, quelli che avevano puntato su Roberto Morassut, potrebbe sostenerlo sottobanco, tanto più se Giachetti, come ha promesso, farà liste "pulite" e senza tener conto del Cencelli. Il pressing, insomma è forte.

 

Il candidato di Sel resta, per ora, Stefano Fassina. Ma se Bray rompesse gli indugi, sarebbero pronti a sacrificarlo. A Napoli Antonio Bassolino, dopo che gli è stato rigettato il ricorso, sta ragionando di presentarsi con una lista civica. Dietro a questo piano, si dice, non c' è un burattinaio. Ma tante persone che per motivi diversi hanno lo stesso interesse.

 

emma marcegaglia e massimo d'alema emma marcegaglia e massimo d'alema

Una è Massimo D' Alema. Guarda caso Bray è un suo uomo, lui lo ha lanciato in politica. Come Marino. E tra quelli che spingono Bassolino a candidarsi da solo, c' è l' europarlamentare Massimo Paolucci, altro dalemiano. L' ex premier ogni giorno di più si convince che sia un «dovere» fare la guerra a Renzi.

 

Su questo si è scontrato più volte con Roberto Speranza, rimproverandolo di non essere abbastanza duro con il premier. Il quale, secondo D' Alema, è l' effetto di un errore iniziale: la nascita del Pd. Se si vuole ricostruire qualcosa, bisogna far fuori Renzi.

 

A pensarla così, però, non è solo D' Alema. A Palazzo Chigi si fanno i nomi di Enrico Letta, Romano Prodi, Mario Monti, Giorgio Napolitano. Referenti di «un establishment che vuole liberarsi di Renzi». Le elezioni amministrative sono il tassello decisivo. Il possibile inizio di una discesa che ha il suo traguardo nel referendum costituzionale.

 

ENRICO LETTA E ROMANO PRODI ENRICO LETTA E ROMANO PRODI

Il premier è convinto che andrà bene perché l' abolizione del Senato è popolare. Ma, si ragiona nel Pd, se passa il messaggio: "Volete tenere Renzi o mandarlo a casa?" l' esito non è scontato. La crisi economica, i tanti fronti aperti, dalle banche alle unioni civili, potrebbero pesare. Da qui l' attivismo attorno a candidature spacca-Pd. Puntando sul «richiamo della foresta».

 

C' è uno zoccolo duro, infatti, che sente più vicino a sè Bray che Giachetti, Bassolino che la Valente, Colombo che Sala. Per questo non serve che la minoranza si schieri. Anche perché, facendolo, sarebbe la scissione. Meglio lavorare perché si presentino, ma sostenendo, ufficialmente, il candidato dem. Nella speranza che perda.

 

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