VOGLIONO L'ITALIA ALLINEATA E COPERTA - BELPIETRO: “PER L'UE ESISTONO SOLO DUE VIE. O SALVINI E DI MAIO SI RIMANGIANO TUTTO OPPURE NON RESTA CHE FARLI CADERE. CACCIATI I DUE, IL GOVERNO POTREBBE ESSERE SOSTITUITO CON UN ESECUTIVO TECNICO. QUANTO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO A CUI AFFIDARE L'OPERAZIONE, UNO CE L'ABBIAMO GIÀ. AVETE VISTO QUANTO APPARE NEGLI ULTIMI TEMPI IN TV MARIO MONTI?”

Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

maurizio belpietro con matteo salvini (1)

Che il governo stia facendo di tutto per lasciare sconcertati anche i suoi più accaniti sostenitori è un dato di fatto. Che il ministro dell'Economia dia i numeri e in diretta venga smentito dal ministro dell'Interno non è infatti cosa che si veda tutti i giorni. Per di più in un momento in cui sarebbe necessario che l'esecutivo parlasse con una sola voce, possibilmente chiara.

 

Tuttavia, al netto di errori, anche dovuti all'inesperienza di alcuni esponenti del gabinetto guidato da Giuseppe Conte, c'è da capire che cosa vogliano i molti che oggi non fanno sconti al duplex Salvini-Di Maio. Già, perché se da un lato la maggioranza gialloblù ogni tanto si fa del male da sola, dall' altro c'è chi a questo governo non perdona nulla, neppure la più insignificante gaffe.

DI MAIO CONTE SALVINI

 

A Letta, Renzi, Gentiloni e compagni la stampa e i commentatori consentivano che passasse sotto silenzio ogni cosa, dal Def non bollato dall'Ufficio parlamentare di bilancio al deficit sopra il 2 per cento del Pil. A Salvini e Di Maio, invece, viene addebitato anche quello che non c'è, come per esempio il fallimento dell'Italia. Mentre i pentastellati vengono descritti come una banda poco sana di mente perché vogliono indebitarci di più, per Renzi, che un anno fa proponeva di aumentare il deficit fino al 3 per cento (non per uno ma per cinque anni) nessuno ha chiesto il trattamento sanitario obbligatorio.

 

juncker dombrovskis

Tuttavia, piuttosto che discutere dell'accanimento con cui da più parti viene attaccato il governo Conte, forse è utile capire che cosa vogliano quelli che oggi accerchiano l'esecutivo, dipingendolo come una simpatica accozzaglia di squilibrati, per di più xenofobi e pauperisti. Dove vogliono andare le élite europee che oggi caricano a testa bassa Salvini e Di Maio? Che cosa si prefigge la stampa liberal che da settimane mette alla berlina ogni membro del governo?

 

Quali sviluppi ha in testa la gente che conta in questo Paese, ovvero le alte cariche istituzionali, i banchieri e la grande industria, cioè chi tiene in mano le redini dell' Italia?

Le domande non sono campate per aria e ad esse occorre dare una risposta tenendo conto non soltanto dei fattori economici, che pure pesano, ma anche di quelli politici, che forse pesano di più. Il nostro è il primo Paese, tra quelli che hanno tenuto a battesimo gli Stati Uniti d'Europa, in cui il populismo è al potere, o per lo meno questo è ciò che ritiene la classe dirigente che oggi guida l'Ue.

 

merkel macron

Dunque noi siamo, nostro malgrado, un'incubatrice di un fenomeno politico nuovo, che esiste anche altrove, ma non ha mai raggiunto la stanza dei bottoni. Per l'Europa, per dei poteri forti ormai diventati deboli, e per una categoria di intellettuali che da decenni impone un conformismo culturale che ha marginalizzato e demonizzato ogni altro pensiero, in Italia è cresciuto un virus che rischia di infettare il resto del continente, spazzando via il sistema politico che dal dopoguerra a oggi ha governato nei diversi Paesi dell'Ue.

