ANVEDI COME SBANDA NANDO - ALONSO FUORI PISTA, 10 MINUTI DI TERRORE: COLPO DI VENTO, SCHOCK ELETTRICO O MALORE? - LA MCLAREN, BRIATORE E IL MANAGER DEL PILOTA: “NORMALE INCIDENTE”
1. ALONSO SOTTO SHOCK VA FUORI ALL’ULTIMO TEST DIECI MINUTI DI PAURA È GIALLO ALLA CURVA 3
Marco Mensurati per “la Repubblica”
Adesso che la paura è passata, insieme ai detriti color acciaio a bordo pista restano sull’asfalto gelido di Montmelo tre ipotesi sulle cause dell’incidente di Fernando Alonso. La prima è quella di un colpo di vento che ha sporcato la traiettoria della McLaren Honda dello spagnolo. La seconda è quella di una scossa elettrica presa a bordo. La terza è quella di un malore. Al di là della loro plausibilità, la sola esistenza di tre ipotesi per giustificare un incidente di Formula 1 la dice lunga sulla stranezza di quanto avvenuto ieri poco prima di pranzo.
Fernando Alonso stava compiendo il suo 21esimo giro di pista della giornata a bordo della sua McLaren Honda. All’altezza della curva 3 è uscito di strada, ha piegato verso destra a una velocità non altissima, e ha colpito il guard rail con un angolo d’impatto apparentemente non pericolosissimo, tanto che la macchina — a parte il fragile alettone anteriore andato in frantumi — è rimasta sostanzialmente intatta, nonostante a bordo si fosse accesa la spia che segnala il superamento del livello di guardia delle sollecitazioni gravitazionali nel cockpit (15 g).
La situazione è apparsa subito gravissima, visto che Alonso è rimasto immobile a bordo della sua monoposto per almeno dieci minuti ed è stato poi estratto dai soccorritori che avevano disposto dei teli per proteggere le operazioni dagli sguardi indiscreti delle telecamere nel frattempo accorse sul punto dell’incidente.
Dieci interminabili minuti durante i quali il pilota è rimasto in silenzio, un agghiacciante silenzio radio che ha ricordato ai più i terribili momenti che seguirono l’incidente di Felipe Massa in Ungheria nel 2009. I soccorritori, tuttavia, hanno trovato l’ex ferrarista «cosciente e collaborativo » sia pure «in stato confusionale » e «molto agitato». Lo hanno sedato e trasportato in ospedale con l’elicottero. Lì, è stato sottoposto a una tac e a una radiografia. Entrambi gli esami hanno avuto esito negativo. E per quanto il pilota, comunque ricoverato per precauzione, adesso stia bene la sua presenza ai terzi test stagionali (venerdì prossimo sempre a Barcellona) è in dubbio.
Il primo a far notare che c’era qualcosa di strano nella dinamica dell’incidente di Alonso è stato Sebastian Vettel. Il ferrarista al momento dell’uscita di strada dello spagnolo era pochi metri dietro, lo si vede benissimo dalle foto. «Alonso andava piano — dice — ha fatto una manovra strana: è andato a destra verso il muro e lo ha urtato un paio di volte. A quel punto l’ho perso di vista». A rendere ancora più incomprensibile l’accaduto, c’è il fatto che la curva 3 del circuito di Montmelò, circuito di casa per Alonso, non è affatto impegnativa.
«È stato un normale incidente di pista» hanno spiegato all’unisono quelli della McLaren, il padrino sportivo di Alonso Flavio Briatore e il suo manager Garcia Abad. Quest’ultimo ha azzardato anche un’ipotesi sulla causa dell’uscita di pista: «È stata colpa di una raffica di vento». Un’opzione appena più plausibile delle altre due: quella - improbabile del malore (smentita anche dai medici del circuito), e quella — decisamente più suggestiva — dello shock elettrico. Le power unit di queste Formula 1 sprigionano voltaggi altissimi (tanto che i meccanici ci possono operare solamente a batterie scollegate e comunque con i guanti isolanti) e il motore Honda, la matricola di quest’anno, ha avuto tantissimi problemi proprio con i sistemi di recupero di energia.
