CALCIOPOLI NON FINISCE MAI - L’EX PRESIDENTE DEL BOLOGNA GAZZONI: “MOGGI NON E' MAI USCITO DAL CALCIO MA ORA PAGHERA’. MI HA ROVINATO - DELLA VALLE DAVA LEZIONI DI ETICA MA PER SALVARSI SI È INCHINATO A MOGGI E AI SUOI METODI''
Paolo Ziliani per “Il Fatto Quotidiano”
Quando soffierà sulle 80 candeline della sua torta di compleanno, il 15 ottobre, il regalo più atteso non ci sarà ancora: ma lui, l’ex presidente del Bologna ai tempi di Calciopoli, Giuseppe Gazzoni Frascara, è sicuro che arriverà:
“Dopo la sentenza della Cassazione che ha ribaltato la sentenza d’Appello riconoscendo il diritto al risarcimento dei danneggiati di Calciopoli – spiega – sono ottimista. Sono passati 9 anni dall’esplosione dello scandalo e molti di più dall’inizio delle malefatte di Moggi, ma non sono passati invano: l’insabbiamento non ci sarà.
Poiché le prescrizioni non cancellano il reato, le parti civili hanno diritto al risarcimento in funzione del danno subito per il reato stesso. E così a settembre ricomincia la mia battaglia”. Settantanove anni portati benissimo, il Cavaliere del Lavoro Gazzoni Frascara, ex mr. Idrolitina (e Pasticca del Re Sole, e Officine Rizzoli) e presidente del Bologna Calcio dal 1993 al 2005, i misfatti di Calciopoli non li ha ancora dimenticati: “Lo sputtanamento che ho subito è stato globale.
Il fallimento della Victoria 2000, la società a quei tempi unica azionista del Bologna, un bagno di sangue da 25 milioni; una condanna per bancarotta dalla quale, dopo 5 anni, sono stato assolto; le umiliazioni a ogni livello; quello che ho subito, sul piano patrimoniale, personale e morale, è stato un massacro”.
Chi sarà chiamato a risarcirla?
Tutti i condannati di Calciopoli. Moggi, Giraudo e la Juventus, Mazzini, ma anche i Della Valle e la Fiorentina, Lotito e la Lazio, Foti, Racalbuto e De Santis per le partite Fiorentina- Bologna e Lecce-Parma. Con me, come parti civili, ci saranno il Bologna 1907, il Brescia e l’Atalanta.
La gente però fatica a capire. La Juventus ha chiesto alla Figc un risarcimento di 444 milioni per i danni a suo dire patiti per Calciopoli.
Detto che quella è materia del Tar, è paradossale: il club che aveva Giraudo ad, condannato, e Moggi dg, condannato, e cioè i responsabili della manomissione dei campionati, che chiede i danni. Moggi e Giraudo avevano il controllo su tutto.
Ad esempio?
Controllavano i giocatori con la Gea e gli arbitri con Calciopoli. Per non parlare di giornalisti e addetti ai lavori. Io avevo un giocatore, Meghni, considerato una vera promessa, lo chiamavano il piccolo Zidane.
Ebbene, non immagina cosa fece il figlio di Moggi per cercare di portarlo alla Gea. Che addirittura affiliava gli allenatori. Quando contattai Guidolin, lui mi disse che dovevo trattare con la Gea, che lo assisteva. Con la Gea? Ma io caro Guidolin tratto con lei, che guadagna fior di milioni e può benissimo cavarsela da solo.
Non si sarà fatto degli amici, a casa Moggi.
Un giorno in Lega sono seduto accanto a Giraudo. ‘Lo sai?, gli dico, Bologna ama il calcio- spettacolo, sto pensando di ingaggiare Zeman’. Lui mi fissa e mi dice: ‘Perché?’
In quelle sei lettere, non detto, c’era un lungo discorso: Zeman era un nemico e che non era il caso che io dessi seguito alle mie intenzioni. Non ci faccio una bella figura, ma la verità è che preferii soprassedere. Pensai: perché mettermi contro un club importante come la Juventus? Ne avrei avuto soltanto danni.
Ribellarsi a quello stato di cose era così difficile?
Qualcosa si sarebbe potuto fare. C’era Della Valle, per esempio, che a parole diceva di voler cambiare i vertici della Lega: in realtà gli interessava solo avere più soldi dai diritti televisivi. Guarda che possiamo ottenerli, gli dicevo: perché televisivamente parlando vale più un Bologna- Juventus che uno Juventus- Bologna.
Se ci consorziamo, noi club medi e club piccoli, diventiamo una forza: immagina una tv che non può mostrare 12-13 partite in trasferta di Juve, Inter e Milan! Tutti d’accordo, all’inizio: poi ecco il Livorno che si sfila perché la Juve gli dà in prestito Mutu, e figurarsi Siena, Messina e Reggina, a tutti gli effetti club satelliti della galassia Moggi.
