CALCIO MARCIO - BEHA: “LA BOMBA CARTA DI TORINO, IL PUGNO DI DENIS E LA RISSA TRA MAMME AL CAMPETTO SONO EPISODI FIGLI DELLA STESSA INCULTURA SPORTIVA - IL MODELLO THATCHER? UNA SPECIE DI MORMORIO, NESSUNO HA LE IDEE CHIARE"
Oliviero Beha per il “Fatto Quotidiano”
Questa volta la “faccenda che nulla ha a che vedere con lo sport” si è guadagnata i titoli di prima pagina, insieme ai risultati del campo: e grazie, la lapidazione del pullman juventino in arrivo (per fortuna con i doppi vetri: a quando il passaggio direttamente al cellulare – ma della polizia – sempre a strisce rigorosamente bianconere?) e la bomba carta esplosa con feriti in una curva dell’Olimpico di Torino frequentata dai tifosi torinisti valgono bene l’evidenza mediatica.
Adesso si indaga sugli autori dell’ordigno: sono stati gli stessi maldestri ultras del Torino a farsela scoppiare da sé, o i “colleghi” juventini? L’interrogativo è certo fondamentale per gli inquirenti, ma a dircela tutta a noi che ce ne cale? Che ci cambia nel paesaggio dei nostri simpatici hooligans alla bagna cauda?
BOMBA CARTA NELLA CURVA DEL TORO
E che cosa c’è di nuovo che possa accrescere la nostra conoscenza del “fenomeno”e magari suggerire dei rimedi, che non siano gli strepiti del passato remoto verbale del Coni, Malagò, o di coloro che si svegliano al tramonto, ossia praticamente tutti? Come si fa a far entrare una bomba carta allo stadio?, ci si domanda pensosamente sui giornali.
Anni fa, dall’anello superiore del Meazza lanciarono lo scheletro di un motorino. Dunque è più facile con un motorino o con una bomba carta...? Il buon Tavecchio dal pulpito della Figc chiama tutto ciò “eversivo”: vero, lo è, ma nei confronti di chi, del potere, della logistica, del cosiddetto “calcio buono” che è rovinato dai violenti?
E secondo voi c’è una vaga parentela tra ciò che è successo al derby di Torino domenica e una piccola non-notizia di sabato, a Roma, in un centro sportivo, dove giocavano i “pulcini” e due chiocce di 44 e 40 anni hanno ingaggiato una rissa furibonda sugli spaltini, con tanto di polizia, 118 e ricovero in ospedale?
GERMAN DENIS E LORENZO TONELLI
E se il poliziotto di turno scandalizzatissimo e stufo dice al cronista che “cose del genere succedono ogni fine settimana”, tra genitori, arbitri, giocatori e compagnia cantante, a un livello sempre più basso e barbaro, la cosa ci riguarda più, meno o come il teppismo di Torino?
E tutto ciò ha vagamente a che fare con l’atalantino Denis che picchia l’empolese Tonelli a partita finita, negli spogliatoi di Bergamo? Daspo per Denis, daspo per i dirigenti che lo difendono (“è stato provocato”), daspo per tutti? E non mi direte mica che è lo stesso Denis ripetutamente colto dalle telecamere ad abbracciare i suoi pargoli dopo un gol?
Denis, daspo, pargoli, botte, indignazione vera o presunta e questo allarme sempre ritardato, con richiamo della politica per cui si pensa che dopo generazioni di sterminata barbarie sportiva inculturale si sveglia un Renzi e ipotizza un ministero dello Sport, naturalmente perfetto per la capra (espiatoria) Idem – che non vuole dire nel caso la stessa cosa bensì Josefa...
Parafrasando indegnamente un Pasolini d’antan, è “normale” ciò che è successo al derby della Mole, è “logico” che si scazzottino ovunque dopo grandi simulazioni sul terreno di gioco, è “consueto” che i genitori si battano per le “creature” dal momento che da un lato i figli “so’ pezzi ‘e core” e dall’altro li hanno partoriti perché diventino dei Totti, tutti, altrimenti che li hanno messi al mondo a fare?
La temperie che ci è capitata è questa roba qui, con questo calcio e non un altro, e la diffusa ignoranza ha permesso al mostro di crescere e di coinvolgere sempre più umanità, o facente funzione.
Pare proprio che invocare “le misure della Thatcher” sia un flatus vocis, una specie di mormorio, e che in giro non ci sia nessuno con le idee davvero chiare e consapevoli sul da farsi: anche perché rimettere in sesto questo Mondo Rotondolatrico prevede due velocità, il tamponamento dell’emergenza e un’idea anche culturale sullo sport e il calcio per il futuro.
E mentre sulla prima persino Alfano può mettere becco, sulla seconda l’insipienza è sovrana. Il tutto si accompagna al virus dell’aggressività, della rabbia e del disfacimento anche nei club che vanno per la maggiore: che succede alla Roma, dopo un anno e mezzo di meritorie vacche grasse?
Come ha potuto ridursi così? Chi è stato? E del Milan forse cinese, forse thailandese, certo molto arcoriano, con l’autunno/inverno del patriarca in tuta, chi se ne è occupato per farne strame in questo modo? Roma e Milan in stato confusionale, Inter di rincalzo, Fiorentina col mal di mare che sta rigettando tutto quello di cui si è nutrita finora...
Un calcio che traballa sulla plancia esattamente come si sfarina nella sua ondivaga realtà sociale mai veramente compresa e sposata nel senso migliore, sempre e soltanto fenomeno da baraccone per un tifo di risulta. Rischio di essere frainteso se giustappongo questi anni in cui lo sport italiano è precipitato, nelle scuole come nella pratica sperperando montagne di denaro, al germogliare ininterrotto di club di fanatici a Montecitorio, tra sciarpe e canzonacce, in un crescendo di passione quella sì davvero “politica”...?
Insomma, si mettano dentro i balilla e gli artificieri dell’Olimpico di Torino, ma un occhio anche a chi è colpevole di una degenerazione complessiva (“a sua insaputa”?) che grida vendetta. www.olivierobeha.it