Per dire, il kers (sistema di recupero di energia dall’impianto frenante) era stato montato in fretta e furia proprio la notte scorsa. Ad aumentare la suggestione, la decisione della McLaren di non fare più uscire, nel pomeriggio, alla ripresa dei test, il secondo pilota Jenson Button, nonostante la macchina fosse intatta.
2. LITI, SPY STORY E I KO DI MARANELLO
Ma.Me. per “la Repubblica”
«Adesso sta dormendo. Deve recuperare. Gli serve riposo, ha preso un colpo alla testa molto forte. Al momento non sappiamo nemmeno se sarà in grado di guidare ai test della prossima settimana ». Parlano a bassa voce, gli uomini dell’ entourage. Perché non vogliono disturbare “Fernando”. Ma soprattutto perché il periodo nero del loro pilota suggerisce un atteggiamento dimesso.
La carriera di Alonso sembra aver imboccato l’autostrada verso l’inferno. Un diabolico gioco di partenze e ritorni, che dal 2007 a oggi ha prodotto solo guai, scandali, liti e - soprattutto - sconfitte. Un rapido inventario delle imprese dello spagnolo dopo i due super mondiali vinti con la Renault di Flavio Briatore lo vede protagonista nelle vicende più incredibili della F1 contemporanea, la spy story ( McLaren- Ferrari), la rissa con Hamilton e Ron Dennis ai tempi della prima militanza in McLaren, il crash gate ( l’incidente fatto apposta da Piquet jr per favorirlo a Singapore nel 2008); e poi l’epopea ferrarista con la notte tragica (sportivamente parlando) di Abu Dhabi 2010, le incomprensioni con Massa e il team cristallizzate nell’imperitura domanda “ma siete scemi (o geni)”?
Una predisposizione al disastro divenuta orami leggendaria nel paddock. Che, essendo un covo di vipere, ormai ha preso a enfatizzare questo aspetto della personalità di Alonso puntando il dito verso una statistica in effetti inquietante: il ragazzo ha fatto licenziare o radiare dalla F1 il cento per cento dei team principal che hanno avuto la fortuna di incrociarlo in carriera: Ron Dennis, Flavio Briatore, Stefano Domenicali, Marco Mattiacci e persino Luca Montezemolo. Una piccola Spoon River personale che autorizza il povero Eric Boulier (il suo attuale capo) a ogni forma di scongiuro.
E però nonostante tutto, mai per Alonso era stata così dura come negli ultimi mesi. Il giorno chiave è venerdì 3 ottobre 2014. Il Circus era a Suzuka quando la Red Bull prese tutti in contro tempo annunciando che Vettel sarebbe andato in Ferrari. Fu allora che Alonso realizzò di essere stato cacciato da Maranello. Cominciò un periodo in cui lo spagnolo faceva finta di avere proposte e progetti, in realtà non aveva la più pallida idea di cosa fare. Voleva andare in Mercedes ma Lauda e Wolff non avevano la minima intenzione di fare la fine degli altri team principal. E così alla fine fu costretto ad accettare l’offerta poco allettante della McLaren versione giapponese. In Inghilterra, lo sapeva, avrebbe trovato un ambiente ostile - dopo quello che aveva fatto nel 2007 - e soprattutto una macchina spinta da un motore “alle prime armi”.
Costretto dalle circostanze ha fatto il classico buon viso: ha cambiato fidanzata, ha ricominciato a sciare, ha archiviato le baggianate del samurai ferrarista e ha cercato di far finta che tutto andasse bene. «Forse non vincerò più un mondiale, ma resterò comunque il miglior pilota della mia generazione». L’impostura è terminata ieri, contro un muro a bordo pista, mentre una macchina rossa sfrecciava via verso l’orizzonte.