IL BELGIO AI MONDIALI DOPO 12 ANNI E’ LA GRANDE RIVINCITA DEL CT MARC WILMOTS, DETTO “IL CINGHIALE” - I DIAVOLI ROSSI DI HAZARD E COURTOIS MINA VAGANTE DEL TORNEO MA PREOCCUPA L’INFORTUNIO A LUKAKU (LA MACUMBA BRASILEIRA COLPISCE ANCORA)

Francesco Persili per ‘Dagospia’

MARC WILMOTSMARC WILMOTS

«Al Brasile quel gol non lo avrebbero mai annullato». Sono passati 12 anni dal suo colpo di testa che avrebbe regalato al Belgio il vantaggio negli ottavi dei mondiali nippo-coreani contro la Selecao. Era gol, ma l’arbitro, solo lui, vide un fallo di ‘Das Kampfschein’, il cinghiale’, su Roque Junior. Il cinghiale, era questo il soprannome da battaglia di Marc Wilmots, che i tifosi dell’Inter ricordano per il gol e il rigore decisivo con la maglia dello Shalke nella finale Uefa del ’97 mentre gli amanti delle statistiche non smettono di celebrarlo come il capocannoniere princeps del Belgio in coppa del Mondo. Basta unire i puntini: Wilmots, Brasile, coppa del Mondo.

MARC WILMOTSMARC WILMOTS

Se 12 anni dopo quel gol annullato i Diavoli Rossi tornano a giocare il mondiale lo devono, in gran parte, alla voglia di rivincita di ‘Willi’, dal 2012 lider maximo del nuovo corso belga. E pensare che avrebbe dovuto essere solo un traghettatore, il ct ha preso una nazionale precipitata al 62esimo posto nel ranking Fifa e l’ha portata, dopo un girone di qualificazione senza macchia, in Brasile.

Se al dirigente della federazione Michael Sablon si deve l’avvio della riforma che ha rivoluzionato il calcio belga, a Wilmots va riconosciuto il merito di aver forgiato la ‘golden generation’, la generazione di fenomeni è diventata squadra. E adesso, dopo aver battuto la Tunisia con gol di Mertens in una amichevole funestata dalla grandine e rovinata dall’infortunio alla caviglia di Lukaku, vola in Brasile con l’etichetta dell’outsider che ispira simpatia. Il sogno è quello di fare meglio della squadra di Scifo e Ceulemans, Grun e Pfaff che nel 1986 si fermò solo in semifinale davanti all’Argentina di Maradona.

MERTENS BANANA MERTENS BANANA

Rispetto a quello di Guy Thys, il Belgio di Wilmots è, di sicuro, più fighetto. Una squadra giovane, cool, multietnica, ma, sulla carta, anche terribilmente solida. Ci sono i figli degli immigrati,  Kompany (padre congolese), Witsel (padre originario della Martinica) Lukaku (il padre è stato calciatore dello Zaire) ad irrobustire la spina dorsale di una squadra che schiera anche le eccellenze del calcio europeo, Courtois e Hazard. Troppa grazia, se pensiamo che il fratello di Eden, Thorgan Hazard, miglior calciatore del campionato belga, è rimasto a casa. Con questi presupposti, si capisce, sono gli altri a doversi preoccupare. Specie se gli avversari del girone si chiamano Russia, Algeria e Corea del Sud.

«Il mio obiettivo è dare una mano per ritrovare l'unità nel paese, che è ancora politicamente diviso tra nord e sud, tra chi parla una lingua e chi ne parla un'altra. Lo sport è un veicolo importante nella ricerca dell'unità nazionale». Parlava così da candidato del movimento riformista francofono Wilmots che dopo l’esperienza da senatore ha portato avanti anche sul campo la sua idea, bella e romantica, di calcio come elemento unificante di un Paese diviso.

ROMELU LUKAKUROMELU LUKAKU

Tanto più che le ultime elezioni hanno accentuato le contrapposizione tra le due anime  - in quella fiamminga hanno trionfato gli indipendentisti, in quella francofona, i socialisti - e portato alle dimissioni del primo ministro Di Rupo. Ma in nazionale prevale la dottrina Wilmots: gioco di squadra, disciplina, spirito di gruppo. Il collettivo, prima di tutto. Per questo il ct ha preferito l’attaccante del Lille Origi al capocannoniere del campionato belga Batshuayi, ancora troppo egoista e con un carattere eccessivamente infiammabile dentro e fuori dal campo. Nessun individualismo, nessun privilegio. Anche se ti chiami Hazard, distratto dalle voci di mercato col Psg disposto ad offrire al Chelsea 75 mln di euro e richiamato all’ordine da Wilmots.

NAINGGOLAN CON LA MOGLIE NAINGGOLAN CON LA MOGLIE

Ragazzo, da ora in poi contano solo i mondiali. Per tutto il resto c’è il tuo procuratore. Il collettivo, torniamo sempre lì. Non esistono lingue diverse ma una sola musica. "Ta fête", la colonna sonora della spedizione griffata Stromae che con Saule (Dusty Men) e i dEUS rappresenta la new wave musicale di un Paese che oggi fa della contaminazione e della vivacità culturale il suo stile con cui presentarsi al mondo.

Un Belgio orgoglioso di se stesso che ha fatto i conti con la sua storia di immigrazione e di sofferta integrazione, basta vedere il film di Coninx, ‘Marina’, con la tragedia di Marcinelle a rappresentare un momento di svolta per iniziare a liberarsi dai sentimenti anti-italiani e la melodia di Rocco Granata a demolire stereotipi, barriere, pregiudizi. Vecchie e nuove migrazioni. Prendi la storia di Januzaj, il baby fenomeno di origini kosovare in forza al Manchester United conteso da sei federazioni, che ha scelto di giocare col Belgio perché è qui che suo padre si era rifugiato per sfuggire alla guerra nei Balcani.

in an optical illusion frances mathieu valbuena makes a pass in front of marouane fellaini of belgium in an optical illusion frances mathieu valbuena makes a pass in front of marouane fellaini of belgium

Nel melting pot belga anche Fellaini, originario del Marocco e Dembelè (Mali). Ci sarebbe anche Nainggolan, il cui cognome risente delle origini indonesiane del padre, ma il Ninja non è stato convocato da Wilmots. Il 4-2-3-1 scelto dal tecnico belga presenta diverse incognite legate al centrale da schierare accanto a Kompany, alla coppia di terzini tutt’altro che irresistibile, Alderweireld e Vertonghen, all’estro di Fellaini (disastroso col Manchester United) e alle condizioni di Lukaku, infortunatosi contro la Tunisia. «Ha dolore ma non dovrebbe trattarsi di nulla di grave», assicura il ct belga che, nonostante le ultime scialbe prestazioni, rinnova la fiducia ad Hazard e non si pone limiti. L’obiettivo minimo è quello di  superare il turno, il sogno, neanche a dirlo, è riuscire a vendicare quel gol annullato 12 anni fa.  

Anche se il tabellone non aiuta i ‘Diavoli rossi’ che dagli ottavi in poi potrebbero ritrovarsi sulla loro strada la Germania (o il Portogallo) e l’Argentina. Per rovinare la festa al Brasile non basta essere cool, ci vorrebbe un Belgio a immagine e somiglianza del suo ct. Una squadra di 11 cinghiali da combattimento. E non è detto neanche che bastino…

 

 

 

 

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