E Della Valle?
Della Valle ha finito col fare quel che la Cassazione, nella sua sentenza, ha detto chiaramente: lui che in tv pontificava sul bene e sul male e dava lezioni di etica, lui così elegantemente ‘di sinistra’ alla fine si è inchinato a Moggi e ai suoi metodi e così il Bologna è finito in Serie B e la Fiorentina si è salvata grazie al capolavoro di Lecce-Parma 3-3, arbitro De Santis, la partita che Zeman alla fine si rifiutò di guardare dalla panchina.
Della Valle, cui la Cassazione ha ricordato che aveva l’obbligo di denunciare i soprusi di Moggi a un pubblico ufficiale, mi ha querelato per diffamazione. Poi la querela l’ha ritirata. E un altro che mi ha querelato è stato Carraro. La prima causa l’ha persa, la seconda, lui pure, l’ha ritirata.
Secondo lei, Moggi è davvero uscito dal mondo del calcio?
Perchè? È scomparso forse il telefonino? Moggi non è mai uscito dal mondo del calcio perché lui faceva e fa tutto col telefonino, non c’è mai stato bisogno della sua presenza fisica, diretta. Moggi è un grande intenditore di calcio: e la Juventus che assemblava a quei tempi era una squadra favolosa. Ma lui aveva un problema, la bulimia del potere, e aveva bisogno di controllare tutto, ma proprio tutto.
Quando mi chiedono come fosse strutturata la piovra di Calciopoli, dico sempre che la testa erano lui e Giraudo, i tentacoli i dirigenti di quasi tutti i club (si fa prima a dire chi non c’era: Moratti, Berlusconi, Cellino, il sottoscritto) e poi gli arbitri e i giornalisti. A proposito: Moggi non solo non è scomparso dal calcio, ma è ricomparso come giornalista. Scrive per Libero , se non sbaglio.
Prima ha parlato di Lecce-Parma 3-3. Perché i colpi inferti al Bologna arrivavano da vicino ma anche da lontano.
Pier luigi Pairetto da corriere it
Lecce-Parma fu l’ultima partita del campionato 2004-2005; ma le raccomando Chievo-Fiorentina 1-2 (arbitro Dondarini, ndr) giocata un paio di domeniche prima; e poi Siena-Milan 2-1 col clamoroso gol annullato a Shevchenko: se il Siena avesse pareggiato e non vinto, il Bologna si sarebbe salvato (il Bologna andò in B piazzandosi terzultimo a pari punti con la Fiorentina e a meno 1 dal Siena, ndr).
E del Bologna-Juventus 0-1 con Cannavaro e Thuram che si sgambettano tra loro e Pieri che fischia fallo contro il Bologna e ferma Cipriani lanciato verso il gol, cosa ricorda?
Ricordo che ci presentammo senza la difesa titolare perché la domenica prima De Santis, in Fiorentina-Bologna, aveva ammonito e fatto squalificare tre nostri difensori. Poi arrivò la Juventus e con lei Pieri: che ne fece di tutti i colori e a tre minuti dalla fine s’inventò una punizione dal limite per un fallo che Ibrahimovic aveva commesso, non subìto. Nedved fece gol, perdemmo 1-0. Lapo Elkann, seduto accanto a me, si scusò e mi disse che si vergognava. E alla fine, dopo tutto questo stillicidio, per un punto il Bologna andò in B e quel punto in meno per me fu la rovina. Persi tutto.
Come visse la città i giorni di Calciopoli?
Guardi, sono stato presidente del Bologna per 12 anni e quando entravo in un bar o passeggiavo per la città, dire che fossi tempestato da sorrisi e pacche sulle spalle sarebbe una bugia. Ma da quando il pentolone di Calciopoli è stato scoperchiato, e la gente ha capito, a Bologna sono diventato una specie di eroe. Non c’è barista che non mi offra il caffè, non c’è vigile che non mi stringa la mano, non c’è persona che incontrandomi non mi sorrida e non mi incoraggi.
A settembre, Giuseppe Gazzoni Frascara andrà a Napoli per la causa civile di risarcimento. È rimasto la persona signorile e un po’ snob che tutti ricordano e oggi, esagerando, dice a tutti che è diventato povero.
AMBASCIATORE USA DAVID THORNE GIUSEPPE GAZZONI FRASCARA
Niente più aereo privato, niente più elicottero (“Era puro esibizionismo”, assicura), a Milano va in Frecciarossa pagando 50 euro e dice che è bello così, la dimensione della vita è questa. Ma anche se le primavere sono tante, un ultimo desiderio da esaudire ce l’avrebbe: e cioè, che Moggi e i lestofanti di Calciopoli lo risarcissero. Di tasca loro. Per un senso di giustizia. Mica per altro.