DIMMI CHE ECONOMIA HAI, TI DIRÒ CHE MONDIALE FAI - I TEDESCHI DOMINANO MENTRE I PAESI AI MARGINI DELL’EURO (SPAGNA E ITALIA) FANNO FLOP: MA L’ARGENTINA A RISCHIO DEFAULT DIMOSTRA CHE PER ARRIVARE IN FONDO NON SERVE IL RIGORE NEI CONTI, BASTA MESSI
Marcello Zacché per "il Giornale"
L' Argentina si aggiudicherebbe il titolo mondiale, in Brasile, se la gara fosse quella della montagna più alta, con i 6.960 metri dell'Aconcagua. E pure quello dei divoratori di carne, con 570 calorie pro capite al giorno. L'Olanda invece farebbe sua la Coppa dei bevitori di latte, con mezzo litro al dì per abitante. Al Brasile il trofeo delle donne single: sono il 44,6% delle signore tra i 44 e i 49 anni.
Sono solo alcuni dei risultati ottenuti dal Wall Street Journal applicando con rigore al tabellone della Coppa del Mondo, fin dagli 8 gironi, le statistiche dei 32 Paesi partecipanti su 105 diverse categorie economiche, sociali, politiche. Si ottengono, quindi, 105 tabelloni e altrettanti vincitori. Ebbene, delle quattro semifinaliste reali solo la Germania non vincerebbe mai. In compenso arriverebbe tra le quattro migliori quasi sempre.
Un po' come nella realtà, in fin dei conti. L'unica simulazione che dà nelle semifinali ben tre delle quattro nazionali che ci sono arrivate è quella dei risultati nelle precedenti Coppe del Mondo. Guarda caso. Dove manca solo l'Olanda perché a Brasile, Germania e Argentina si aggiunge, ça va sans dire, l'Italia.
Ma quelli che più di ogni altro, ogni quattro anni, non si danno pace pur di spiegare l'andamento dei mondiali sulla base di elementi non sportivi, sono senz'altro economisti e banche d'affari. Con risultati che lasciano sempre un po' a desiderare, perché il calcio ha le sue gerarchie, le sue nobiltà che raramente seguono logiche economiche. O almeno, non le seguono fino in fondo. Il calcio metafora del benessere di un Paese, della sua economia, è una realtà vera solo a metà. Quando va bene.
Così oggi si sfidano Brasile e Germania; Argentina e Olanda. Il Brasile (dati Fmi) è la settima economia mondiale, con 2.250 miliardi di dollari di Pil; ma è solo 79esima, con 11.750 dollari, per il Pil pro capite. Delle economie emergenti e dei Brics in particolare, i grandi Paesi in crescita con Russia, India, Cina e SudAfrica, è in effetti il leader.
La Russia era ed è economicamente rimasta dietro e Capello non ha fatto la differenza; troppo povero l'intero movimento africano; mentre Cina ed India, con i loro Pil che crescono del 7% l'anno, meritano un discorso a parte: calcisticamente inesistenti, nonostante la potenzialità di un miliardo a testa di possibili calciatori, non si prevede facciano parlare di sé in una coppa per almeno altri vent'anni.
Così si può dire della Germania, quarta economia mondiale con 3.430 miliardi di dollari di Pil, 17esima al mondo per il pro-capite (38.600 dollari), senza dubbio il campione europeo. L'approdo in semifinale, la quarta consecutiva ai mondiali, è anche l'affermazione del Paese che impone le sue regole ai partner continentali e in particolare ai Piigs, non a caso fatti fuori ben presto dalla Coppa: Portogallo, Spagna e Italia, le tre nazioni ai margini del'euro, nonché calcisticamente ambiziose e titolate, non sono neanche arrivate agli ottavi; l'Irlanda nemmeno in Brasile; la Grecia ha superato il girone con un po' di buona sorte, poi è tornata a casa.
L'altra semifinale, invece, è un po' meno metafora: l'Argentina, 26esima nazione al mondo con un prodotto interno lordo che non arriva al mezzo miliardo di dollari, è sull'orlo del default finanziario. I suoi stessi fondamentali, se ricalcolati al tasso di cambio attuale, si ridurrebbero assai. Dopodiché c'è Lionel Messi e c'è poco altro da dire: poco importa se lo Stato non ha i soldi per rimborsare il debito pubblico.
E l'Olanda? Un Paese piccolo, con un Pil (770 miliardi di dollari, 18esimo al Mondo) in recessione, tornato nel 2013 al livello del 2007, che ne fa una delle economie europee più deboli, alle prese con una seria crisi di debito privato e una pericolosa bolla immobiliare. Eppure gli Orange sono ancora lì, come quattro anni fa. Più avanti di chi starebbe assai meglio, come Francia o Inghilterra.
Che il calcio possa fare storia a sé lo dimostra il caso Usa, 16,2 miliardi di dollari di Pil, 51.700 procapite: se dovesse esistere una correlazione tra calcio e la prima economia mondiale non potrebbero certo bastare sempre i miseri ottavi di finale. Ma tant'è. Per andare in fondo a un mondiale ci vuole altro.