COME SI DICE “BIDONE” IN INGLESE? DOPO AVER DIMOSTRATO LA SUA INCONSISTENZA, BALOTELLI FINISCE IN TRIBUNA ANCHE AL LIVERPOOL - E’ LA FINE DI UN EQUIVOCO SU UN CALCIATORE NORMALE SPACCIATO PER CAMPIONE - ORA MINO RAIOLA DOVE LO PARCHEGGIA?
Alessandro Pasini per il “Corriere della Sera”
Mario Balotelli ha lasciato finalmente la panchina: ora sta in tribuna. Da lì ieri ha visto il Liverpool pareggiare 2-2 in casa contro il Leicester ultimo in classifica. Clamoroso? No, soltanto il coerente approdo di un’involuzione a suo modo spettacolare: l’ultima partita da titolare risale all’1 novembre 2014 a Newcastle; poi 79’ con il Chelsea, 45’ con il Manchester United e 7’ nell’ultima del 2014 con lo Swansea. In totale, dal ritorno in Premier League, ha giocato 8 partite su 20 (5 da titolare), 737 minuti e zero gol. L’unico l’ha segnato in Coppa di Lega allo Swansea il 28 ottobre. Poi stop.
Segnatevi questi numeri, perché è lì che bisogna frugare per capire. Non nelle solite notizie extracampo che a fine 2014, come sempre, hanno distolto l’attenzione dal resto: un post su Instagram giudicato razzista, 32 mila euro di multa, il consiglio di seguire un programma rieducativo. Ma oltre creste, Twitter e Ferrari (ci importano davvero?) le questioni sono altre. Tecniche. Decisive. Ha ancora gamba? Qual è infine il suo vero ruolo? Perché non è continuo? Si allena bene? Ha il carattere del campione?
Ogni giorno che passa, l’impressione è di avere considerato fuoriclasse un calciatore normale, dal fisico eccezionale e capace di grandi giocate, ma con pesanti lacune tattiche e caratteriali. Niente di irrimediabile, tanti giocatori le hanno, lo sanno e ci lavorano sopra. Mario, a quanto pare, no.
Eppure non sembrava uno qualunque quando, magnifico talento, danzava libero, fiero e decisivo nell’Inter di Mancini e, per il primo anno, di Mourinho. Poi però tutto è cambiato e allenatori diversi per culture calcistiche si sono trovati uniti nella bocciatura. Perché una volta c’erano le imprese distillate sul campo a bilanciare le fesserie fuori campo e salvare l’idea di un futuro possibile. Ora neanche più quelle. «Se sfruttasse il potenziale sarebbe da primi 5 del mondo». Quante volte l’abbiamo sentita? Mario campione ipotetico dell’irrealtà, mentre alla sua età Messi e Cristiano Ronaldo (suoi dichiarati punti di riferimento) avevano già vinto il Pallone d’oro.
In Italia lo sapevamo. In Inghilterra lo hanno appena capito. Tutti scaricano Mario e finire abbandonato pure nel club del «non camminerete mai soli» è un’impresa. Persino Brendan Rodgers, uno bravo, è finito nel pallone. E i critici affondano il coltello: come poteva pensare lui di cambiare Mario se avevano fallito Mancini e Mourinho? È lo stesso pensiero di Antonio Conte, che in azzurro ha bocciato il Nostro in due secondi, così: «Grandi tecnici prima di me hanno provato a educarlo: io non sono più bravo di loro e non ho tempo».
l'incendio a casa di mario balotelli 2
E a Balotelli quanto tempo è rimasto? «Liverpool è la sua ultima chance», ammise in estate il suo procuratore Mino Raiola. Così ora si parla di Italia o addirittura dell’Olympiacos in Grecia (diversi giocatori di Raiola giocano là). Si chiama normalizzazione. Ma tra Inter, Napoli, Fiorentina e Sampdoria, ammesso di superare l’ostacolo dei 6 milioni di stipendio annui, chi se lo prenderà passerà più per pazzo che per furbo.
Balotelli solo, in un sentiero buio, già diretto, a soli 24 anni, verso un calcio periferico dove provare a riorganizzare una difficile risalita: questo gli toccherà nel 2015? Lui per gli auguri ha twittato: «Guardiamo avanti. Lasciamo stare le cose inutili e teniamo solo quelle importanti». A capire quali sono.