alessandro zan enrico letta

ZAN ZAN: PER IL SOTTI-LETTA MEGLIO UNA RITIRATA IN SORDINA DI UNA PLATEALE SCONFITTA. ENRICHETTO VOLEVA EVITARE DI PRESENTARSI AGLI ELETTORI REDUCE DALLA BATOSTA IN SENATO SUL DISEGNO DI LEGGE ZAN. LA FIGURACCIA ARRIVERÀ COMUNQUE, MA SARÀ DOPO LE AMMINISTRATIVE. AL MOMENTO C'È UNA SOLA CERTEZZA SUL TESTO: NON SARÀ APPROVATO NELLA VERSIONE CARA AL PD E AI SUOI ALLEATI. TRA I DEM E PERSINO TRA I 5 STELLE MOLTI NON CONDIVIDONO LE PARTI PIÙ CONTROVERSE DEL DDL…

Fausto Carioti per “Libero quotidiano”

 

enrico letta a cernobbio

Meglio una ritirata in sordina di una plateale sconfitta. Enrico Letta voleva evitare di presentarsi agli elettori reduce dalla batosta in Senato sul disegno di legge Zan, e almeno questa gli è riuscita. La figuraccia arriverà comunque, ma sarà dopo le amministrative e le suppletive nel collegio senese, dove lui stesso si candida.

 

Non prima di fine ottobre, insomma, quando al Nazareno sperano che l'impatto con la realtà sia un po' meno doloroso. Il segretario del Pd aveva promesso che il ddl sarebbe stato approvato nella versione già votata alla Camera, gradita allo stesso Alessandro Zan, alla cinofila Monica Cirinnà e agli altri pasdaran: quella che contiene una surreale definizione di «identità di genere» («l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione...»), che obbliga le scuole, incluse quelle cattoliche, a svolgere «iniziative» per indottrinare gli alunni sul concetto dell'identità di genere, e limita la libertà di espressione sancita dalla Costituzione.

ALESSANDRO ZAN - SENZA PAURA

 

CALCOLI DI BOTTEGA

Sono bastate le poche votazioni preliminari fatte prima dell'estate, però, per capire che nell'aula di palazzo Madama la sinistra non ha i numeri per far approvare quel testo. Dentro al Pd e persino tra i Cinque Stelle molti non condividono le parti più controverse del ddl, tanto che Matteo Renzi e gli altri senatori di Italia viva spingono per modificarlo d'intesa col centrodestra. Mal di pancia pronti ad esplodere durante le inevitabili votazioni a scrutinio segreto.

 

enrico letta matteo salvini meeting rimini

Così la proposta, che nelle intenzioni dei democratici e dei grillini avrebbe dovuto diventare legge prima dell'estate, è stata chiusa in un cassetto, con la scusa della pausa estiva. La nuova promessa di Letta era di farla votare ed approvare a settembre, appena ricominciati i lavori parlamentari, sempre nella versione "dura e pura". Ieri, però, i suoi si sono guardati bene dal provarci.

 

Si è svolta la riunione dei capigruppo, ossia dei rappresentanti più importanti dei diversi partiti in Senato, per decidere il calendario delle prossime settimane, e la piddina Simona Malpezzi si è guardata bene dal chiedere di fissare una data per il ritorno in aula del ddl Zan. Lo stesso ha fatto il capogruppo del M5S, Ettore Licheri.

ENRICO LETTA A MONTEPULCIANO

 

A questo punto tutto slitta a dopo le elezioni amministrative, il cui primo turno è previsto il 3 e il 4 ottobre, seguito due settimane dopo dagli eventuali ballottaggi. Quella che per mesi è stata sbandierata come l'emergenza nazionale numero uno, ossia le discriminazioni e i maltrattamenti ai danni degli omosessuali e dei transessuali, cede così il passo ai calcoli di bottega: meglio chiedere prima il voto agli elettori e poi perdere la faccia in parlamento.

 

Perché al momento c'è una sola certezza su quel testo: non sarà approvato nella versione cara al Pd e ai suoi alleati. Se rifiuteranno di modificarla si schianteranno e se vogliono far passare una legge sullo stesso argomento devono scendere a patti col centrodestra, riscriverla e accettare che si torni alla Camera dei deputati per un'ulteriore votazione. Pretese molto ridimensionate e tempi lunghi, insomma.