 

Lasciate perdere che in Francia al potere si alternassero socialisti e gollisti, mentre in Germania se lo spartissero i socialdemocratici e la Cdu con i suoi alleati. Il sistema era stabilizzato, perché lo schema di gioco non prevedeva altre forze che queste. L'Italia, certo, è sempre stata un caso a parte, ma in fondo, prima con la Dc e il Pci e poi con Forza Italia e l'Ulivo, anche lungo lo stivale ci eravamo adeguati alla regola bipolarista, perché comunque anche i nostri bizantini partiti erano riconducibili alle grandi famiglie politiche europee uscite dalla guerra.

 

il palazzo della commissione europea a bruxelles

Oggi no. In Italia e nel resto d'Europa avanzano forze che non hanno nulla a che spartire con socialisti e popolari. Sono diverse sia per classe dirigente che per temi, oltre che per base sociale. E questo spaventa. L'élite che ha forgiato l'Europa, infatti, non sa come affrontare il cambiamento, incapace di cavalcarlo e pure di fermarlo. A Bruxelles, ma in tutte le capitali che contano, non hanno pronta una strategia che possa arginare il malcontento che gonfia le vele dei maledetti populisti e, come ogni sistema che si senta minacciato, fra i suoi vertici si impone la linea della chiusura.

 

Gli attacchi alla manovra, le accuse per lo spread e le minacce di sanzioni rispondono a questa logica. Con i barbari non si tratta, si combatte. Dunque prepariamoci, perché la strategia non prevede mediazioni. O il governo si piega, rivede la manovra, cancella il reddito di cittadinanza, la flat tax e la riforma della riforma Fornero, riconducendo il deficit all'1,6 per cento, o sarà guerra. In pratica per l'Ue e i suoi sostenitori, vale a dire la cosiddetta classe dirigente, esistono solo due vie. O Salvini e Di Maio fanno dietrofront e si rimangiano tutto oppure non resta che farli ballare fino a farli cadere.

 

conte di maio salvini

L'accerchiamento di questi giorni lo dimostra. L'attacco da più fronti, quasi in contemporanea, punta a una retromarcia o a una resa. Anzi, quasi quasi a Bruxelles e alle varie cancellerie, ma anche alla cupola culturale che domina sull' informazione, alla prima preferiscono la seconda ipotesi, perché per i «sovranisti» non sarebbe una sconfitta, ma la fine.

 

Far cadere Salvini e Di Maio avrebbe il vantaggio di far raffreddare gli animi e di ripristinare l' ordine perduto. Cacciati i due, il governo potrebbe essere sostituito con un esecutivo tecnico, tipo quello che ci venne imposto sette anni fa, quando a Palazzo Chigi c' era Berlusconi e il debito era di 400 miliardi più basso rispetto a oggi. La maggioranza potrebbe essere trovata facendo appello alle forze responsabili, cioè ai voltagabbana, come spesso è accaduto nel nostro Paese.

marisela federici mario monti con la moglie elsa antonioli

 

Quanto al presidente del Consiglio a cui affidare l' operazione, uno ce l' abbiamo già sottomano. Avete visto quanto appare negli ultimi tempi in tv Mario Monti? Da dimenticato senza appello, si è trasformato in un ripescato con onore. Giornali e tv lo interpellano con attenzione e molti di voi si saranno chiesti la ragione. Beh, la risposta è semplice: a volte ritornano. Come nei film dell'orrore.

 

 

Ultimi Dagoreport

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…

giorgia meloni daniela santanche matteo salvini renzi

CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER GIORGIA MELONI UN RIMPASTO È INDIGERIBILE, E PER QUESTO, ALMENO PER ORA, LASCERÀ LA "PITONESSA" AL SUO POSTO - LA DUCETTA TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI: SE ZOMPA UN MINISTRO, LEGA E FORZA ITALIA CHIEDERANNO POLTRONE – IL DAGOREPORT DI DICEMBRE CHE RIVELAVA IL PIANO STUDIATO INSIEME A FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, COME DEL RESTO IL "CAPITONE" PER IL CASO "OPEN ARMS", PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? – IL SUSSULTO DI ELLY SCHLEIN: “MELONI PRETENDA LE DIMISSIONI DI SANTANCHÈ”