 

DOPPIA VELOCITÀ

LA CORSA DISPERATA DI ENRICO LETTA A SIENA

Per questo, ieri hanno capito che era il caso di rimandare il momento della verità. Il racconto di Ignazio La Russa, esponente di Fratelli d'Italia e vicepresidente del Senato, è confermato da altri presenti: «Nessuno della maggioranza ha proposto di proseguire nel programma originario, che prevedeva per questa settimana il ddl Zan. Vogliono parlarne dopo le elezioni».

alessandro zan

 

Eppure, come ricorda La Russa, la sinistra aveva fatto portare il provvedimento in aula «prima che fossero conclusi i lavori della commissione e senza relatore, per l'urgenza che avevano. Adesso se ne parla dopo le elezioni. Strane, queste urgenze a doppia velocità». Silenzio anche da Fedez e dalla comitiva degli artisti perennemente indignati: i lavori del Senato, che sino a qualche settimana fa li appassionavano tanto, sembrano non interessarli più. Magari si risveglieranno dopo le elezioni, pure loro.

fedez, alessandro zan giuseppe civati 1fedez, alessandro zan giuseppe civati 2ENRICO LETTAalessandro zan firma il logo di scomodo foto di baccoenrico letta versiliana

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk vincenzo susca

“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA UNA SCELTA DEMOCRATICA” - VINCENZO SUSCA: “WASHINGTON OGGI SEMBRA GOTHAM CITY. È DISTOPICO IL MONDO DELLE ARMI, DEI MURI, DELLA XENOFOBIA, DEL RAZZISMO, DELL’OMOFOBIA DI ‘MAGA’, COME  DISTOPICHE SONO LE RETI DIGITALI NEL SOLCO DI ‘X’ FITTE DI FAKE NEWS, TROLLS, SHITSTORM E HATER ORDITE DALLA TECNOMAGIA NERA DI TRUMP E MUSK - PERSINO MARTE E LO SPAZIO SONO PAESAGGI DA SFRUTTARE NELL’AMBITO DELLA SEMPRE PIÙ PALPABILE CATASTROFE DEL PIANETA TERRA - IL SOGNO AMERICANO È NUDO. SIAMO GIUNTI AL PASSAGGIO DEFINITIVO DALLA POLITICA SPETTACOLO ALLA POLITICIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO. UNO SPETTACOLO IN CUI NON C’È NIENTE DA RIDERE”

ursula von der leyen giorgia meloni donald trump friedrich merz

DAGOREPORT – HAI VOGLIA A FAR PASSARE IL VIAGGIO A WASHINGTON DA TRUMP COME "INFORMALE": GIORGIA MELONI NON PUÒ SPOGLIARSI DEI PANNI ISTITUZIONALI DI PREMIER (INFATTI, VIAGGIA SU AEREO DI STATO) – LA GIORGIA DEI DUE MONDI SOGNA DI DIVENTARE IL PONTE TRA USA E UE, MA URSULA E GLI EUROPOTERI MARCANO LE DISTANZE: LA BENEDIZIONE DI TRUMP (“HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA”) HA FATTO INCAZZARE IL DEEP STATE DI BRUXELLES – IL MESSAGGIO DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, MERZ, A TAJANI: "NON CI ALLEEREMO MAI CON AFD" (I NEONAZISTI CHE STASERA SIEDERANNO ACCANTO ALLA MELONI AD APPLAUDIRE IL TRUMP-BIS), NE' SUI DAZI ACCETTEREMO CHE IL TRUMPONE TRATTI CON I SINGOLI STATI DELL'UNIONE EUROPEA..."

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA MARGHERITA O RIVITALIZZARE LA CORRENTE RIFORMISTA ALL’INTERNO DEL PD? L’IDEA DI FONDARE UN PARTITO CATTO-PROGRESSISTA SEMBRA BOCCIATA - L’OBIETTIVO, CON L’ARRIVO DI RUFFINI E DI GENTILONI, È RIESUMARE L’ANIMA CATTOLICA NEL PARTITO DEMOCRATICO – IL NODO DEL PROGRAMMA, LA RICHIESTA DI PRODI A SCHLEIN E IL RILANCIO DI GENTILONI SULLA SICUREZZA – UN’ALTRA ROGNA PER ELLY: I CATTO-DEM HANNO APERTO AL TERZO MANDATO PER GOVERNATORI E SINDACI…

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)